Speriamo che il referendum dei radicali a Roma passi e che qualcosa cambi, anche se, finchè a Roma ci sono i grillini (votati in massa dai dipendenti ATAC) credo che non possa accadere nulla in merito.OK:Se non altro questa sacrosanta iniziativa potrà servire a portare in piena luce la relazione di clientela tra ATAC e 5 Stelle. E forse i loro sprovveduti elettori, romani e non, si faranno allora qualche domanda.

A Roma ci sarà un referendum su ATAC.I Radicali sono riusciti a raccogliere abbastanza firme per fare un referendum consultivo sulla liberalizzazione del trasporto pubblico.

Referendum atac

Bravi questa volta i radicali, davvero bravi! C’è chi è capace di criticare la politica solo sbraitando sui social, c’è chi si riempie la bocca di democrazia diretta, ma poi in pratica non fa nulla per darvi e poi ci sono loro perché mettono in atto una iniziativa per dare concretamente in mano ai cittadini la responsabilità di una scelta complessa. Bravi! ma allo stesso tempo sono intrappolato nel dubbio: dare ai cittadini la responsabilità di una scelta complessa in questa epoca storica è cosa buona o no? La mia coscienza politica grida di sì, poi però penso a quanti saranno in grado di capire la complessità della cosa senza cadere vittima di becere propagandistiche semplificazioni (che in questo caso saranno prevedibilmente “si” = “privatizzare” = “male”).

Tra i firmatari del referendum ci sono stati il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e diversi esponenti del PD, come l’ex candidato sindaco di Roma Roberto Giachetti, il sottosegretario Sandro Gozi e il senatore Pietro Ichino, oltre a professori di Economia come Francesco Giavazzi.

Tra i firmatari c’è anche Billy Pilgrim, for what it’s worth.

Da liberista ammetto di avere un bias in favore della gestione privata. Ma il problema, come giustamente sottolineato dai radicali, qui non è nella dicotomia pubblico-privato, dal momento che un privato in un mercato monopolista con insormontabili barriere all’entrata non potrà mai garantire una gestione efficiente. Il problema nel caso di ATAC – e del referendum truffa del 2011 – è l’assenza di concorrenza. Il servizio di trasporto pubblico deve essere messo a bando, in modo da ricreare delle condizioni che si avvicinino il più possibile a quelle della concorrenza perfetta, sebbene tale situazione non potrà mai verificarsi del tutto. Se il comune affidasse il servizio tramite una gara d’appalto, allora la dicotomia pubblico privato cessa di avere senso. Si può avere una gestione efficiente sia con un’azienda pubblica che con un’azienda privata; non è la proprietà ad essere dirimente, ma le regole del gioco.

Sono molto contento che il referendum si terrà, ma non mi faccio false speranze. Se anche il comune dovesse decidere di indire una gara d’appalto, molto probabilmente imporrebbe all’azienda aggiudicataria di mantenere gli attuali livelli occupazionali e di non licenziare alcun dipendente. Questo non porterà a nulla di buono, visto che uno dei mali di ATAC è proprio l’incidenza del costo del personale sul totale dei costi operativi.

Certo, poi, non possiamo aspettarci che sia Raggi a dare inizio alla rivoluzione, visto che ha fatto man bassa di voti proprio corteggiando i dipendenti ATAC.

MA:Basterebbe che il personale in organico lavorasse come avviene in qualsiasi azienda decente per far fare al servizio un salto di qualità epocale. Poi certo, si potrebbe tagliare e riorganizzare, ma non mi faccio inutili illusioni. Per ora mi accontenterei di vedere tassi di assenteismo in linea col settore e un numero di ore veramente lavorate a livelli di minima decenza.

Secondo i Radicali l’unico modo di risolvere la situazione del trasporto pubblico a Roma è cambiare radicalmente il modo in cui funziona“.

L’iniziativa è apprezzabile, tuttavia temo che, stando così le cose, qualsiasi società che legge e approfondisce le condizioni in cui dovrà operare, e le pesantissime ingerenze politiche e sindacali, si ritirerà immediatamente da questa gara, alla quale alla fine parteciperà solo ATAC. Il problema non è solo mettere a gara i servizio, il problema è anche stabilire condizioni europee di servizio: e costa, costa tantissimo in una città come Roma.Milano era nelle stesse condizioni di Roma, poi le cose sono state messe a posto. Ovvio che se il Sindaco è il primo a lisciare il pelo ai mini sindacati, a ridurre le già poche ore di vero lavoro o a ritenere la timbratura un’offesa alla dignità del lavoratore, c’è poco da fare.

Bisognerebbe andare alla radice del problema di ATAC (come delle altre municipalizzate disastrate di Roma e di molti altri comuni): il referendum del 2011.
Quel referendum, lungi dall’essere “un referendum sull’acqua pubblica”, oppure un referendum “contro l’aumento delle bollette dell’acqua”, fu invece (il primo quesito) un referendum per impedire la messa a gara della gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, lasciando quindi ogni potere in merito a tali servizi ai Sindaci.
Questa scelta scellerata (e disinformata) ha consentito alla politica di continuare a usare queste aziende per scopi politici (prendere voti) in maniera poco efficiente e spesso anche poco efficace. Speriamo che il referendum dei radicali a Roma passi e che qualcosa cambi, anche se, finchè a Roma ci sono i grillini (votati in massa dai dipendenti ATAC) credo che non possa accadere nulla in merito.

Speriamo che il referendum dei radicali a Roma passi e che qualcosa cambi, anche se, finchè a Roma ci sono i grillini (votati in massa dai dipendenti ATAC) credo che non possa accadere nulla in merito.OK:Se non altro questa sacrosanta iniziativa potrà servire a portare in piena luce la relazione di clientela tra ATAC e 5 Stelle. E forse i loro sprovveduti elettori, romani e non, si faranno allora qualche domanda.ultima modifica: 2017-08-11T11:39:24+02:00da bezzifer
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