Archivio mensile:agosto 2017

Il tema importante e la tesi di questo “ingegnere” è talmente sgangherata che se non avesse gravi ripercussioni reali sui dipendenti non sarebbe nemmeno degna di risposta.

Il documento sessista che circola tra i dipendenti di Google.Sostiene che le donne siano biologicamente meno portate degli uomini ai lavori di tecnologia e alla leadership, e se la prende con i programmi di inclusione.

Risultati immagini per Datemi pure del mostro sessista

Un documento di dieci pagine pubblicato da un ingegnere di Google su una mailing list interna all’azienda – e poi finito su vari siti americani di news – ha criticato gli sforzi per aumentare la percentuale di dipendenti appartenenti a minoranze etniche e soprattutto di donne con ruoli da dirigente. Il documento è stato molto discusso dentro l’azienda e ha portato i dirigenti di Google a diffondere un comunicato per dissociarsene: l’azienda è attualmente sotto indagine da parte del Dipartimento del Lavoro statunitense per le diseguaglianze negli stipendi tra uomini e donne. Da anni, poi, è in corso una discussione sulla misoginia degli ambienti di lavoro della Silicon Valley, e sulla bassa percentuale di donne che riesce a ottenere incarichi dirigenziali o finanziamenti per la propria startup.

Non è affatto vero che rivendicano la superiorità dei diritti degli uomini, neanche per sogno. Quello che vogliono è raggiungere la parità in determinate tematiche dove le donne sono ingiustamente avvantaggiate proprio perché donne. Per esempio l’affidamento dei figli in seguito a un divorzio, oppure gli assegni di mantenimento. Ma anche molte altre tematiche dove sentono di aver bisogno di sostegno o consigli di altri uomini come le false accuse di stupro… Nessuno dice che rivendicano la “superiorità” dei loro diritti ovviamente.Infatti mentre le battaglie dell’MRA sono ben chiare e motivate il nuovo femminismo è un minestrone che va da richieste legittime e sacrosante a veri e propri deliri e il tutto condito spesso da arroganza e supponenza  Loro screditano un movimento che altrimenti avrebbe un sostegno molto più grande. Queste figure deliranti non ci sono nel’ MRA. (non che io ne sia esperto, ma cercando un pò non ne ho trovate devo dire. Se qualcuno me le mostra sono contento di ricredermi e di declassale l’MRA allo stesso livello del femminismo moderno).Datemi pure del mostro sessista ma, nei vari ambienti lavorativi che ho frequentato, quando si supera il 30% di componente femminile si va inevitabilmente verso un aumento di discussioni (inutili), litigi, gelosie, invidie, competizione negativa, frantumazione del team. Detto questo, ho avuto la fortuna di lavorare con grandissime donne, che possono dare sicuramente una marcia in più alle aziende, anche in posti di vertice. Allo stesso tempo non posso non notare quanto tempo in più si perda a lavorare con loro, si perdono generalmente in dettagli totalmente superflui

Il corto-circuito logico di tutti questi ragionamenti (beninteso: sia da un lato che dall’altro) consiste nel pensare che le ragioni biologiche debbano essere per forza scollegate da quelle culturali.

La cultura diciamo così “progressista” (tanto per intenderci) pensa che se anche vi fossero ragioni biologiche (sempre accuratamente minimizzate) queste vanno superate da quelle culturali che sarebbero in realtà la vera leva su cui operare: pensano questo perchè essendo ossessionati dalla logica del “continuo cambiamento della società” non possono accettare che qualcosa possa essere diciamo così “ontologicamente statico” nell’uomo.

La cultura invece diciamo “conservatrice” pensa che le ragioni biologiche siano prevalenti e sono queste che hanno forgiato le ragioni culturali che sarebbero quindi la mera conseguenza della biologia. In modo del tutto speculare pensano questo perchè sono ossessionati dall’idea, appunto, del conservatorismo al quale il fatto che esistano cose “statiche” nell’uomo è funzionale al proprio paradigma di pensiero.

Entrambe queste posizioni sono errate: perchè hanno una visione dell’uomo o troppo biologista o troppo culturale.

Ciò che nessuno dei due fa è affrontare la questione del punto di vista della libertà, delle qualità individuali, piuttosto che dell’idologia. Abbiamo molto molto da lavorare sulla questione “dei sessi” e abbiamo urgente bisogno di superare vecchi schemi come appunto il progressimo e il conservatorismo.

Provate a cercare su youtube “paradosso norvegese” dove un documentario (sottotitolato in italiano) fatto da un attore comico ha fatto bloccare i cospicui fondi norvegesi destinati alla “parità di genere”, che comprende “quote rosa” e cose simili. La biologia sta piano piano mostrando le radicali differenze che ci sono tra uomini e donne: andrebbero affrontate con serenità, senza paure di un ritorno al passato ma guardando alle nuove sfide che esse ci pongono come civiltà.

Il paradosso norvegese mette il luce proprio questo: che quando le donne (e gli uomini) sono veramente liberi di scegliere, scelgono “de facto” ciò che è loro più congegnale… il risultato? in certi ambiti (diciamo pure stereotipati) i dati mostrano che c’è una piattezza del 100% sui sessi (viene portato ad esempio le infermiere e gli operai edili).

Altri dati interessanti che vengono mostrati è che questo è tanto più vero laddove i paesi (come la norvegia appunto) hanno fatto più “progressi” nella lotta di questa così dette “discriminazioni di genere”. Ecco il paradosso.

Perchè?

Guardatevi il documentario… lo spiega molto bene quando parla ad esempio del perchè molte donne in paesi come l’Iran aspirano a fare l’ingegnere mentre in norvegia molto meno! Come mai? Semplice, c’entra proprio la liberà individuale: laddove la donna cerca emancipazione “sogna” di fare mestieri da maschio…. laddove invece questo bisogno non c’è (norvegia) sogna di fare cose statisticamente più attraenti per le donne (sto semplificando ma la sintesi é questa). Ecco dunque che c’entra la libertà: quando le persone sono davvero libere di scegliere, ecco che si ricade negli stereotipi, ma lo si fa appunto in modo più libero, senza che vi siano convenzioni sociali.

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In italia hanno sede alcune tra le più importanti industrie farmaceutiche d’europa. Credo sia naturale dare all’italia l’ema.

Chi si prenderà le agenzie europee che oggi hanno sede a Londra? Milano e altre 22 città hanno iniziato la gara per le ambite autorità del farmaco e delle banche, e si parla già di strategie e alleanze.

Lunedì era l’ultimo giorno in cui i governi europei potevano presentare le candidature per ospitare la European Medicines Agency (EMA) e l’European Banking Authority (EBA), le agenzie europee per farmaci e banche che al momento hanno sede a Londra ma che dovranno essere spostate entro il 2019, quando il Regno Unito lascerà l’Unione Europea. In tutto 23 paesi hanno presentato le loro candidature: 19 città gareggeranno per ospitare l’EMA mentre altre 8 si sfideranno per l’EBA. Milano è candidata a ospitare la prima, l’agenzia del farmaco considerata la più ambita delle due (qui avevamo spiegato che cos’è e perché è importante).

Ema

La candidatura di Milano per l’EMA mi sembra piuttosto forte, dato che è ben connessa al resto d’Europa e c’è già una buona dose di industria farmaceutica che ci gravita attorno –ed è tra le più vicine alla Svizzera, se parlando di industria farmaceutica ha il suo perché. Lille e Bonn non reggono gran che il confronto, non certo come Stoccolma e Vienna.Speriamo.

Quanto al discorso “se niente andrà ai nuovi”… i dubbi sono sempre dubbi, dai forum alle unioni di stati. Mi sa che se la dovranno mettere via.

L’edizione di luglio di The Lancet, forse il più importante periodico scientifico di medicina, ha un grandioso endorsement per Milano nell’editoriale.
Loro ipotizzano un inciucio Germania Francia per favorire Bratislava (penso per il discorso dei paesi “recenti” accennato anche qui), ma sostengono Milano.
A supporto dell’Italia citano l’istituto Mario Negri, i nostri Nobel per la medicina, alcuni importanti trial clinici e il lavoro di Silvio Garattini all’EMA stessa : pensa te se deve pensarci il Lancet a farci una pubblicità migliore di quella che facciamo da soli!

Sui certi media spiegavano che c’è una regola di preferenza per le nazioni neo-entrate nella UE e Bratislava sarebbe avvantaggiata anche perché la Slovacchia sino ad ora non ha avuto nulla (e perché porterebbe in dote i voti del gruppo di Visegrad per l’EBA).

Se Milano ce la fa, fa il salto definitivo.Aggiungo: incrociamo le dita.Sarebbe una bella cosa ma non è che l’EMA cambierà i destini della città che la ospita, eh, così come la sua perdita non cambierà i destini di Londra. O pensate che se la destinassero, che so, a Porto questa diventerebbe una capitale mondiale di chissà cosa? No, ma per Milano credo sarebbe la conferma della centralità nel farmaceutico (dove già l’Italia è messa bene) e della sua capacità di attrarre grandi istituzioni e grandi aziende (come già sta facendo a discapito di Roma).

E a proposito di agenzie che si spostano dall’UK all’Europa: è una notizia passata un po’ in sordina, ma a inizio marzo Bologna è stata scelta come sede per il nuovo data center dell’ECMWF, il Centro Europeo per le previsioni meteo a medio termine, che finora aveva sede a Reading, nella contea di Berkshire, ad una 50ina di km da Londra.

 

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Grazie Mario. Ora, come diceva l’Economist qualche numero fa, speriamo la Germania decida di ridurre il suo surplus commerciale: https://www.economist.com/n…

La notizia della morte dell’euro è stata grandemente esagerata.Cinque anni fa, politici, giornalisti e premi Nobel pronosticavano la fine della moneta unica: oggi le cose sono cambiate.Si sono passati cinque anni da quando il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi annunciò che avrebbe fatto “whatever it takes” per salvare l’euro, cioè avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo per preservare la moneta unica europea. All’epoca la Grecia era a un passo dal fallimento e Spagna e Italia non sembravano molto lontane dal seguirla. Politici ed economisti dentro e fuori dal continente europeo pronosticavano l’imminente fallimento della moneta unica, alcuni con timore, altri come un mezzo di salvezza. Il premio Nobel Paul Krugman scrisse nel maggio del 2012 che la fine dell’euro avrebbe potuto essere «questione di mesi». Oggi quelle profezie si sono dimostrate sbagliate.

Draghi euro

Ma”Marine Le Pen Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini […] il Movimento 5 Stelle, preferendo concentrarsi sul’immigrazione.”È solo una questione di notizie calde, il politico parla dell’argomento del giorno. All’epoca era la crisi economica e l’euro, adesso l’immigrazione, domani chissà.

IO:Mi associo al ringraziamento a Mario Draghi….e non pensate che sia curioso che, anche tra i più accaniti anti-europeisti, contestatori del sistema economico vigente, complottisti di ogni livello e seguaci della decrescita felice, il nome di Draghi non sia mai attaccato? Insomma, Salvini, Grillo, Fassina e via dicendo ci hanno riempito la testa di retorica anti-Germania, anti-Bruxelles, anti-Unione Europea però quasi mai hanno attaccato la BCE (che, a rigor di logica, dovrebbe essere il bersaglio più semplice e meno popolare).

Ma la Germania non ridurrà mai di proposito il suo surplus commerciale che tra l’altro è ciò che la rende più o meno indirettamente caput mundi in EU (deficit da altre parti-finanzio il vostro debito decido thus decido come si va avanti), poi ora in vista delle elezioni a Novembre dire di voler diminuire il proprio surplus commerciale per ridurre i trade deficit nell’eurozona non è cosa saggia per le proprie elezioni interne.

Draghi è stato bravo siccome è andato palesemente oltre al suo mandato ed al compito della BCE, a mezzi obsoleti volti al controllo dell’inflazione quando si vedevano ovunque tassi di disoccupazione crescenti ci ha aggiunto un bel bluff “whatever it takes”, allora i mercati finanziari piuttosto che vedere se il re era nudo hanno deciso di calmarsi.

Piuttosto prima che la Germania sfoderi una politica del genere sarebbe comunque meglio formulare una concreta bozza su una possible unione bancaria e relativi fondi soccorso senza dimenticarci che se siamo precipitati per 9 anni è perché la crisi ha evidenziato la più grande debolezza dell’Euro: la capacità di intervenire con efficacia tra le differenze tra i stati membri… ergo piuttosto che crogiolarci se “abbiamo” deciso di andare avanti con il progetto Euro tutti assieme appassionatamente allora bisognerebbe sbrigarsi con le necessarie riforme e con sta benedetta unione politica.

Poi per quanto capisco parte del problema e’ che i politici Tedeschi, sempre per garantirsi il consenso elettorale in patria, sono abbastanza restii a qualsiasi forma di “integrazione” che consista nel dover ripianare debiti di altri paesi. Non importa se si tratti di debiti bancari, welfare, disoccupazione etc.
Qualsiasi cosa che possa essere descritta come “I tedeschi pagano per le manchevolezze degli altri” sposta consenso verso AfD e simili, e quindi sono da evitare come la peste.E al tempo stesso, l’Euro non funziona (o comunque funziona male, specialmente per economie come la nostra) proprio perché in Euro zona non sono possibili trasferimenti di liquidità verso i paesi in difficoltà: questo, insieme ad altri problemi comunque non da pochi, come la mancanza di una lingua e di una burocrazia comune, fanno si’ che l’Europa non sia una Area Valutaria Ottimale, e quindi avere una moneta unica in queste condizioni non funziona o funziona male.Sicuramente la UE non può rimanere com’è, né carne né pesce, e si deve passare all’integrazione bancaria, eccecc, ma non è che i trasferimenti tra stati siano la panacea. Anzi. In ogni caso come minimo dovrebbero seguire a riforme serie. Se chiediamo ai Tedeschi di pagarci le pensioni, i buoni una tantum per diciottenni e mamme o il famigerato “reddito di cittadinanza” che non è un reddito di cittadinanza…

I politici tedeschi non brillano in positivo ma nemmeno in negativo. I politici italiani in parte chiedono quel che fa comodo loro esattamente come gli altri, in parte dicono sì a tutto perché non pensano che poi i patti si debbano rispettare, in parte sono meno capaci di fare gli interessi del paese anche nel breve. Non mi sembra che, De Gasperi a parte, i nostri governi abbiano mai brillato per l’impegno europeista.
La Germania è il paese più “pesante” dal punto di vista economico e si sente. Prima della UE e dell’Euro la politica italiana era comunque influenzata da quelle americane e tedesche perché erano le potenze globali (economica, politica e militare) e locali (soprattutto economica, in parte politica) già all’epoca. Adesso con l’unione il peso si fa sentire comunque, non di più. Sulla permanenza di problemi nell’area Euro si può concordare ma non sulla qualificazione di questi problemi! Soprattutto non è l’Euro il problema dell’Italia.

 

 

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Nel momento che il migrante sale sulla nave di MSF si trova legalmente in territorio olandese per cui secondo la Convenzione di Dublino dovrebbe essere l’Olanda a farsi carico della identificazione e della gestione dei migranti. Questo dice la legge.

Il “codice delle ong” è finito male.Soltanto tre su dieci hanno firmato il protocollo del ministero dell’Interno, mentre le altre – tra cui Medici Senza Frontiere – dicono che continueranno a operare normalmente.

Codice ONG

L’idea in se che uno stato debba trattare con delle ONG è assurda. Uno stato scrive le leggi, e le ONG se vogliono fanno azione di lobbying in parlamento per modificare la stesura di tali leggi. Ma l’Italia e le ONG non sono uguali tra loro, e non si siedono allo stesso tavolo per trattare. Già qua, l’approccio è stato sbagliato. L’Italia doveva dire “queste sono le regole, chi non collabora ne paga le conseguenze”.

Bene, si è scelto l’approccio più soft possibile. Si è fatto un grosso regalo alle ONG e si è trattato. Non parlerei di flop. Era importante che qualcuno firmasse, e almeno una delle ONG maggiori. Il risultato è stato ottenuto, e le ONG si sono divise.

Certo, ora è necessario usare la carota per i firmatari e il bastone per chi non collabora. Speriamo in bene; ma per la parte “bastone” sono moderatamente scettico.

E questa è una parte molto importante dell’azione del governo. Le ONG infatti raccolgono circa il 40% dei migranti; è indispensabile che non interferiscano con le operazioni della GC libica, non si coordino con i trafficanti e non entrino nelle acque territoriali libiche. In caso contrario si vanificherebbe buona parte dell’accordo tra Italia e la Libia di Serraj (che è la vera novità).

Che sia improbabile (per evidente scelta politica di governo) è chiaro.
Che sia impossibile (nel senso di non attuabile) no. 
Per quale ragione uno stato sovrano non potrebbe vietare lo sbarco sulle proprie coste di navi straniere (tanto più che non hanno firmato una convenzione e avrebbe quindi anche una valida motivazione per farlo) ?

POI QUESTO codice delle ong .Serve ad evitare un fenomeno “sgradevole” ovvero che la ONG facciano da navi madre con gli scafisti che fanno le navette. Serve ad evitare che le navi delle ONG lavorino ( in buona fede ) con gli scafisti.
Serve a mettere un minimo di regole altrimenti vale la pena di mandare in Libia direttamente i traghetti della Moby. Ma mi pare che il nocciolo della questione sia che le ONG, per quanto in buona fede, di fatto promuovano il traffico di esseri umani, perché si spingono sostanzialmente fino in acque libiche a prendere le imbarcazioni che stanno effettuando il trasbordo (che sono carrette, ergo sempre in emergenza) e portando le persone in Italia.
Il dramma è che ci sono due scale, micro e macro, che dicono due cose diverse: da un punto di vista micro, l’azione è assolutamente meritoria. Dal punto di vista macro non va bene, perchè l’Italia ha bisogno di mandare un messaggio che vada a dissuadere l’intera economia dei viaggi della speranza, che ha nell’assetto attuale della Libia un tassello fondamentale.
Da fuori, la mia impressione è che il governo abbia cercato faticosamente delle posizioni di compromesso, mentre le ONG siano per lo più ferme sulle proprie posizioni e vadano avanti coi paraocchi senza considerare che le loro azioni hanno delle conseguenze politiche e sociali, di cui si curano troppo poco. Ovviamente la questione è esacerbata dal fatto che alcune ONG sono straniere, quindi pare quanto meno problematico che il discorso sia: noi ve li prendiamo, ve li portiamo in Italia, poi il problema è sostanzialmente vostro.
Detto questo io non voglio buttare in caciara la questione, vengo in pace…però dei problemi effettivamente ci sono, cascare dal pero dicendo “ma le ONG non possono errare per definizione, sono ONG” ha poco senso, anzi dà punti a chi dà addosso alle ONG in malafede.

Ma siamo in ITALIA ED Ecco così si gestisce la politica SULLA STAMPA,prima si creano delle notizie sostanzialmente false (la famosa questione sollevata dal giudice di Catania che si è rivelata, per sua stessa ammissione, totalmente priva di fondamento).
quindi si solleva un polverone intorno alla necessità di risolvere quel problema (che però non esisteva) così l’opinione pubblica si fa l’idea che ci sia un problema da risolvere, una azione da intraprendere quindi si interviene con una azione, che però per intervenire su un non problema deve essere una non soluzione…..il fatto è che prima che il procuratore di Catania cominciasse a esternare la situazione (dal punto di vista organizzativo) era sostanzialmente sotto controllo.
Le ONG collaboravano con le autorità, non c’era nessuna anarchia.
C’erano e ci sono delle regole internazionali che l’Italia non può disconoscere.
Altro che anarchia.
Infatti la proposta di Minniti è una non proposta, un codice, che infatti non può imporre a nessuno.
L’unica cosa che può fare è minacciare una maggiore rigidità nell’applicazione del diritto internazionale (e sappiamo bene quanto può essere pericolosa la buricrazia italiana).Ma Le regole del ministero mi sembrano di buon senso.
Non si può lasciare alla quasi anarchia una questione come questa. Chi opera in questi contesti deve saper arrivare a compromessi. Servirebbe anche iniziare una vera e pressante campagna di comunicazione in tutte le aree interessate per far sì che le persone che decidono di partire per la pericolosa traversata sia coscienti dei rischi e delle possibili implicazioni, legali e di sicurezza. Si dirà “già lo sanno”, ma in realtà non è così, e lo dimostrano gli stessi migranti che arrivati sulle nostre coste dicono “non era l’accoglienza che ci aspettavamo”.

Non è chiaro. Perché non si potrebbe impedire loro l’accesso ai porti italiani me lo spiegherebbe?
1) emanare una legge ci vuol poco se c’è la volontà politica.
2) non vedo perchè gli altri stati debbano farlo con navi italiane dato che
– le nostre non portano profughi da loro
– loro ci hanno chiesto di non farli sbarcare.

3) con la stessa legge si può vietare di vendere o affittare navi a ONG non firmatarie delle convenzioni.

4) non mi sembra che l’europa abbia fatto nulla quando l’ungheria ha innalzato i muri, idem per spagna e slovenia.
Non credo che spetti a noi il compito di salvare tutti coloro che vogliono venire in europa, ne tanto meno che dovremmo farci noi carico di eventuali decessi in mare.

5)Il porto sicuro non deve essere necessariamente in UE. Potrebbero tranquillamente portarli in Tunisia, peccato che abbia chiuso i porti.
Se la UE ridistribuisse i migranti non si risolverebbe nulla. Sarebbe anzi un ulteriore incentivo ad aumentare i flussi.
Se il problema è salvare vite allora è necessario che la pratica di causare naufragi ad arte venga interrotta il più presto possibile, per non parlare dell’attraversamento del Sahara.Dopo si può pensare a come gestire il flusso di persone.

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Chi fa volontariato con soggetti che agiscono illegalmente o borderline lavora in una zona grigia che non è mai una zona franca; alcune azioni sono tollerate ma non sono legittimate, una stretta è sempre possibile. Se la fai troppo fuori dal vaso crei seri problemi a tutti gli altri. Non mi stupisce che le denunce siano partite dalla concorrenza.

Le accuse contro l’ong Jugend Rettet. Perché i magistrati di Trapani hanno sequestrato una nave di una ong che salva i migranti, cosa sospettano e che prove ci sono.

Iuventa sequestrata

Dalla descrizione nell’articolo, questi sembrano come quelli di “Defend Europe” solo dall’altra parte della barricata: inesperti ma con forti motivazioni ideologiche. Una cosa molto diversa da ONG con una storia molto lunga alle spalle, strutturate e in grado di collaborare con le diverse istituzioni.Mi trova completamente d’accordo il medico («Questi rappresentano un pericolo»), le “buone intenzioni” non mettono certo al riparo dai danni.

Peraltro, stando all’articolo, questa vicenda offre anche altri spunti di riflessione oltre a quello per cui le buone intenzioni da sole non bastano se sei inesperto:
il tutto è cominciato da un gruppo di studenti, quindi il fatto che un’iniziativa venga “dal basso” non ne garantisce la bontà; inoltre la denuncia è partita da altre ONG, questo dovrebbe far riflettere sull’opportunità di generalizzare a priori. Idealmente trovo che queste siano osservazioni a cui si dovrebbe giungere anche a partire ambiti molto diversi rispetto a quello di questa vicenda. Ad esempio, per capirsi, “FUCK IMRCC!” a me suona molto simile ad alcune invettive contro “la ka$ta”.

In realtà, andando a guardare le varie dichiarazioni fin dalla fondazione, sembra che l’associazione non “prenda nemmeno in considerazione” l’Italia, nel senso che il lor focus è la critica alle politiche sull’immigrazione e sull’asilo a livello UE.Quindi nessuno spregio delle istituzioni del nostro paese, quanto più un rifiuto delle regole (che dovrà essere accertato) e delle politiche europee. Ho l’impressione si sarebbero comportati esattamente nello stesso modo anche se le acque fossero state tedesche.

Perciò credo si tratti di una iniziativa lodevole e mi auguro che laddove non arrivi la volontà politica possa arrivare la magistratura.

Occorre un controllo fermo e deciso su questo fenomeno troppo a lungo sottovalutato.

E avrei una domanda per chi è certamente più esperto di me: se non erro le navi che hanno una determinata bandiera si considerano territorio dello stato di cui battono bandiera (es. Nave spagnola = territorio spagnolo), motivo per cui si parla di stato di bandiera.Se così è, perché i migranti che vengono recuperati in mare da navi battenti bandiera straniera sono poi assegnati al’italia e non al paese della nave che li ha soccorsi in mare? perciò qualcuno un giorno mi spiegherà cosa ci sarebbe di “umanitario” o “nobile” in un mero servizio di traghetto a carico degli stati. non seguono personalmente i migranti né si preoccupano seriamente di dare loro un aiuto, un futuro, un lavoro, una formazione,non curano, non insegnano, non liberano sti poveretti dall’animismo che li ammorba (e che li rende schiavi di santoni). no, nulla.
fanno sto becero servizio di traghetto (per sentirsi “migliori”, di chi, poi?) senza neppure rendersi conto di essere dei perfetti “utili idioti” terminali di un traffico immondo.
se volessero bene a quelle persone farebbero tutt’altro.

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