Tutto nasce dalla sentenza della Cassazione, che non conosco, non dalla ratio della legge. Prima della sentenza nessuno si era posto il problema.

Perché Renzi e Fedeli parlano dell’uscita dei ragazzi da scuola.C’entra una recente sentenza della Cassazione che da settimane sta preoccupando i presidi delle scuole medie.

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La sentenza della Cassazione – legata alla morte di un ragazzo di 11 anni di Firenze investito da un autobus dopo essere uscito da solo da scuola nel 2002 – è stata diffusa a settembre e ha confermato la condanna di un docente e un preside per non aver consegnato il bambino a un adulto. In seguito alla sentenza, molti dirigenti scolastici hanno smesso di accettare le liberatorie firmate dai genitori per permettere ai figli di uscire da soli al termine delle lezioni – sostengono infatti che non siano sufficienti per sollevarli davvero dalla responsabilità che prevede la legge – e hanno firmato una lettera aperta per chiedere al governo di cambiare la legge in questione.
La sentenza è di settembre, ma la questione è tornata attuale dopo un’intervista di  Fedeli a La7, trasmessa il 26 ottobre, in cui ha confermato i timori dei presidi. Secondo Fedeli, queste liberatorie non hanno alcun valore perché secondo l’articolo 591 del codice penale “chiunque abbandoni una persona minore degli anni quattordici (…) della quale abbia la custodia o debba avere cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni”, senza eccezioni. La ministra ha anche specificato che il ministero dell’Istruzione non ha la funzione né la responsabilità di modificare una legge dello stato, e un po’ bruscamente ha spiegato a La7 che «questa è la legge, anche i genitori devono esserne consapevoli».
Matteo Renzi 27 ottobre  

Il mondo politico parla di legge elettorale, Banca d’Italia, polemiche. Ma basta entrare in una chat di genitori di ragazzi delle medie per capire che stamani l’Italia discute di altro. Quando ho letto che noi genitori siamo obbligati a riprendere i figli da scuola sono rimasto allibito. Poi, studiando la vicenda e la pronuncia della Cassazione, ho capito meglio i termini della questione. La buona scuola non c’entra niente a dispetto delle bufale fatte girare ad arte. Il punto è che la legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l’autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo.Ho chiesto a Simona Malpezzi, responsabile del dipartimento scuola del Pd di cambiare la legge e di presentare già la settimana prossima un emendamento per modificare le regole: siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità. Senza scaricarle sui professori, ma senza costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola.

C’era un tempo non molto lontano ( fino a fine anni ’90) dove il maestro aveva un’autorità tale da avere carta bianca dalle famiglie riguardo l’educazione dei bambini ( e anche a livello di punizioni fisiche), ed erano guai seri a casa se tornavi con note o rimproveri verbali. Ora invece troppi genitori-elicotteri, bambini mai in grado di essere indipendenti e fare esperienza autonome, le scuole col timore di intraprendere qualsiasi azione punitiva\riabilitativa perché basta un genitore (a volte nel torto) a procedere con carte bollate e la legge a dargli ragione. E si lamentano poi che non possono accompagnare\prendere i figli a scuola perché c’è anche il lavoro.

Se davvero abbiamo una legge PERSINO per questo ha, ovviamente, ragione la Fedeli. Non posso non far notare, però, che nei paesi civili i bambini vanno a scuola da soli a partire dalle elementari.I primi anni sotto responsabilità dei compagni più grandi, che mostrano loro la strada e li accompagnano.Ci vanno a piedi o in bici. quando piove ci vanno con una bella cerata e gli stivali in gomma, più adatte a farsi quel chilometro rispetto alle scarpette di Prada.Giusto per parlare di autonomia e responsabilizzazione…Che è esattamente quello che succedeva in Italia fino al 2001, quando è avvenuto il fatto che poi ha portato alla sentenza della Corte di cassazione. (Io ad esempio negli andavo e tornavo da scuola già dalla iv elementare a piedi, alle medie prendevo l’autobus). Ma il problema rimane quando è che cominciano le prime responsabilità civili/legali di una persona? E sotto quell’età questo individuo, non avendo responsabilità può essere lasciato sotto o deve restare sotto la vigilanza di un soggetto responsabile?

Ok ce una legge non adeguata alla situazione perché: Con questa legge i professori non possono fare altro, se non rischiando una condanna. Tant’è che come dice Renzi qua sopra, la legge va cambiata.E il bello è che questa norma colpisce le scuole solo per quanto riguarda il rientro a casa. All’andata, unici responsabili sono eventualmente i genitori, per la scuola è irrilevante se ci vadano da soli o accompagnati.Essendo il percorso lo stesso, e i rischi connessi anche, non appare poi così ovvio. Si impone alla scuola un controllo e un patto coi genitori che riguarda solo metà del viaggio. Un po’ come un’assicurazione su un biglietto ferroviario, ma che mi assicura solo per il viaggio di ritorno.Era sottinteso fosse un biglietto di andata e ritorno con lo stesso vettore. Nel caso di viaggi organizzati di sola andata, l’assicurazione coprirà la compagnia aerea, la compagnia di pullman, la compagnia di navigazione… perfino con l’auto privata di un amico che mi dà un passaggio esiste un’assicurazione che copre i danni del passeggero. All’andata, gli allievi che escono da casa ed entrano a scuola non hanno lacuna tutela specifica da parte della legge. Nessun giudice accuserà i genitori di abbandono di minore perché hanno lasciato andare i figli a scuola non accompagnati.

Perciò: Temo che il meccanismo delle responsabilità sia potenzialmente assai insidioso, specie quando si abbina a quello che ci spinge(rebbe) tutti, sempre e comunque, a cercare e castigare un colpevole per qualunque cosa accada a noi e alle persone che ci sono care (lo facciamo persino con le malattie).
Esso infatti, inevitabilmente, porta a situazioni via via più paradossali a mano a mano che viene perseguito con maggiore “rigore”, seppure con le migliori intenzioni.

In questo caso, ad es., se da un lato appare abbastanza assurdo (paradossale, appunto) che un 12enne (ma anche un decenne o settenne) NON possa tornare a casa da scuola per conto suo come milioni di suoi antenati hanno fatto per secoli, dall’altro lato credo che chiunque di noi, se DAVVERO dovesse trovarsi nella posizione di un preside o di un insegnante che rischia di risultare penalmente colpevole di un incidente, invocherebbe qualche legge o regola ufficiale atta a scongiurare tale pericolo, ad es. obbligando i genitori o chi per loro ad accompagnare gli studenti a casa.

Dall’altra parte, peraltro, bisogna anche provare a chiedersi, obiettivamente, QUANTI genitori sarebbero DAVVERO disposti, in caso di incidente (o altro) nell’intervallo tra l’uscita da scuola e l’ingresso a casa, a NON ritenere la scuola in alcun modo responsabile. Non in teoria ma in pratica, non in un caso ipotetico ma in un caso reale, concreto.

Tutto nasce dalla sentenza della Cassazione, che non conosco, non dalla ratio della legge. Prima della sentenza nessuno si era posto il problema.ultima modifica: 2017-10-30T12:05:29+01:00da bezzifer
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