C’è un numero che lampeggia in rosso sopra le trattative, sia nel centrodestra che nel centrosinistra: 38-30%. Una regola aurea della politica spiega che i sistemi elettorali condizionano i comportamenti di voto, e dunque anche le scelte politiche. Tutti gli occhi del mondo politico sono quindi puntati sui sondaggi e sullo studio accanito del Rosatellum, legge nuova e ancora tutta da sperimentare. Il numero critico, che fa scattare l’allarme rosso in tutte le segreterie di partito, è 38%.
E basta a spiegare il perché Silvio Berlusconi abbia fortemente voluto la legge e abbia superato antipatie e dubbi e abbia voluto l’alleanza di tutto il centrodestra. Se l’asse Forza Italia, Fdi e Lega, insieme alle diverse sigle satellite, superasse il 38%, le possibilità di vincere con una maggioranza di seggi sufficienti a varare da soli il governo sarebbero molto alte.
I conti sono presto fatti. La Camera sarà composta di 232 deputati eletti in collegi uninominali in Italia e 12 all’estero, e di 386 deputati eletti con il proporzionale. Raggiungendo il 38%, il centrodestra avrebbe 146 deputati eletti con il proporzionale: a quel punto gli basterebbe vincere in 170 collegi su 244 (e con il 38% non sarebbe poi così impossibile). Lo stesso discorso, con numeri variati, vale anche per il Senato. L’obiettivo che però metterebbe al sicuro di poter governare da soli è il 40%.
Avendo ormai il Partito democratico sondaggi bassi, tra il 25 e il 28%, pochi a sinistra ritengono credibile che una coalizione con i dem possa arrivare al 38-40% e temono di perdere i voti degli elettori antirenziani duri e puri. Gli scenari possibili nel centrosinistra sconfitto resterebbero due: o restare tutti all’opposizione ma con pochi parlamentari, o trovarsi davanti alla richiesta di Berlusconi di dare una mano a un governo di larghe intese.
Mdp sa che il Pd direbbe di sì e che la sinistra si ritroverebbe da sola in minoranza. Questo è lo stato dei lavori in questi giorni. Ma tutti sanno che una nuova legge elettorale ottiene spesso effetti non calcolati nemmeno da chi l’ha scritta, ed è per questo che alla viglia del voto escono dalle segrete stanze dei partiti i maghi delle candidature, che inventano escamotage sempre più creativi per rosicchiare qualche seggio in più.