L’asticella del PD
Repubblica di giovedì ha pubblicato un commento di Marco Ruffolo, responsabile Economia del quotidiano, su un tema antico come la politica e la vita: le maggiori aspettative che abbiamo nei confronti di chi si dimostri più affidabile e capace rispetto a chi è meno credibile, e come queste si trasformino spesso in una sproporzione di giudizi, pretese e delusioni. Ruffolo ne scrive a proposito delle accuse quotidiane di fallimenti e inadeguatezze nei confronti del Partito Democratico, e di come altri partiti siano esentati da quelle accuse proprio per la loro assenza di iniziativa o pretesa di convincere.
Sbeffeggiare chi perde è un antico vezzo nazionale, la cui regola d’oro è: «Se esci sconfitto vuol dire che hai sbagliato tutto». E Matteo Renzi in effetti ha sbagliato molto e continua a sbagliare. Prima la gestione personalistica del partito, riempito di troppi devoti yes- men. Poi la personalizzazione del referendum e dell’Italicum. E ancora: la presunzione di aver risolto quasi tutti i problemi degli italiani che lo ha reso a volte sordo ai bisogni dei più sofferenti. E infine (fase attuale), la mezza svolta populista in vista del voto che si estrinseca nelle battaglie su Bankitalia, sui vitalizi parlamentari, sulle pensioni. Non sono errori da poco. E tuttavia, l’euforia lapidatoria che si scatena al suo indirizzo e a quello del Pd non si spiega solo così. C’è dell’altro.
Quel tiro al piccione non scatta mai nei confronti dei partiti o dei leader meno responsabili, quelli che ci hanno già portato sull’orlo della bancarotta nel 2011, o quelli che nascondono dietro una ondata di “vaffa” il loro vuoto programmatico, che si limitano a promettere pacchi di fantastiliardi. No, l’impeto liquidatorio prende di mira proprio chi si carica sulle spalle, magari sbagliando, il peso delle riforme; chi imbocca il sentiero angusto che si snoda tra il sesto grado dell’austerità e il baratro di una nuova crisi finanziaria. Chi riesce con incentivi e Jobs Act ad aumentare di mezzo milione i posti stabili. Chi mette in campo risorse per far salire del 50% il reddito nel 70% delle famiglie povere con minori. Chi sfida le corporazioni burocratiche che ingessano lo Stato. Nessuna critica si leva nei riguardi di quanti accettano i propri leader sulla base del loro carisma autocelebrativo, o di quanti spacciano per democrazia diretta poche migliaia di clic online. A essere accusata di antidemocrazia è l’unica forza politica in Italia che continua a praticare una selezione democratica dei propri dirigenti attraverso congressi e primarie.
Insultare il PD assolve da ogni peccato. Nonostante tutti i suoi innegabili difetti, è evidente che a chi si oppone ad esso viene perdonato TUTTO.
MDP, i cui esponenti ai tempi dei governi passati, a volte persino con le medesime maggioranze, hanno fatto politiche uguali se non addirittura più a destra rispetto a quelle attuali. E infatti fino al 2013 erano loro il nemico prescelto contro cui tutti spargevano veleno.
La Lega, che sputa su ogni diritto umano, trattando chi è diverso come un peso da eliminare con ogni mezzo lecito o illecito.
Il M5S, che calpesta quotidianamente la democrazia, facendosi portatore di una visione dittatoriale di potere basata su ignoranza, arroganza e obbedienza.
Fratelli di Italia e Casapound, che nemmeno nascondono più le loro nostalgie fasciste, perché tanto pur di dar contro al governo ormai nessuno ci fa più caso.
Forza Italia, solito ricettacolo di malaffare e personaggi dubbi in cerca di poltrone, che ha avuto negli ultimi tempi una pulizia di immagine e una rinascita praticamente indisturbata.
Tutti loro, in confronto al PD, dalla stampa ricevono solo coccole o teneri buffetti di rimprovero. E facendo così si spiana la strada al loro ritorno.
Poi probabilmente quando prenderanno il potere i media cominceranno (o torneranno) ad attaccarli. Solo che sarà un po’ troppo tardi.La sinistra senza peccato i peccati li perdonava a stalin mao e marxisti sudamericani. e ora gli intellettuali finto scomodi spesso non perdonano al pd ciò che perdonano al 5s, o a personaggi come maduro e putin; in ogni caso si parla sempre di “intellettuali” o politici che molto molto molto raramente propongono soluzioni, esempio classico i migranti in libia, per cui si attacca il governo facendo finta che non si può intervenire più di tanto in quello stato fallito, e la risposta a chi lo fa notare è che è fallito per colpa nostra: quindi? cosa cambia riconoscerlo?
Il PD avrà mille difetti, ma è un partito vero e proprio, con circoli locali effettivamente attivi, dirigenti locali e nazionali effettivamente votati dagli iscritti e con una discussione viva al suo interno. Poi, ripeto, ha mille difetti. Ma lo trovo, nonostante tutto, anni luce davanti a tutti gli altri.