Immagino anche che i reati dei poveri siano più “visibili”. Uno scippo, una rapina in casa, colpiscono di più rispetto a reati di tipo finanziario, tipo l’evasione

Che rapporto c’è fra immigrazione e criminalità. I dati dicono cose interessanti: mentre l’immigrazione aumenta i reati diminuiscono, per esempio, e una relazione esiste ma riguarda un tipo di immigrazione ben preciso

“Prima domanda: più stranieri significa più reati?”

Beh, la risposta a questa domanda è ovvia. E’ come chiedersi se più stranieri significa più consumo di pane, più scarpe vendute e più giornali venduti. Sì. Ma vale per qualsiasi aumento della popolazione. Se metà degli italiani venisse espulsa domani, i reati crollerebbero di circa il 50%.

Interessante l’ultimo studio citato

Estrapolando i reati connessi alle infrazioni delle leggi sugli stranieri, il tasso di delinquenza degli immigrati diventa del tutto equiparabile anche nella fascia più giovane di età (18-44 anni).

Mi fa sempre sorridere questa cosa di bloccare l’ingresso di chi non ha il permesso di soggiorno. Come se nel 2015 potresti fare qualcosa in base a cosa succederà nel 2017. Il 40% minimo avrà la richiesta accettata. Che fai, lanci una moneta per decidere?Questa è una soluzione anche legittima. Ma secondo me sarebbe molto più semplice allargare le maglie dell’immigrazione regolare: il saldo attuale non cambierebbe, ma gli immigrati non più irregolari sarebbero più controllabili e più interessati a non commettere crimini (da clandestino non hai nulla da perdere). Si inserirebbero meglio anche nel tessuto produttivo, in cui in qualche modo entrano lo stesso.
Il che non vuol dire che non si possano chiedere agli immigrati garanzie (vincolando la residenza ad un lavoro, ad esempio, come già avviene, o al fatto di mandare i figli a scuola, e così via).Che non ci debbano essere clandestini in un Paese, siamo d’accordo penso tutti. Ma perché non pensare a regolarizzazioni, o se non vogliamo creare precedenti (già bastano i condoni, in tal senso…) a maggiori flussi di regolari?
Una domanda nel nostro mercato del lavoro “onesto” c’è e a loro modo (un pessimo modo) la soddisfano: gli stessi clandestini (600mila, dice Berlusconi) non sono tutti delinquenti se no, citando una celebre battuta di Grillo, a chi ruberebbero?

Ciò che spesso manca a chi delinque – che sia italiano o straniero – è soltanto un’alternativa.Sono veramente poche le persone al mondo che delinquono per il piacere di farlo, o perché lo considerano lo stile di vita migliore (e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di clan italianissimi, che considerano il crimine un arte, tanto da esportarlo all’estero).

Con una battuta, mi aspetterei che il tasso di criminalità degli stranieri (in toto) sia compatibile con quelli dei quartieri degradati di metropoli complicate (Scampia, Zen ecc), dove c’è sicuramente gente per bene, ma dove la povertà è altissima e quindi c’è un tasso altissimo di criminalità dove la criminalità organizzata pesca a piene mani.

E’ la povertà a generare il criminale: prendi un irregolare e mettigli in mano una vanga, e quello probabilmente preferirà andarci a zappare un campo, piuttosto che usarla come arma impropria per farci una rapina.Se lo lasci a bighellonare e campare di pocket-money, finisce a spacciare proprio come i ragazzi di Scampia * * che poi il datore di lavoro è lo stesso per entrambi, e al quale i fasci non vanno a sparare per strada…

Dovrebbe essere evidente, a chi non abbia pregiudizi ideologici o razziali, che i poveri delinquano in media più dei ricchi, chi ha poche o nessuna opportunità di lavorare rubi più spesso di chi guadagna bene, chi non ha una posto per dormire si trovi più spesso in condizioni di disturbare la tranquilla vita degli agiati. Ci sorprende?
Quando ero bambino non c’erano gli stranieri, ma le stesse cifre si portavano per dimostrare che i meridionali erano più delinquenti dei settentrionali (sono pronto a scommettere che ancora oggi, tra gli italiani detenuti in carcere, quelli di origine meridionale siano più dei settentrionali). E che cosa dimostra se non che la povertà (di risorse, di mezzi, di istruzione, di opportunità) è il terreno fertile del crimine?
Forse 30, 40, 50 anni fa c’erano meno delitti di oggi? Macché. C’era comunque una (grossa) parte della società che arrancava, e una parte di questa che delinqueva.
La soluzione non è l’emarginazione o l’espulsione, ma l’integrazione, l’educazione, la distribuzione delle risorse, le opportunità e l’inclusione. Quale che sia la parte debole, va protetta, non attaccata, va aiutata, non discriminata.

“In sintesi: intuiamo che esista una correlazione non tanto fra l’essere stranieri o immigrati e compiere reati, quanto fra la condizione dell’irregolarità e povertà e la propensione a compiere reati, ma non abbiamo dei dati più precisi per definirla meglio.”
La condizione di irregolarità implica una condizione di emarginazione, che favorisce la propensione a compiere reati. Ho il sospetto che il maggior tasso di criminalità attribuito agli stranieri sia correlabile più alla loro emarginazione che alla loro alloctoni a. Sarebbe interessante confrontare il tasso di criminalità degli stranieri emarginati con quello degli italiani emarginati, anziché con quello della popolazione italiana totale.

Immagino anche che i reati dei poveri siano più “visibili”. Uno scippo, una rapina in casa, colpiscono di più rispetto a reati di tipo finanziario, tipo l’evasioneultima modifica: 2018-02-07T09:12:41+01:00da bezzifer
Reposta per primo quest’articolo
Share