La “decrescita” non affascina perché viviamo in un periodo di rimbambimento collettivo da globalizzazione e “populismo elitario neoliberale”

Perché la decrescita non affascina per niente noi Occidentali. Sembrava il nuovo verbo anticapitalista, poi questo movimento è sparito dall’orizzonte. Ma può rinascere come esperienza di soddisfazione individuale.

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La “decrescita” è una prospettiva etico-politica diffusasi rapidamente in tutto il mondo dopo la traumatica crisi finanziaria del 2008: una catastrofe globale che sembra essere già stata totalmente e sintomaticamente rimossa.

Ma che cos’è davvero la decrescita? Per Serge Latouche, filosofo ed economista francese tra i principali ideologi del movimento, «la decrescita non intende sostituire all’attuale e deleterio significato di “economia” e di “crescita”, un significato differente – magari dipinto di verde ed “equo-solidale” – che sarebbe finalmente quello buono. Si tratta, piuttosto, nientemeno che di uscire dall’economia: un compito ancora profondamente incompreso dalla maggior parte dei nostri concittadini, per i quali è difficile accettare il fatto che l’economia sia divenuta una religione e che bisogna, quindi, cominciare a costruire una società realmente laica».

La “decrescita” non affascina perché viviamo in un periodo di rimbambimento collettivo da globalizzazione e “populismo elitario neoliberale”. Cioé siamo (quasi) tutti avvelenati mentalmente da quell’ideologia neoliberale gestita e guidata dai potenti e dall’elite economiche mondiali, naturalmente interconnesse con funzionari, Manager, lobbisti, politici e Cosa importante dai media!! Si anche i media e soprattutto loro per esempio in America tutti i centri mediatici fanno capo a circa 6 gruppi potenti di opinion makers naturalmente finanziati dai padroni

Decrescita è un nome sbagliato, spesso questa gente non sa fare marketing.
Come femminicidio, altro nome che fa più male che bene alla causa.

Il concetto è che una volta raggiunto il benessere, cioè quello che per ognuno individualmente è benessere, qualunque esso sia, bisognerebbe avere la cautela di fermarsi e cercare di mantenerlo fino alla fine.Senza cercare di aumentarlo all’infinito, trovandovi soddisfazione, sintomo, a mio avviso, di dipendenza.Prosaicamente, gli artigiani di un tempo lavoravano quando avevano bisogno di soldi, poi si fermavano e li spendevano.
Il mio bisnonno non faceva 9/18 tutti i giorni per pagare il mutuo, ma lavorava abbastanza da sostentare se, la sua famiglia e il suo vizio del bere, il resto del tempo lo passava nei campi o ad aggiustarsi la casa o con gli amici al bar.Il denaro per lui era un mezzo come il martello.

“Uscire dall’economia” era un obiettivo anche di Marx, che però lo collocava al compimento del rivoluziona mento dei rapporti sociali capitalistici, l’invera mento di una società senza classi, alias il pieno dispiegamento del comunismo, qualcosa, insomma, al di là da venire, una prospettiva storica dunque.  Come si può pretendere di “uscire dall’economia” senza aver superato/soppresso il valore di scambio, il lavoro salariato, in una parola la merce. E le strutture di potere che sorreggono e garantiscono la logica dell’accumulazione capitalistica?

La conclusione di questa riflessione, a mio avviso, è che la decrescita (davvero) felice di Latouche, che è un arricchimento dell’animo e delle idee correlato alla diminuzione soltanto del superfluo dannoso, in occidente  attecchirà quando si riuscirà a intaccare la subcultura dell’apparenza e del dominio del denaro che da decenni plasma le economie e le società tardo capitalistiche, chiudendo le persone nella gabbia dell’infelicità e dell’insoddisfazione permanente della quale  questo sistema socioeconomico ha assoluto bisogno per garantirsi la sua stessa sopravvivenza e continuità. Se ciò dovesse accadere, sarebbe la prima rivoluzione pacifica, esclusivamente ideale-culturale, della Storia.

Sia chiaro: convivere con la decrescita diventerà quasi giocoforza in molti paesi, per due principali ragioni: a, la disponibilità delle risorse (e spazi) b, la divisione delle risorse (materie prime) con i nuovi utenti (un paio di miliardi per ora). L’Italia forse sarà tra i primi a sperimentarla, effetto del governo m5s/lega. Fallimento (senza recupero:le dimensioni PIL italiano quasi 10 volte Grecia o Irlanda), ritorno alla lira (parziale dissoluzione UE)…decrescita (probabilmente infelice) ma nuova competitività e lavoro (con tasso di cambio salari alla cinese). Quindi addio a iphone e vacanze all’estero. Conti retti dal turismo. In Europa e nel mondo non è molto diverso!! Ma alla fine TUTTI DOVREMMO andare nelle direzione di una “decrescita” e del cambio della produzione di beni e merci, TUTTI dovremo ecologizzarsi un po …affascinante o no, ma sarà per la sopravvivenza e per il mantenimento di una certa qualità di vita. Meglio cominciare a riflettere

Infine: su Mujica, mi dispiace, non è vero. Una cosa è predicare per se una vita monastica, altra applicarla a tutti. Uruguay è cresciuto negli anni della sua presidenza tra il 4 e 6% (solo la crisi del 2015 ha ridotto le cifre).

La “decrescita” non affascina perché viviamo in un periodo di rimbambimento collettivo da globalizzazione e “populismo elitario neoliberale”ultima modifica: 2018-03-21T11:47:39+01:00da bezzifer
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