L’imbroglio giallo-verde del referendum

Per ipotizzare di aumentare la partecipazione, obiettivo condivisibile, il governo sottopone la democrazia rappresentativa a possibili conflitti istituzionali.

Come dimostra il testo del dispositivo con cui la Consulta ha reso nota l’inammissibilità del ricorso presentato dal gruppo del PD circa il comportamento della maggioranza nella mancata discussione parlamentare del testo di Legge di Bilancio recentemente approvato, si può impedire l’esercizio del potere legislativo del Parlamento, rispetto a quello propositivo del Governo, anche quando poi, contemporaneamente in commissione su altro provvedimento, si difende la necessità di aumentare la partecipazione popolare al potere legislativo.

Noi siamo contrari a far prevalere l’esercizio legislativo diretto su quello delegato al Parlamento. Siamo favorevoli all’allargamento della partecipazione diretta popolare, ma non al prezzo di superare il potere delegato al Parlamento.

Per la prima volta, con la modifica dell’Art. 71 della Costituzione si istituisce con rango costituzionale, una nuova fonte di legge, non il Parlamento, non il Governo, non la Corte Costituzionale, ma un comitato referendario, che lungi dall’essere terzo, rispetto all’eventuale competizione tra testo del quesito referendario, e testo parlamentare, sarà unico arbitro di se stesso, non eletto da nessuno e deciderà se accogliere o meno la proposta legislativa parlamentare alternativa al quesito referendario. Di più, il testo parlamentare, ancorché votato da un’assemblea elettiva regolarmente rappresentante del popolo sovrano, vedrà sospesa la sua efficacia in attesa del placet, o non placet, del comitato referendario, eletto da nessuno.

Quindi qui non c’è un allargamento della partecipazione, qui c’è un restringimento della rappresentanza. Il comitato promotore già oggi previsto, già oggi interlocutore della Corte di Cassazione nel dibattito sull’ammissibilità del quesito, diventa organo decisionale al pari di una corte costituzionale. Ed è qui che noi vediamo una trasformazione genetica del criterio di rappresentanza che è pericoloso.

Più in generale voi escludete un controllo preventivo di costituzionalità. Con ciò configurando un rischio gravissimo ex post, di un eventuale conflitto tra l’opinione della Corte e quella popolare, con conseguenze che è difficile immaginare di conflitto istituzionale senza precedenti. Cioè voi volete sanare il contrasto tra popolo ed elites ma istituzionalizzate il conflitto tra popolo e istituzioni.

Dunque l’impulso alla partecipazione si esplicherebbe nel sottoporre all’elettore, un articolato di legge, lungo a piacere, con relative coperture, di cui riconoscere, natura, qualità e quantità, il tutto nel chiuso della cabina elettorale, in pochi istanti, con la consapevolezza che quel voto potrebbe prevalere su quello parlamentare.

Voi sottoponete l’istituto della partecipazione al restringimento della scelta binaria, si/no, alla semplificazione di temi complessi, o per i quali in Parlamento si discute, si elabora, ci si confronta, si emenda, Voi non ponete limiti all’attività referendaria, di numero e di merito, o quasi.

Come ha detto Norberto Bobbio, “La Democrazia diretta può essere un utile correttivo alla democrazia indiretta, ma non può surrogarla, anche perché quella rappresentativa, con tutti i suoi difetti, è un sistema migliore di quelli che l’hanno preceduto e di quelli che sinora l’hanno seguita.

Non accusate noi di volere restringere la partecipazione, perché siamo noi che indichiamo in voi coloro che per approccio ideologico volete mettere in difficoltà l’elettore di fronte alle scelte della Democrazia.

Il vostro modello di elettore, si troverà di fronte la scheda elettorale più assurda e incostituzionale mai concepita. Potrà esprimersi favorevolmente al quesito referendario, oppure favorevole allo status quo, oppure favorevole all’ipotesi di legge parlamentare oppure allo status quo, oppure potrà dichiararsi favorevole a tutte due gli articolati e nel caso sia favorevole a tutte e due, potrà infine esprimersi nella terza riga segnalando il maggior favore a una o l’altra proposta. Ma se non avrà espresso parere favorevole ad entrambe, non potrà esprimersi nella terza, incredibile opzione. Configurando cosi una chiara e incostituzionale ineguaglianza del voto degli elettori.

Insomma, per ipotizzare di aumentare la partecipazione, obiettivo condivisibile, voi sottoporrete la democrazia rappresentativa, ad uno stress confuso e pericoloso, a possibili conflitti istituzionali, alla costituzioni di nuovi poteri istituzionali non eletti, alla innaturale semplificazione di attività legiferative complesse foriere di modifiche dell’assetto economico dello Stato, da sottoporre alla scelta binaria ed immediata del elettore.

Voi forse volete più partecipazione, ma state costruendo un nuovo conflitto, tra chi è eletto e chi elegge, tra elettori ed istituzioni, fuori dal Parlamento, senza garanzie, voi mettete a rischio la Democrazia rappresentativa, e questo statene certi, non avverrà con il nostro appoggio.

L’imbroglio giallo-verde del referendumultima modifica: 2019-01-17T12:00:31+01:00da bezzifer
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