In teoria la crisi di governo è già pronta. Salvini non può rinunciare alla Tav, Di Maio non può consentire che si faccia. Ma in Italia niente è mai così semplice, netto. La mediazione è stata affidata al premier Conte: e nelle sue mani qualunque cosa può diventare qualunque cosa altra.
La strada più semplice sembra essere quella di dire ok e di far partire i bandi di gara. Ma lasciando capire che entro qualche mese si cambierà parere e quindi sconsigliando alle aziende di partecipare. Così si potrà dire: si sono ritirate le aziende, nemmeno loro credono alla Tav.
Salvini, ovviamente, farà il diavolo a quattro, ma intanto ci saranno state le elezioni europee e avranno tutti altri problemi.
Il problema dei problemi sarà il governo. Salvini, con l’aiuto di Berlusconi, può farsene uno quando vuole, anche domani mattina: dentro i 5 stelle (ormai votati alla dissoluzione) può trovare tutti i deputati che vuole: 50, 100, 200.
Il problema è che non gli conviene, forse. In autunno bisognerà varare una finanziaria di almeno 35 miliardi, più probabile di 40 e oltre. Una mazzata da far diventare furibondo anche un leghista con la pistola. L’anno bellissimo, cioè, si va concludendo con un funerale stile Casamonica: carro funebre tirato da quattro cavalli, la banda con gli ottoni, e il popolo piangente al seguito.
Dubito che Salvini abbia voglia di essere il protagonista di questa orrenda cerimonia di fine anno.
E allora me lo vedo che sale le scale del Quirinale e che sussurra a Mattarella: “Perché per svelenire un po’ l’atmosfera, non facciamo fare un giro a Cottarelli? Poi vengo io”.
E Cottarelli, zam reddito di cittadinanza, zam quota 100, zam scempiaggini varie (decreto dignità e simili).
Forse si troverà anche un magistrato capace di incriminare Grillo per turbativa dell’ordine pubblico. E sarebbe ora.