Calenda su suo figlio minore: “È affascinato dal comunismo italiano, ma guarirà”

Intervistato da Panorama l’ex ministro parla di sé. La sua paternità precoce “l’evento di formazione più importante della vita: la nascita di mia figlia Tay. Avevo 16 anni, non avevo regole”

“Renzi deve decidere cosa vuole. Per esempio, se vuole fondare un suo partito: lo farà dopo le Europee. Ma siamo molto diversi, in questo. Lui rimane nella logica di una politica che interviene poco e si ritaglia un compito molto… motivazionale. Io, esattamente l’opposto Voglio un’azione molto meno evocativa: noi dobbiamo dare diritto di cittadinanza alla paura, e dobbiamo intervenire contro le disuguaglianze. Lui ha in mente una versione della Terza via ‘blairiana’ riveduta e corretta, io un riformismo nuovo. Tutto da costruire”, “io sono più moderno. Il mondo non è diventato piatto, l’Apocalisse non è arrivata, ma per la prima volta l’uomo potrebbe essere ‘agito’ dalle macchine, invece di agirle. Il lavoro cambierà e alcuni lavori finiranno. La crisi aumenterà l’insicurezza”. Lo afferma l’ex ministro Carlo Calenda in una intervista a Panorama. Ed aggiunge: “Continuare a dire ‘non vi preoccupate, nel futuro sarà tutto meraviglioso’ è, come minimo, suicida”, “il progresso è andato molto più veloce della società, e la sinistra deve essere all’altezza di questa sfida, tornare a difendere i ceti più esposti e spaventatì” e “penso che in epoche tumultuose lo Stato debba gestire le transizioni, ricomponendo le fratture tra perdenti e vincenti, diminuendo le diseguaglianze economiche ed educative. Ma Stato forte non vuol dire buttare i soldi nella nazionalizzazione di Alitalia”. Se Renzi uscisse dal Pd potrebbe essere tentato di seguirlo in un nuovo partito liberale? “Zero”.

Sono d’accordo per un riformismo nuovo, tutto da costruire, che sappia gestire i cambiamenti accompagnandoli e non esserne vittima. Ma la strada è molto lunga, piena di antichi conservatorismi da abbattere. Non la vedo facile, caro Calenda. Ma a chi ti contesta ciò che hai esposto dico.

Seriamente si parla nel 2019 di ideologie nate nel’ 800 e che hanno avuto realizzazione più di 70 anni fa, pensando che possano avere ancora senso?? Seriamente??

Il comunismo italiano è diventato democratico per autoconservazione. Dove era al potere non è mai diventato democratico. I comunismo è schiavitù .Guardate che non è facendo la guerra al “padrone” (come ai bei tempi antichi) che trovate lavoro e magni.
Col “padrone” devi fare gli accordi (vedi socialdemocrazia tedesca). E gli accordi non li faite se ti metti di traverso, perchè il manico del coltello ce l’ha in mano lui. Se ve lo dimenticate site fregati in partenza. Meno sogni e idealismi e più concretezza.

E questo vale pure nel PCI ITALIANO, ma il suo limite è stato quelle di non aver mai deciso di sporcarsi le mani e farsi carico dello sviluppo complessivo e della digitalizzazione di tutti i settori del paese che è la base moderna per aumentarne la produttività, per cui la produttività italiana è rimasta ferma dal 95 al 2014, mentre quella di tutti gli altri paesi avanzati nello stesso periodo cresceva del 30% e con quella crescevano i redditi medi, il PIL, cioè la quantità di attività e posti di lavoro e il welfare, mentre da noi tutto rimaneva fermo e le poche concessioni ai cittadini erano fatte aumentando il deficit pubblico, cioè chiedendo i soldi in prestito fino al 131,8% del PIL, cioè mettendo una bomba sotto la sedia di tutti i governi futuri.
Renzi è l’unico che abbia fatto il passaggio da un sindacalismo corporativo alla presa in carico dello sviluppo complessivo del paese e per questo è stato attaccato da tutti, ma per questo il suo,libro è primo in classifica di vendite e le sue presentazioni riempiono le sale.
Una Sinistra moderna deve farsi carico dello sviluppo, fare cioè il passaggio fatto da Blair, Clinton e Obama, ma giustamente, come dice Calenda, farsi anche carico di chi dallo sviluppo rimane tagliato fuori, cosa che non ha fatto nè Blair, nè Clkinton nè Obama lasciando spazio ai Trump e ai populisti e sovranisti nostrani.
Renzi aveva trovato un paese in recessione e il pericolo di finire in una spirale come la Grecia in cui si continuavano a chiudere industrie e a perdere posti di lavoro era così alto che può essere parzialmente giustificato il fatto che non abbia affrontato fin dall’inizio il problema delle 5 milioni finite sotto soglia di povertà dopo Monti