Come Salvini mentì sulla Libia e fece indispettire sia Tripoli che Haftar.Era il giugno del 2018 e la stampa amica parlava in pompa magna della Missione di capitan Nutella che prometteva cose farlocche

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Facciamo un piccolo salto indietro e andiamo a fine giugno 2018, ossia meno di un ano fa, quanto il sedicente ministro dell’Interno annunciava in pompa magna, con tanto di selfie e propaganda social, la sua visita in Libia per riportare ordine e sicurezza, come se a comandare in quelle terre fosse lui.

Diceva Salvini: “Il mio impegno – ha assicurato – sarà massimo per rinsaldare l’amicizia tra i nostri due Paesi e la collaborazione su tutti i fronti”.
E continuava la stampa amica con toni elegiaci: “Il viaggio, fortemente voluto dal ministro degli Interni che ha ringraziato le autorità e la guardia costiera libica per aver salvato e accolto centinaia di migranti in mare, servirà a “imporre” alle autorità locali le sue “posizioni rigide” in tema di contrasto all’immigrazione clandestina”.

Caspiterina; “imporre”, “posizioni rigide”, parolone dette forse scambiando la Libia per il M5s dove il leghista ordina e Di Maio esegue.

Ma cosa aveva detto allora Salvini? Leggiamo sempre le cronache che segnalavano che Salvini aveva ribadito la propria contrarietà all’apertura di nuovi hotspot in Italia. “Sarebbero un problema per noi e per la Libia stessa perché i flussi della morte non verrebbero interrotti – ha spiegato il ministro dell’Interno – noi abbiamo proposto centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come Italia” . 

L’idea era di aprirli in paesi come il Niger, il Mali, il Chad e il Sudan.

Che dire? Parole di Salvini buone per la propaganda dei beoti che gli credono e che magari ignorano la differenza che esiste tra la Tripolitania la Cirenaica e la balalaika.

Ma prive di risultati e perfino controproducenti: il vice primo ministro libico, Ahmed Maitig, aveva subito infatti rifiutato “categoricamente la presenza di qualsiasi campo per migranti in Libia”.

Quanto a Niger, Mali, Chad e Sudan, essendo paesi sovrani, non era certo Salvini a poter decidere cosa dovessero fare. E quelle parole, oltre ad essere una volgare ingerenza (cosa diremmo se il ministro degli interni di uno di quei paesi dicesse che bisogna aprire hotspot in Sicilia?) si sono rivelate per quello che erano: una buffonata priva di senso, di consistenza e dette da chi non aveva alcun potere di dirlo.

Due aggiunte: oltre ad aver indispettito Tripoli, la visita di Salvini e le sue strampalate idee di hotspot nel sud libico avevano provocato la reazione minacciosa di Haftar e dei suoi uomini.
E una perla da rimarcare: «Ho visitato in Libia un centro di accoglienza e protezione per mille migranti che sarà pronto entro un mese con la collaborazione dell’Unhcr: vale contro la menzogna e la retorica per cui in Libia si tortura e si ledono i diritti civili».
Chi diceva menzogne?

Come Salvini mentì sulla Libia e fece indispettire sia Tripoli che Haftar.Era il giugno del 2018 e la stampa amica parlava in pompa magna della Missione di capitan Nutella che prometteva cose farloccheultima modifica: 2019-04-13T17:53:50+02:00da bezzifer
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