Un Pedro Sanchez che prenda voti al Pd manca.Come in SPAGNA! PRIMA L’HANNO BRUCIATO,ORA RIVALUTATO,IN ITALIA L’HANNO BRUCIATO E QUEL CHE RESTA ESTROMESSO,QUESTO LEADER SI CHIAMA MATTEO RENZI. .E PRETENDONO DI RINASCERE.

 

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La pedissequa banalità è dire, oggi, guarda in Spagna come sono riusciti far rinascere la sinistra. Non va mai bene accalappiare modelli stranieri e importarli da noi convinti degli effetti taumaturgici. Tra l’altro, sa di periferia provinciale, strausata. Allora perché diciamo che Pedro Sanchez, il leader del partito socialista spagnolo è un esempio valido per rimettere in piedi il Pd italiano? La scienza politica ci interessa poco perché il caso iberico, e del suo leader in particolare, è totalmente assimilabile alla parabola su e giù di Matteo Renzi.

Ricordate la fotografia dei leader progressisti in camicia bianca alla Festa dell’Unità di Bologna del 2014? Fu definito il patto del tortellino o in clima di serietà regimental, fu stretto un vero e proprio patto generazionale. Renzi era al massimo della popolarità. E dopo quella istantanea conobbe una progressiva discesa. Lo stesso fu per Pedro Sanchez, che poi si dimise da segretario dei socialisti e anche da deputato per la ”guerra” che gli fece il partito sulla questione dell’appoggio al governo del popolare Rajoy.

Successivamente Sanchez fu richiamato a gran voce dal partito, fece anche il presidente del Consiglio e, oggi, ha segnato la rinascita del Partito socialista spagnolo. Renzi ha fatto degli avanti e indietro dal Pd, spesso incomprensibili, ma alla fine il partito ha fatto di tutto per liberarsene definitivamente, senza chiedere alcun ritorno. Il baco, direbbero gli informatici, sta qui.

Sanchez è la vittoria di una persona, di una giovane leadership forte, anche nel tratto estetico, che ha ridato fiato alla rinascita socialista spagnola. Quello che era Renzi per il Pd. Che, i suoi compagni di partito, hanno logorato e liquidato. Sbandierando la teoria balorda del Noi contro l’Io. Mettendosi in pratica contro la storia, contro gli eventi, contro la realtà, avvalorando l’immagine che la pozione magica del risorgimento sta nel ripescare loffie rappresentazioni incartapecorite di un partito tutti dentro, indistinto, con qualche parola d’ordine vecchia maniera e onnicomprensiva.

I risultati sono palpabili in queste settimane. Il cavallo di battaglia del Pd per le europee è l’unità. Qualcuno del Pd spieghi cosa ci fa un cittadino qualunque, semplice, come noi con l’unità di quel partito da portare a Strasburgo. Messaggio e comunicazione incomprensibili. E irricevibili. Con alla base il vero default di questo ragionamento: al Pd manca il leader. La leadership. L’uomo forte.

Non si può mettere il crocione su questo beverone che nella contemporaneità è il solo che può aiutare un partito in discesa libera a risalire, solo perché chi tiene le redini del Nazareno sa di non possedere alcuna dote di capo determinato, con una ascendenza potente che travalica i confini tradizionali del Pd.

E questo è un problema enorme proprio in rapporto ai contenuti che si veicolano, all’alternativa che si cerca di mettere in piedi per convincere gli elettori a votarla. La storia politica europea odierna ci dice che prima dei partiti di destra, sinistra, centro arrivano i leader. Sia per la determinazione della novità che per la conferma della tradizione (il caso americano insegna: si contendono la Casa Bianca due ultrasettantenni, Trump e Biden).

Invertire questo corso, in modalità abborracciata, confusionaria, pescando di qua e là nella sinistra, intrugliando un minestrone, per carità fatto di persone per perbene e capaci, ma alla fine senza alcun traino, nessun maglio colpo su colpo che scardini, che nel solco tracciato semini l’efficacia della novità proposta, è un percorso questo descritto che corre depotenziato.

Basti osservare i sondaggi. Il Pd non cresce, malgrado Lega e 5 Stelle siano il calembour al potere. E guardando al dopo europee, aleggia una convinzione larga. Il Pd sarà costretto a chiamare un Renzi (non è necessario quel Matteo là), alla sua guida, o se non avverrà uno strappo così feroce, si porrà l’esigenza della nascita del Partito di Renzi.

Un Pedro Sanchez che prenda voti al Pd manca.Come in SPAGNA! PRIMA L’HANNO BRUCIATO,ORA RIVALUTATO,IN ITALIA L’HANNO BRUCIATO E QUEL CHE RESTA ESTROMESSO,QUESTO LEADER SI CHIAMA MATTEO RENZI. .E PRETENDONO DI RINASCERE.ultima modifica: 2019-04-29T18:12:24+02:00da bezzifer
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