Zingaretti, guardati dai filo-grillini

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Zingaretti, guardati dai filo-grillini

Nel Pd alcuni sono ANCORA tentati da un accordo col M5s. Ma dopo una batosta andare al governo con Di Maio reduce da una sconfitta sarebbe un’ulteriore sfida per gli elettori. E un suicidio. Se Conte cade si vada al voto e basta.

Per Matteo Salvini e Nicola Zingaretti la conferma di Luigi Di Maio alla guida dei 5 stelle è
una buona notizia. Salvini può continuare a fare shopping nell’elettorato grillino, il segretario
Pd può ancora recuperare qualche scappato di casa. Ma non si tratta solo di questo.
 
 

È che con la conferma di Di Maio, figlio autentico di Beppe Grillo, si mette definitivamente in chiaro il bluff della Casaleggio. La macchina mediatica messa in piedi da padre e figlio prevedeva un Movimento che facesse una straordinaria “ammuina”, salvo poi attestarsi al governo e da lì fare da lobbista dei più disparati interessi con l’unico vincolo di non violar alcuni “no”, tipo la Tap, la Tav e poche altre cose. Sul resto la regola era galleggiare. Non avendo una identità, il Movimento ha rinunciato a qualunque scelta politica. Salvini spostava l’asse del governo più a destra di Viktor Orban? Di Maio gli andava dietro. Diritti civili? Neppure a parlarne tranne il finale sussulto contro il convegnone reazionario di Verona.

Per Salvini la strategia è chiara. Tenersi Di Maio e rompere con lui quando i suoi infiltrati in Forza Italia avranno maramaldeggiato sul corpo di Berlusconi. A quel punto l’attacco finale, la chiamata in campo della minoritaria Meloni e voto anticipato

IL PAESE SECONDO CASALEGGIO

L’idea del Paese che si era fatto il piccolo Casaleggio era che ormai i 5 stelle si erano insediati, che la sinistra era morta, che la destra era finita con Silvio Berlusconi. Si trattava solo di amministrare mettendo a capo del condominio grillino un ragazzo con il vestito della domenica, una buona parlantina al netto dei congiuntivi sbagliati, un sorriso accattivante che ripetesse agli italiani che tutto procedeva per il meglio e il futuro era radioso come per i coreani del Nord. Accanto a Di Maio Casaleggio s’era inventato un Di Maio più avanti negli anni, meridionale da cortile pure lui, cioè di quelli che mascherano il dialetto con una parlata in un improbabile italiano senza accenti, incapace di gestire la furia di Salvini.

LA STRATEGIA DI SALVINI

Questa coppietta oggi resta alla testa del movimento e garantirà a Salvini ulteriori successi e a Zingaretti di recuperare un altro po’ di voti. Per Salvini la strategia è chiara. Tenersi Di Maio e rompere con lui quando a destra i suoi uomini (e donne) infiltrati in Forza Italia avranno maramaldeggiato sul corpo del povero Berlusconi. A quel punto l’attacco finale, la chiamata in campo della minoritaria Giorgia Meloni e voto anticipato.

 

LE SIRENE PENTASTELLATE

Zingaretti ha in testa una strategia che nella sostanza è simile. Opposizione netta, ricostruzione del partito e al momento della crisi andare al voto senza ascoltare le sirene del governo con Di Maio e senza Salvini. Il povero Zingaretti, però, dirige un partito assai strano. Questo partito piange perché è in ripresa ma non troppo, si dispera per la fine della sinistra invece di mandare definitivamente in quel posto lì Nicola Fratoianni e poi deve sopportare il querulo Matteo Renzi che pensa che la sua defenestrazione sia stata frutto di un complotto e non della sua presunzione e stupidaggine. A questi Zingaretti deve aggiungere i “governisti” che aspettano la caduta di Giuseppe Conte per andare al governo con Di Maio o, pensate un po’, con Roberto Fico.

 

SE CONTE CADE SI VADA AL VOTO

Questo sono suicidi in politica. Hanno bisogno di un medico, uno molto bravo. Per le seguenti ragioni. Andare al governo in un parlamento che vede i deputati e senatori del Pd eletti dopo una batosta senza precedenti è una sfida per l’elettorato tutto intero. Vederlo al governo con Di Maio dopo che anche questo ha perso clamorosamente una elezione rappresenterebbe una ulteriore sfida. L’idea che verrebbe fuori è che le elezioni non contano, contano i politicanti. So bene che molti mi spiegheranno che bisogna salvare il Paese da Salvini, che i 5 stelle non sono così male, che abbiamo doveri repubblicani. Tutte cose vere ma tutte cazzate. Se Conte cade, si va al voto. E si va al voto come sinistra unendosi, chiamando in campo gli elettori che sono in sonno, invadendo il campo dei 5 stelle. Serve un programma di governo di cose da fare subito per far vivere meglio la gente che sta male, un programma di lavori pubblici che dia occupazione e un sogno per il futuro. Non ci vuole Mandrake. Zingaretti va bene.

 

Zingaretti, guardati dai filo-grilliniultima modifica: 2019-06-13T12:02:24+02:00da bezzifer
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