Renzi ‘one-man-show’ al Senato.Un incubo per Pd e avversari

E’ l’incubo dei propri compagni di partito, il fantasma che agita il sonno dei suoi avversari politici, il ‘fenomeno’ di studio incomprensibile per molti esponenti dell’intellighenzia italiana soprattutto quella di sinistra pura e dura, il detestato artefice, a detta di una larga fetta di popolazione, di tutti i mali che stanno portando il Paese alla rovina.

Matteo Renzi, non è molto simpatico, ma è l’unico vero leader che la politica nazionale ha avuto dopo l’uscita di scena di Silvio Berlusconi. E come tutti i personaggi carismatici e di potere, inevitabilmente suscita l’odio più estremo, oppure il cieco amore. Da quando è finito nella polvere dopo la sconfitta al referendum costituzionale e la batosta alle politiche dell’anno scorso, continua ad essere di ingombro con il solo fatto di esistere; presenta i suoi libri sempre in sale affollatissime e osannanti, decide come vuole e quando vuole di comparire in televisione per la gioia dell’anchorman di turno, milioni di follower lo seguono sui social. E le sue uscite non sono mai banali, cosa che fa irritare ancora di più i detrattori che vorrebbero definitivamente chiudere la partita togliendoselo dai piedi in qualsiasi modo.

Usando ogni mezzo, dall’invettiva politica alle fake news sulla sua vita privata, dalle indagini della magistratura sul conto della famiglia, alle campagne mediatiche dei giornali di destra e sinistra per distruggerne l’immagine.

Tanto astio perché tutti sanno che una sua ridiscesa in campo, ammesso che abbia mai abbandonato il terreno di gioco, scompiglierebbe le carte su tutti i fronti.

Lui lo sa, ma si tiene alla larga da una simile tentazione, sono ancora troppo fresche le ferite subite durante la caduta e non sembrano maturi i tempi dominati oggi dalla ubriacatura populista al culmine della sua ascesa. Per il momento, come dicevamo, si limita a ‘marcare il territorio’, ogni tanto piazza una zampata maligna che generalmente fa rumore e inquieta amici e nemici.

Dalla sua ha i risultati degli anni in cui è stato al comando della nave, i mille e diciassette giorni del suo governo caratterizzati da riforme attese da anni. Come quella controversa sul lavoro (job act), sulle unioni civili, la scuola, il terzo settore, gli stipendi della pubblica amministrazione, la legge sul “Dopo di noi”, le norme per l’autosufficienza.

Per non parlare degli interventi finanziari e fiscali, dallo stop a Irap e Ires, agli 80 euro a 11 milioni di taliani e quelli in più al comparto sicurezza, l’abolizione di Equitalia, la riduzione del canone Rai (fatto pagare a tutti attraverso la bolletta dell’energia elettrica), l’aumento delle pensioni minime, i 500 euro a tutti i giovani diciottenni, il Pil a +1,6%, la riduzione di 43 miliardi del debito pubblico e la crescita in positivo.

Insomma, parecchia roba con cui fare i conti per i padroni del vapore attuale. Così appena gliene capita l’occasione cala il carico da novanta con l’arroganza, il sarcasmo, l’indisponenza tagliente di chi guarda tutti dall’alto in basso e se ne fa beffe. Come è successo ieri al Senato nel corso del suo pirotecnico intervento, tra gli applausi a scena aperta del gruppo Pd, sul decreto crescita poi approvato con la fiducia dei senatori della maggioranza Lega-M5S.

Un ‘one-man-show’ dove non ha risparmiato critiche a nessuno. A cominciare dal governo gialloverde e il suo rapporto con la crescita “due mondi paralleli, destinati a non incontrarsi”  e che anzi  “da quando ci siete voi la crescita è sparita”. E per questo ci sono due letture diverse: “voi dite che è solo un fatto di sfortuna, noi pensiamo che siate incapaci, ma quello che è certo è che i numeri parlano per voi”. 

Poi ha preso di mira il premier, Giuseppe Conte.

“Il presidente del Consiglio – ha ricordato – ha detto che questo sarà un anno bellissimo. Il presidente del Consiglio, aspirante meteorologo, questo vice dei suoi vice, portavoce del suo portavoce, cerimoniere senza cerimonia, che non riesce a mettere bocca sulla Libia, sul Venezuela, su Trump, sulle nomine, va alle riunioni con Casalino, scambiando le nomine  – ha aggiunto perfido –  con le nomination, anche se un certo know how, su questo, sicuramente Casalino può portarlo”. 

Sistemati governo e premier è passato a ricordare alcuni dati sulla situazione economica lasciata dal Pd alla fine dei governi di centrosinistra. “Quando siamo partiti – ha spiegato animandosi – il governo Monti e quello successivo di Letta, stavano intorno al meno 2 per cento di crescita del Pil, quindi in decrescita; i nostri governi sono arrivati poco sotto al più 2 per cento; con voi siamo tornati allo zero. Esplode la cassa integrazione, cresce la pressione fiscale, il Paese va peggio di prima. Il dramma è che avete fatto tutto da soli. Si dice: voi crescevate perché avevate Draghi. Ce lo avete anche voi, ce lo abbiamo anche noi e meno male che Draghi c’è, si sarebbe detto una volta”.

Non meno sferzante è stato nei confronti dei due partiti alla guida dell’esecutivo ricordando in particolare la ‘festa del balcone’ di Di Maio e dei ministri grillini commentando con sarcasmo che  “da quando il ministro dello Sviluppo economico è uscito da quel balcone (deve aver fatto effetto), voi non siete più rientrati in voi stessi. Questo dramma vede l’Italia in difficoltà. Potete manipolare le parole, ma non la realtà”. 

Parole che ovviamente hanno scatenato le ire dei parlamentari Cinquestelle i quali hanno cominciato ad inveire trasformando l’aula in una bolgia. Nella quale però Renzi ha affondato i colpi alzando di molto il volume stentoreo della voce. “Qui un tempo era tutto un accusare: ‘Premier non eletto’ – ha detto quasi gridando – oggi si chiama ‘avvocato del popolo’. Qui un tempo era tutto ‘inciucio vecchio stile’; ora si chiama ‘contratto di governo’. Tra l’altro – ha aggiunto – ci avevate spiegato, signori della maggioranza, che avreste fatto il contratto di governo perché almeno non si sarebbe litigato: rispetto a voi, ‘Beautiful’ è il paradiso terrestre, per i litigi costanti dei quali state dando pessima prova”.

Nel crescendo l’ex segretario ha colto l’occasione anche per regolare un vecchio conto in sospeso che aveva con Paola Taverna, un tempo pasionaria del M5S, oggi tranquilla vice presidente del Senato. “Qui un tempo – ha urlato – era tutto ‘onestà’; adesso si definisce ‘49 milioni’, si fa prima. Qui un tempo, quando si metteva la fiducia (la numero 13 dall’inizio della legislatura, la quarta al Senato, 9 alla Camera) la vice presidente del Senato attuale, senatrice Paola Taverna, faceva una diretta Facebook e diceva: ‘Mettono la fiducia: siamo in dittatura’. Ora, naturalmente, la senatrice Taverna ha compiuto un percorso che l’ha portata alla vicepresidenza del Senato, dopo una breve esperienza come esperta di vaccini, e noi siamo contenti di questa grande modifica e di questo cambiamento che la riguarda; ma il fatto è che mettete una fiducia al mese”.

Infine, il bersaglio grosso, l’uomo che ha preso il suo posto nell’immaginario degli italiani, il Capitano, Matteo Salvini, sommerso da una caterva di velenosi sarcasmi tutti diretti a metterne in ridicolo la statura etico-politica. Riuscendoci, considerando i sorrisini compiacenti dei senatori di quasi tutti i gruppi, tranne naturalmente quelli della Lega.

“Matteo Salvini – ha detto –  lo ricordo quando parlava della Corea del Nord, dove, a suo dire, vigeva un grande senso di comunità. Adesso va alla Casa Bianca, meglio così. Me lo ricordo quando intonava: ‘Senti che puzza, scappano anche i cani: stanno arrivando i napoletani’, parole dello statista di Pontida, e oggi dice ‘Viva il Sud’. Meglio così, ha cambiato idea. Tifava Francia ai Mondiali del 2006, Salvini, in una bellissima diretta per Radio Padania. Ha iniziato con i comunisti padani, signor Presidente, difendendo il Leoncavallo, ora parla di ‘zecche dei centri sociali’. Insomma, Matteo Salvini cambia idea. Magari fra dieci anni lo troveremo volontario di una nave ONG nel Mediterraneo, con la scritta ‘Aprite i porti’”. Be’, può stare sulle palle, ma di un Renzi così sarebbe un peccato farne a meno, se non altro per non annoiarsi.

Renzi ‘one-man-show’ al Senato.Un incubo per Pd e avversariultima modifica: 2019-06-28T09:03:39+02:00da bezzifer
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