Renzi è tornato in palla, i renziani sono tornati in massa

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Ma Renzi va avanti, è caricato a pallettoni, i renziani pure e, “dato che non si vota”, come ripete sorridendo a 48 denti (Zingaretti e i suoi avevano scommesso tutte le loro fiches su elezioni politiche anticipate proprio per operare un radicale ‘change’ dentro i gruppi parlamentari, oggi ancora largamente colorate dalle ’50 sfumature di grigio’ del renzismo, e per ottenere, finalmente, gruppi a loro fedeli), hanno fila e lana da tessere. La rappresentazione plastica del fatto che ‘dirsi renziani’ non è più un’infamia e una colpa sono le prime fila, quelle ‘vip’, del teatro Puccini: da porte di servizio ed ascensori secondari, mentre il fan peone e solitario fa la fila sotto il sole cocente di Milano , entra la creme del renzismo di ieri come di oggi. Maria Elena Boschi, ovviamente, discreta e imperiosa, ammirata da tutti (anche perché, onestamente, sempre più bella). Le deputate Lucia Annibali e Teresa Bellanova, vari maschietti che sono deputati o, in ogni caso, renziani della prima ora. L’ufficiale di collegamento di Renzi in Europa, l’ex sottosegretario Sandro Gozi, che con Macron e i liberali Ue lavora, ogni giorno, fianco a fianco. Ma anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e – a sorpresa – il sindaco di Milano, Beppe Sala, che va bene che è il primo cittadino, ma con Renzi ha avuto mille e uno scontri e invece ora è in prima fila che se lo sente tutto per intero (c’è pure l’assessore Maran, in un angolo, da notare che Renzi parla per ore, ma tutti i suoi sono entusiasti, tranne i cronisti che mostrano evidenti segni di sonno e cedimento strutturale). Il prete di strada don Enzo Mazzi. L’ex direttore dell’agenzie delle Entrate Ruffini. Imprenditori (pochi) e militanti renziani che ancora rimpiangono il loro leader, vedovi e vedove del ‘renzismo’ come stato d’animo perenne prima ancora che come forma di partito e potere. Le punte di lancia del dream team dei renziani pasdaran, Roberto Giachetti (che almeno evita la corsa affannosa alla prima fila) e Anna Ascani (in ritardo), ma anche tanti deputati che, in teoria, militano dentro “Base riformista”, la nuova area dem di Guerini e Lotti che dovrebbe, in astrazione, raccogliere non renziani sfegatati ex renziani o renziani delusi che, invece, stanno tutti qua (Borghi, Paita, Fanucci, Marattin, peraltro applauditissimo da Renzi e dagli astanti). Come a dire, e dichiarare, che ‘al cuore non si comanda’ o che, ‘il richiamo della foresta’ è troppo forte, impetuoso. E poi, ovviamente, Francesco Bonifazi, ex tesoriere dem, che Renzi cita una continuazione dal palco, per sfotticchiarlo, ma a cui è legatissimo, mentre la Boschi – quando si parla, guarda un po’ – di educare i giovani attraverso una Summer school di politica (“Meritare l’Italia”) che si terrà ad agosto (in Toscana, ca va sans dire) – urla dalle prima fila dove è, “alle primarie i sedicenni votano!”. Ecco, appunto. Renzi a quello pensa: a riconquistare il Pd. Sembra che non ne parli, ma ne parla in continuazione e in modo quasi ossessivo.

“Siamo una corrente del Pd? No, basta, abbiamo già dato. Chi vuole fare le correnti le faccia”, dice con disprezzo, “noi siamo una corrente culturale, riformisti contro populisti, in Italia la democrazia non è in pericolo (e qui c’è l’unica volta in cui la sala rumoreggia, quasi contrariata, ndr.), ma l’Internet delle cose, i social, gli algoritmi sono loro che mettono in pericolo la democrazia”, è la tesi di Renzi, corredata da una lunga – e stucchevole – elencazione di tutte le cose ‘buone’ fatte dal suo governo (Jobs Act, 80 euro, lotta alla povertà, servizio civile, terzo settore, etc.), un rapido passaggio sulla polemica sui migranti che lo ha visto attaccare, a muso duro, sia Minniti che Gentiloni (ministri e successori del suo governo), qualche slogan di buon livello e ad effetto (“Siamo noi legge e ordine contro l’illegalità e il caos!”) e, soprattutto, il frontale con Salvini.

Renzi è tornato in palla, i renziani sono tornati in massaultima modifica: 2019-08-23T12:00:36+02:00da bezzifer
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