Ora all’Italia non servono eccitanti ma del Lexotan.

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Mentre la trattativa M5s-Pd va avanti a rilento, mi auguro che nel duro dibattito pubblico dei prossimi giorni molti intellettuali di destra e di sinistra e tanta gente pensante rinuncino ad accendere fuochi o fuocherelli. Il clima da guerra civile non giova a nessuno.

Il dibattito aspro sul nuovo governo, se si farà, durerà a lungo. Così come la discussione su come affrontare le elezioni in caso di non nascita o fallimento del Conte Bis avvolgerà il dibattito pubblico per mesi. Ci sono in giro posizioni nette e trasversali. Si trovano sostenitori del nuovo governo nella sinistra radical e fautori del voto subitissimo fra cerchiobottisti e liberal di destra o di sinistra.

Anche Matteo Salvini, a mio parere, non è così convinto di andare subito al voto. Ci andrebbe come un pirla che si è fatto sbattere fuori dal governo avendo immaginato di essere lui quello che sbaraccava tutto e dopo aver subito in parlamento la lezione di democrazia dall’avvocato Giuseppe Conte. I sondaggi dicono che l’onorevole Giorgia Meloni, malgrado la terribile crisi di Forza Italia, è ancora lì al palo del 6%. Insomma siamo in quella classica situazione in cui tutti sperano che l’avversario o l’amico-nemico sbagli perché ciascuno non ha idee chiare in testa.

LA PARTITA COMPLICATA DI NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti, con la sua proverbiale lentezza, sta facendo dignitosamente il suo lavoro. Non è entusiasta delle soluzione Conte, ma continua a trattare. Tutti gli dicono che non conta una mazza perché ormai fa tutto Matteo Renzi, ma il segretario Pd Renzi e i renziani li tiene appesi o a incarichi di governo che premierebbero solo alcuni di loro o alla gara di sopravvivenza in caso di liste elettorali immediate. Se tutto dovesse andare bene, ossia se nascesse un governo dignitoso con un programma facile-facile da fare subito, Zingaretti avrebbe il Pd finalmente nelle sue mani. Se tutto fallisse potrebbe dire di averci provato e nessuno potrà negare che questa sia la verità.

IL M5S BLOCCATO DAI PICCOLI INTERESSI DEL DUO DI MAIO-DI BATTISTA

I cinque stelle sono francamente patetici. Conte gli ha dato l’occasione di una ricollocazione politica trovando anche l’appoggio di Beppe Grillo. Invece i piccoli interessi del duo Di Maio-Di Battista, per tacere sulla gran voglia di Gianluigi Paragone di tornare nella vecchia casa leghista, stanno rivelando ancora di più il carattere fragile della leadership M5s. Marco Travaglio li incita e generosamente dà persino buoni consigli ma i vecchi ragazzi di Grillo non hanno capito la cosa fondamentale, che è questa: sono loro che hanno bisogno di un governo purchessia perché se si votasse subito sarebbero massacrati e se tornassero con Salvini avrebbero gli stessi voti del partito di Giovanni Toti o del futuro partito di Matteo Renzi. Ci sono troppi calcoli della serva – mi scuso con la categoria – in questa crisi. Molti nel Pd dimenticano che se Conte non avesse chiuso la porta in faccia a Salvini lo stesso Pd non sarebbe tornato in gioco. I pentastellati dimenticano che hanno l’ultima occasione per dimostrare al proprio elettorato che vale la pena portarli al governo.

LA DESTRA DEVE CERCALE UNA LEADERSHIP PIÙ AFFIDABILE

La destra può avere il vantaggio di fare una operazione indispensabile, cioè criticare il proprio leader e sceglierne un altro dignitoso. Ha ragione Gianni Cuperlo quando dice che nel giudizio di inaffidabilità democratica non bisogna mettere tutta la Lega che è composta e diretta da brave persone che governano territori immensi e tutto il Nord. Ma la vicenda Salvini prova che una grande realtà come la destra italiana ha bisogno di un personaggio che unisca e che parli al Paese e non a quelle folle urlanti che solo i radical chic non più di sinistra e i cerchiobottisti considerano l’unico popolo possibile.

 

Ora all’Italia non servono eccitanti ma del Lexotan.ultima modifica: 2019-08-27T10:00:11+02:00da bezzifer
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