E adesso cambiamo pagina sull’immigrazione.

E adesso cambiamo pagina

In Europa e in Italia, c’è bisogno di una svolta radicale sul tema dell’immigrazione. Lo scriviamo nelle giornate in cui si sta giocando la partita rilevantissima riguardante la formazione del governo Conte. Governo che nasce dopo il fallimento dell’esperienza sovranista e dopo che, proprio sui temi della sicurezza, dell’accoglienza e delle frontiere, si è tanto detto a sproposito e seminato male.

Il ragionamento che facciamo è molto semplice. Il tema è gigantesco e va affrontato nella consapevolezza che serve una politica diversa da quella praticata in un’Europa dove ha vinto spesso la deresponsabilizzazione e in un’Italia che non riesce a mettere a confronto opinioni anche molto diverse con pacatezza e in maniera costruttiva. 

E non si tratta “semplicemente” di ragionare su come affrontare gli ingentissimi danni prodotti da Matteo Salvini, il quale ha trovato tanto spazio anche per l’incapacità dei governi di tanti Paesi e dei governi italiani degli anni duemila, nel fare scelte condivise e mature per governare e non subire i flussi, per tenere insieme diritti umani e legalità.

La profonda revisione di “Dublino”, lo svuotamento dei campi libici, le politiche di sostegno allo sviluppo e di cooperazione, la difesa del diritto al soccorso in mare, il valore dell’accoglienza diffusa come primo passo per mettere in campo la piena integrazione dei migranti (questione sciaguratamente ignorata negli anni e “demandata” alle comunità locali), la cultura del valore del riconoscimento della cittadinanza, a partire dall’investimento sulle nuove generazioni: queste possono e debbono essere la parole d’ordine dalle quali partire. E per farlo c’è bisogno, a tutti i livelli, di maggiore coraggio.

Perchè è evidente che la scorciatoia nazionalista, fondata sull’ideologia dei muri, è efficacissima sul piano del consenso. A maggior ragione se la si attua con la complicità di parte dei mezzi di informazione. 

Dunque vi è bisogno di sfidare le logiche che sembrano andare per la maggiore e di scommettere sul “senso”. Quello che faccia dire che una vita in mare è una vita e che rendere ancora più invisibili e irregolari i migranti presenti sui nostri territori non fa altro che far crescere l’insicurezza (la quale, poi, diventa la migliore benzina da gettare sul fuoco per colpire la convivenza).

Sono ore e giornate decisive. Speriamo che non vengano sprecate e che anzi ci permettano, nei primi mesi di governo, di mettere mano alla scrittura di una nuova normativa a livello nazionale ed europeo da realizzare nel segno della speranza e non della paura.

E adesso cambiamo pagina sull’immigrazione.ultima modifica: 2019-09-05T12:22:09+02:00da bezzifer
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