Vince l’asse M5S-Renzi. E il Pd finisce già alle corde

Altro che «avvocato degli italiani», Conte è costretto a fare da arbitro tra i litigi della maggioranza.

Giuseppe Conte indossa un abito sempre più politico e si concede rassicurazioni e promesse sulla manovra e sui paventati aumenti delle tasse. Dettagli non ne concede, anche perché un accordo tra Pd e Cinquestelle non c’è e come ammette «ci manca ancora qualcosa per trovare la copertura», ma il premier mette in mostra una granitica certezza: «Sull’Iva c’è un equivoco, lavoriamo per ridurla non per aumentarla. Abbiamo trovato i 23 miliardi».

L’annuncio viene dato all’uscita da Palazzo Chigi, dove sono riprese le trattative di governo sul Def dopo il vertice notturno con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri e i capi delegazione dei partiti, un summit durato quattro ore nel quale non si è trovata la quadra. Conte prova a rilanciare sul fronte della spesa. «Io non sono un mediatore, voglio essere un riformatore. Dobbiamo dare più soldi in busta paga ai lavoratori dipendenti – promette – quindi è giusto il taglio del cuneo fiscale in questa congiuntura, l’abbiamo scritto nel nostro programma». Sull’Iva «il mio obiettivo è addirittura abbassarla, per portare le bollette dal 10% al 5%, affinché le famiglie meno abbienti possano comprare pane, frutta fresca e latte con l’Iva all’1% anziché al 4%. Dobbiamo valorizzare metodi di pagamento alternativi al contante, dando la possibilità di accedere a mezzi come la carta di credito a zero, quindi senza commissioni. Sono andato in Parlamento per perseguire l’evasione, realizzare la modernizzazione, la digitalizzazione del paese, far volare l’Italia. Non mi posso accontentare di sterilizzare l’Iva. Stiamo lavorando a un piano per raggiungere gli obiettivi, lasciateci qualche giorno di tempo».

La sera prima la sortita televisiva di Luigi Di Maio da Massimo Giletti e l’annuncio di uno stop pentastellato a qualunque ipotesi di aumento dell’Iva aveva fatto storcere il naso ai dirigenti del Pd, visto che l’uscita non era stata preventivamente concordata. Nella riunione a cui partecipano lo stesso Di Maio, Conte, Roberto Gualtieri, Riccardo Fraccaro e Dario Franceschini il confronto è si basa su due impostazioni diverse. Per il Pd rimodulare alcuni scaglioni e differenziare tra chi paga in contante e chi in carta non sarebbe un dramma, anzi creerebbe gettito per finanziare altri interventi in manovra. I Cinquestelle temono, invece, di cadere sotto il fuoco di sbarramento della Lega, pronto a colpire gli ex alleati, ricordando le comuni promesse di non alzare l’Iva. E scommettono, oltre che sul tesoretto generato dalle concessione dell’Unione Europea, sul decreto fiscale che verrà varato parallelamente alla legge di bilancio e che punterà forte sulla lotta all’evasione, con gli incentivi agli acquisti con carta.

Conte, nella riunione notturna, secondo quanto riporta l’Adnkronos, interviene anche sui rapporti tra dem e renziani di Italia Viva e su un derby che rischia di fare del male alla nuova maggioranza. «C’è il taglio del cuneo fiscale – avrebbe detto il presidente del Consiglio rivolto soprattutto alla componente renziana del governo – lo faremo. Deve essere un governo di svolta, lo sarà». «Quindi, non fate giochini, nessuno vuole aumentare l’Iva. Manca qualche miliardo? Lo troveremo, ma è inutile fare caos. Ditemi piuttosto dove trovare le risorse». Conte nella sua nuova veste di autoproclamato «riformatore» non piace però all’opposizione. «Il presidente del Consiglio oggi si è definito il riformatore di tutti gli Italiani» dice l’azzurro Marco Marin. «Solo pochi mesi fa si era invece autoproclamato l’avvocato degli Italiani. Si, delle cause perse. E infatti se si fosse votato gli Italiani, che sono i giudici supremi dell’operato di chi fa politica, di sicuro non avrebbero confermato Conte a Palazzo Chigi».

Vince l’asse M5S-Renzi. E il Pd finisce già alle cordeultima modifica: 2019-10-01T10:04:43+02:00da bezzifer
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