Tutte le giravolte della destra di Salvini e Meloni. VA BENE TUTTO PUR CHE SE MAGGNA. COSA SI FA PER QUATTRO VOTI E UNA POLTRONA CHE TI PERMETTE DI VIVERE AGIATAMENTE SENZA FARE UN CAZZO.

Risultati immagini per CARICATURE.Salvini e Meloni.

La leader di Fratelli d’Italia votò la riforma Fornero. Giorgetti era rigorista. Il “Capitano” leghista No euro. E poi ancora Tav, finanziamenti ai partiti, falso in bilancio, rifugiati: i principi traditi di chi ora scende in piazza.

Centrodestra in piazza, a Roma, contro il governo Conte 2 e la sua manovra. Ma, data la presenza di CasaPound e una Forza Italia ridotta ai minimi termini (i sondaggi la stimano tra il 5% e il 7%), forse sarebbe più opportuno parlare di destra in piazza (proprio a San Giovanni, storica cornice delle manifestazioni della sinistra), con Lega e Fratelli d’Italia a farla da padrone. Sono questi i due partiti che vogliono velocemente intestarsi il ruolo di forze d’opposizione, che intendono presentarsi all’elettorato come nuovi protagonisti della politica italiana e valida alternativa all’attuale esecutivo. Tuttavia non sono certo così “nuovi” come vorrebbero far credere – anzi – e, in passato, hanno in più occasioni perorato battaglie, votato leggi e persino sostenuto esecutivi che oggi rinnegano. 

MA COME, IL SALVA ITALIA NON ERA IMPOSTO DA BRUXELLES?

Il primo a sottolineare le contraddizioni dei sovranisti era stato, con la consueta ironia, l’ex premier Mario Monti che, in parlamento, rivolgendosi direttamente al presidente del Consiglio, prima di annunciare il suo voto di fiducia al nuovo governo, aveva detto: «Invito Giuseppe Conte a guardare alle opposizioni. Io, per esempio, fui sostenuto per un anno da chi, nel Popolo della libertà, avrebbe fondato Fratelli d’Italia (si riferiva a Giorgia Melonindr) e da Giancarlo Giorgetti, che in commissione Bilancio fece un gran lavoro sulla legge costituzionale che introdusse il pareggio di bilancio». Proprio la Meloni, che oggi insegue Matteo Salvini sulla scia sovranista, votò a favore della legge Fornero contenuta nel “Salva Italia” che, nella narrazione sovranista più recente, è descritta come pacchetto di norme imposto da Bruxelles («i politici italiani hanno svenduto l’Italia», disse Salvini il 23 novembre 2013). Anche un altro protagonista della piazza del centrodestra, Silvio Berlusconi, votò a favore: nel suo caso, però, occorre riconoscere che ha continuato a difendere la legge Fornero, aprendo spaccature significative nella coalizione.

QUANTO PIACEVA AI LEGHISTI IL PAREGGIO DI BILANCIO

Quanto a Giorgetti, non è la prima volta che Monti gli ricorda le sue responsabilità sul pareggio in bilancio in Costituzione. Il senatore a vita, il 2 ottobre 2018, ospite della trasmissione Agorà di RaiTre, aveva affermato: «Sapete chi ha avuto il merito principale, non solo nel votare ma nel guidare la navigazione per quella proposta? L’allora presidente della commissione Bilancio della Camera Giorgetti che, in sede di votazione, fece dichiarazioni entusiaste». È vero? Sì. Risulta nero su bianco dai resoconti stenografici di quelle sedute. In una occasione arrivò persino a dire: «occorre dare un segnale politico forte ai mercati, chiarendo che l’Italia e l’Europa hanno imboccato in modo duraturo la strada del rigore». E non si può dire che non avesse intuito che così facendo sarebbe scattato sull’Italia il giogo europeo: «La violazione di tale principio», disse sempre all’epoca l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dell’esecutivo Conte I, «avrebbe senz’altro conseguenze a livello politico e di opinione pubblica, facilitando anche una pronta e ferma reazione delle istituzioni europee».

Da sempre la Lega ha l’obiettivo del pareggio di bilancio, lo Stato invece ha utilizzato il diabolico debito pubblico per finanziare l’assistenzialismo peloso.Il leghista Roberto Simonetti

Inutile dire che, coerentemente con quelle dichiarazioni, Giorgetti votò a favore del Fiscal compact (Meloni, così come Ignazio La Russa, furono strategicamente assenti). Del resto, come disse in parlamento il 12 dicembre 2012 il leghista Roberto Simonetti: «Da sempre la Lega ha l’obiettivo del pareggio di bilancio», anche perché l’alternativa era uno «Stato che invece ha sempre utilizzato il diabolico debito pubblico per finanziare l’assistenzialismo peloso, la Cassa per il Mezzogiorno», inquadrato in una ormai desueta visione padana a stregua di «deficit spending utilizzato non per costruire impresa ma per comprare consenso e voti».

SALVINI DALLE FELPE NO EURO AL “REMAIN

Lo stesso Salvini si è esibito in innumerevoli giravolte politiche. La più nota è sicuramente quella che lo ha portato da secessionista a sovranista. La più recente è invece la sua attuale politica europeista. Se solo qualche tempo fa calcava le scene con felpe No Euro, da giorni ribadisce invece che «La Lega non ha in testa l’uscita dell’Italia dall’euro». Il Foglio, che lo ha intervistato di recente, in merito ha parlato persino di un «Salvini 2.0», che pare avere inedite priorità: fedeltà all’atlantismo («senza se e senza ma»), rassicurazioni sull’Europa («non voglio uscire»), chiarezza sull’euro («assolutamente irreversibile»). Allo stesso modo, dopo aver votato il reddito di cittadinanza, Salvini vorrebbe abolirlo: «Favorisce il lavoro nero», non fa che ripetere il Capitano.

QUANDO I VOLANTINI LEGHISTI ERANO CONTRO LA TAV

Ma alle giravolte leghiste ormai anche gli elettori padani dovrebbero esserci abituati: non troppi anni fa i militanti del Piemonte distribuivano volantini verdi in cui, sotto l’Alberto da Giussano di rito, campeggiava la scritta: «Stop alla Tav nella nostra valle». Eppure proprio Salvini accusa ancora oggi i cinque stelle di avere fatto cadere il governo votando in Aula contro l’Alta velocità Torino-Lione.

FINANZIAMENTO AI PARTITI DA ABOLIRE, ANZI NO.Pierguido Vanalli, oggi nuovamente sindaco di Pontida, quando era  ancora deputato del Carroccio e capogruppo in Commissione Affari costituzionali diceva: «Rimane solo la Lega Nord a sostenere la completa abolizione dei finanziamenti pubblici». Non è sempre stato così: nel 2002 tutti i partiti votarono infatti a favore della legge sul finanziamento pubblico ai partiti che, in occasione del passaggio dalla lira all’euro, trasformava le 800 lire a voto in 1 euro. Almeno in quell’occasione, insomma, anche i meno favorevoli alla moneta comunitaria si scoprirono ferventi sostenitori del nuovo conio. Molto più recentemente, la Repubblica ha inoltre scoperto che la Lega ha tentato per due volte di modificare la legge che proibisce ai partiti di ricevere finanziamenti dall’estero che proprio la Spazzacorrotti voluta dai cinque stelle bandiva.

LA COMPLICITÀ NELLE LEGGI VERGOGNA

Tornando più indietro nel tempo, c’è la complicità di entrambi i partiti (Fratelli d’Italia non esisteva ancora, ma i suoi esponenti militavano in Alleanza nazionale) nelle numerose “leggi vergogna” o “ad aziendam” volute da Berlusconi. Dal decreto n.357 del 1994 che dimezzava le tasse alle società alla depenalizzazione del reato di falso in bilancio del 2002. Peraltro, quando sotto l’esecutivo Renzi il falso in bilancio tornò a pesare nel codice penale, la Lega curiosamente presentò un emendamento (bocciato) che superava persino le velleità più giustizialiste della maggioranza proponendo di aggravare la cornice edittale e di portarla da due e sei anni al solo scopo di rendere possibile, in sede di indagine, l’uso delle intercettazioni.

SANATORIA PER CLANDESTINI E BADANTI

Ma soprattutto sia la Lega sia quella che poi sarebbe diventata Fdi erano parte della coalizione che reggeva il secondo governo Berlusconi (Gianfranco Fini, leader di An, era vicepremier) quando, nel 2002, si votò la maxi sanatoria per 700 mila clandestini. Umberto Bossi a fatti compiuti commentò amaramente: «Io lo avevo detto che finiva così. Quella cifra l’avevo riferita in Consiglio dei ministri mentre altri parlavano di poche decine di migliaia di domande». Non contenta, nel 2009, la medesima alleanza di centrodestra votò per quella che sarebbe passata alla storia come la «sanatoria delle badanti» finalizzata alla regolarizzazione della posizione di altre 750 mila persone. Le domande furono molte meno rispetto alle attese, ma per volontà di chi preferì restare in nero, non certo della coalizione che univa Forza Italia, Lega e Alleanza nazionale.

QUELLA STESSA CONVENZIONE DI DUBLINO ORA DEMONIZZATA

La medesima coalizione ratificò, nel 2003, la Convenzione di Dublino, che attribuisce allo Stato membro in cui vengono memorizzate le impronte digitali o viene registrata una richiesta di asilo l’onere esclusivo di occuparsi del rifugiato. Oggi non passa giorno senza che Salvini e Meloni vi si scaglino contro. Insomma, in piazza, oltre a manifestare contro il governo, manifesteranno anche contro diverse leggi che hanno votato.

 

Tutte le giravolte della destra di Salvini e Meloni. VA BENE TUTTO PUR CHE SE MAGGNA. COSA SI FA PER QUATTRO VOTI E UNA POLTRONA CHE TI PERMETTE DI VIVERE AGIATAMENTE SENZA FARE UN CAZZO.ultima modifica: 2019-10-19T10:32:13+02:00da bezzifer
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