Carlo Calenda, o come perdere la faccia a colpi di ignoranza storica e tweet

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Per Carlo Calenda, la figura storica da cui prendere esempio è Lucio Cornelio Silla, definito un ‘vero repubblicano’. Fu dittatore, assassino sanguinario e traditore dei suoi maestri.

La detestabile abitudine di fare politica a colpi di tweet, i politicanti di questi tempi assurdi si guardano bene dal perderla. E questo, malgrado gli scivoloni, le figuracce, le vergogne mai provate, i rossori mai affiorati che tali incauti interventi puntualmente provocano o dovrebbero provocare.

L’ex Ministro della Repubblica (per lo Sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni), nonché già rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea, Carlo Calenda, nipote del compianto Luigi Comencini, laureato in giurisprudenza, con esperienze lavorative nel capitalismo che conta, grazie al delfinato con Luca Cordero di Montezemolo (Ferrari, Sky, assistente del presidente della Confindustria, direttore generale e presidente di varie società), di recente transfuga dal Pd, il partito che lo ha condotto tanto in alto, ha postato un tweet col quale ha fatto sapere all’inerme nazione che il suo modello di riferimento in politica è Silla, che definisce “repubblicano convinto”.

Sì, avete capito bene, proprio lui, Lucio Cornelio Silla, l’ambiziosissimo spiantato rampollo d’una famiglia decaduta, che principiò le sue fortune politiche con la vittoria su Giugurta, re dei Numidi, ottenuta anche grazie al tradimento del suocero Bocco, re di Mauritania, istigato appunto da Silla. Il quale, poi, in un crescendo di egomania e di violenza, inizierà una sanguinosa scalata al potere ricorrendo a ogni mezzo (corruzione, omicidio, strage), dando il via ad una cruentissima guerra intestina per sconfiggere il suo protettore, Mario, che l’aveva fatto eleggere questore, pretore urbano, e che gli aveva affidato il governo della Cilicia. Sì, l’ex ministro Calenda prende a modello proprio quel Silla che usò il suo esercito contro avversari ed istituzioni, scatenando una guerra civile che mise in ginocchio Roma, l’eroe che a Porta Collina vinse una battaglia promettendo ai soldati mariani salva la vita se si fossero arresi, e che invece costrinse a uccidere i commilitoni rimasti fedeli, per poi farli scannare. Sì, quel Silla che distrusse il sistema costituzionale repubblicano, eliminando mezzo Senato con le famigerate liste di proscrizione (liberandosi così non solo degli avversari politici, ma appropriandosi delle loro ricchezze), lasciando mano libera ai suoi due luogotenenti, Crasso e Pompeo (detto “il giovane macellaio”), privando d’ogni potere i tribuni della plebe, abolendo le cariche elettive. Sì, proprio quel Silla che da buon dittatore instaurò un autentico regno del terrore, dichiarando fuori legge ogni oppositore e offrendo compensi a chi li avesse tolti fisicamente di mezzo. Sì, proprio quell’esempio di virtù, che si circondava d’una allegra brigata di buffoni, lacché e prostitute, l’uomo che Plutarco ha consegnato alla storia come la personificazione del vizio.

Ma com’è possibile, ci si potrebbe chiedere, che un uomo che si dice di sinistra abbia come modello politico una tale figura? L’avesse fatta questa singolare affermazione, che so, un Salvini, l’assurdità insita in essa avrebbe forse destato meno sorpresa. D’accordo, le connotazioni politiche della destra e della sinistra appaiono sempre più indefinite, indecifrabili, impercettibili, ma ci saranno pur dei limiti, o no?

I casi, qui, sono due. Nel primo, colui che ha scritto quella frase è di un’ignoranza storica imbarazzante (cosa ben grave per chi ha deciso di darsi alla politica), e non brilla neanche per accortezza, poiché buon senso vorrebbe che prima di dichiarare ai quattro venti i propri modelli qualche lettura preventiva si facesse. Nel secondo caso, il politico in questione non è un democratico progressista.

A ben vedere, però, v’è anche una terza possibilità, e piuttosto fondata: che i due casi appena esposti siano entrambi veri. Ai lettori l’ardua sentenza.

Carlo Calenda, o come perdere la faccia a colpi di ignoranza storica e tweetultima modifica: 2019-11-01T10:51:29+01:00da bezzifer
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