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Giovani elettori e vecchi socialisti.Perché gli elettori “millennials” sono attratti da politici come Sanders, Corbyn e Mélenchon?

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Non è una questione di carisma: ha le sue radici nei loro programmi

Le riflessioni che SI sta sviluppando sull’odierna sinistra occidentale colgono alcuni aspetti dirimenti che sfuggono a molti commentatori italiani, e questo articolo non fa eccezione. La sinistra liberal ha smesso da tempo di frequentare il malcontento sociale, preferendo fare l’interesse dell’élite economiche, a cui sono legate a doppio filo. Nel presente contesto di crisi politica ed economica, outsiders come Sanders, Corbyn e Mélenchon hanno saputo intercettare domande sociali latenti, prima fra tutte il bisogno di protezione.

Farei però attenzione a ricondurre questi movimenti al concetto di ‘vecchio socialismo’. Il loro successo è anche dovuto al fatto di essersi smarcati dalle liturgie e i linguaggi della sinistra tradizione. Il discorso politico si è rinnovato nella direzione di un populismo progressista, che preferisce fare appello al ‘popolo’, al 99%, anziché alla classe operaia – categoria in larga parte esausta nell’epoca della società liquida.

Vedo insomma molta più innovazione di quanto venga spesso riconosciuto. Spero che, al netto delle opinioni che si possono avere sui programmi in questione e del fatto che col tempo questi giovani verosimilmente cambieranno idea. Spero che i giovani di cui si parla diano effettivamente più peso ai programmi che al carisma di chi li propone. Soprattutto spero che col tempo non cambino tale approccio.

Ma la vera domanda è perchè tutto il mondo non imita i paesi scandinavi? Primi in quasi tutte le classifiche di welfare, hanno un mercato del lavoro flessibile ma con lo stato che ti protegge se lo perdi e ti organizza corsi di formazione(politiche attive del lavoro) hanno sanità pubblica, scuola pubblica e in entrambe raggiungo livelli di assoluta eccellenza, dovrebbero essere il modello per ogni persona di sinistra. Da notare che sia Sanders che Corbyn hanno idee politiche molto più arretrate di quelle svedesi, molto più da sinistra vecchio stile, in particolar modo sul lavoro o sul commercio internazionale(Sanders spesso se ne esce con frasi improbabili). Sotto un certo punto di vista in stati come quello francese e tedesco, che hanno un welfare molto sviluppato, politiche “scandinave” sono molto più quelle di Macron che di Melenchon.

Aggiungo una mia oppinione alla domanda è perchè tutto il mondo non imita i paesi scandinavi? Perché necessitano di una pressione fiscale molto alta e una cura certosina delle finanze pubbliche.Non puoi essere una socialdemocrazia scandinava se la maggior parte del tuo elettorato non vede di buon occhio tasse alte (come negli USA) né se, nonostante gli alti introiti fiscali, sprechi i soldi dei contribuenti perché gestisci male le finanze pubbliche (come in Italia). Quello delle socialdemocrazie scandinave è, come sistema, il mio preferito; rimane che sia un sistema piuttosto estremo (non estremista), cioè che funziona perché storicamente si sono attuate le condizioni perché esistesse. Ma sono più scettico sulla sua es portabilità. Infatti non bisogna diventare dall’oggi al domani la Scandinavia (così come non diventeremo mai dall’oggi al domani, per fortuna, l’America e neanche la Germania, e sempre per ragioni storiche, su questo potete stare tranquilli), il punto sarebbe cominciare a prendere esempio e provare a prendere a poco a poco quanto di buono viene da quei modelli: anche perché nulla fa pensare che in Italia funzioni meglio un liberismo statunitense (con tutte le storture che comporta) della socialdemocrazia nordica. Tranne ovviamente una diffusa ideologia, che contrappone come sola scelta al liberismo il comunismo.

Per portare i servizi ad un livello simile-scandinavo, ti toccherebbe scontentare parecchia gente o fare riforme che la Costituzione ora come ora impedisce. Ad esempio (i primi tre che mi vengono in mente): ricalcolare al contributivo le pensioni in essere (cosa bocciata dalla Corte Costituzionale); diminuire l’autonomia degli enti locali (articolo di qualche tempo fa: la sola Sicilia spende per i dipendenti pubblici un terzo della spesa italiana a riguardo, cioè due miliardi su sei); smettere di mantenere aziende pubbliche in perdita cronica e con servizi pessimi solo perché sono un bacino elettorale (le fai fallire e ne rifai una nuova per esempio).Queste son cose note, non misteriose: c’è accordo pressoché unanime su cosa fermi l’Italia. Manca il coraggio di cambiarle. D’altra parte stiamo andando verso un sistema proporzionale, dove ogni singolo minuscolo gruppo di cittadini potrà far valere la propria voce in grazia dei propri tre senatori che possono far cadere un governo.

PS: CONCLUDENDO MI CHIEDO. Quali sono i modelli, le idee, la cultura che i giovani hanno assorbito? Per rispondere alla domanda bisogna chiedere chi forma i giovani e in che realtà vivono. La prima risposta è facile: famiglia e insegnanti.
Entrambi sono anagraficamente appartenenti alla generazione dei baby-boomers, che hanno vissuto in un periodo in cui c’era una crescita economica che generava risorse che venivano tutte spese o dallo Stato (nella costruzione di un sempre più esteso stato sociale) o dalle famiglie (nell’acquisto di beni durevoli o di consumo). Tali risorse non erano però sufficienti, ma la volontà di estendere sempre più sia lo stato sociale che i consumi, senza poterselo permettere, ha portato alla crescita dei debiti pubblici e privati e alla conseguente crisi del 2008-2012.
Genitori e insegnanti hanno inoltre creato nei giovani (spesso figli unici o quasi) un clima di enormi aspettative nei confronti del futuro, senza trasmettere l’idea che il “successo” individuale non è solo questione di tempo, ma anche di impegno e di possesso di competenze e abilità specifiche (“potrai fare ciò che vuoi nella vita, basta volerlo”)
E così i millenials si sono ritrovati nella realtà attuale (la più lunga crisi/stagnazione del dopoguerra) convinti che con una laurea qualsiasi e un po’ di fortuna, avrebbero potuto diventare a 30 anni editorialisti del Corriere o scrittori di successo o dirigenti in qualche azienda. Già si vedevano a 30 anni: ricchi e nel pieno del successo.
Ma il clima era cambiato: Stato e Aziende tagliavano i costi, i posti di lavoro creati erano sempre meno (e la concorrenza per accaparrarseli maggiore), e così i giovani si sono trovati disoccupati o sottooccupati.
A 30 anni si sono quindi trovati, in due parole crude ma vere: poveri e sfigati (e i più giovani ormai, vedendo come sono messi i trentenni, hanno capito che faranno la stessa fine).
Quale soluzione? Ripensando ai propri modelli formativi (genitori e insegnanti baby-boomers), si aspettano che ci pensi lo Stato, a creare ricchezza senza risorse, e quindi premiano i vari incantatori di serpenti (Corbyn, Sanders, ecc.) che promettono lavoro, sussidi, sanità e università gratis ecc, senza spiegare come e dove prendere i soldi.
Che non sarebbe nulla di nuovo da quanto fatto 30-40 anni fa, ma con la differenza che oggi abbiamo sulle spalle i debiti (pubblici e privati) creati dai baby-boomers.

In Italia abbiamo Peppe, Giggino & Dibba con la paghetta di cittadinanza.ultima modifica: 2017-06-25T10:59:27+02:00da bezzifer
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