I BARBONI ACCATTONI GIALLOVERDI.
Si racconta (ma forse è solo una leggenda) che Donald Trump durante la campagna elettorale, riunito con i suoi collaboratori in cima alla Trump Tower, abbia detto: “Vedete, io potrei scendere qui sotto, nella Quinta strada, e sparare ai passanti. Gli americani mi eleggerebbero ugualmente”.
Salvini, probabilmente, ha la stessa convinzione. Ci sta facendo litigare con chiunque, in Europa e nel Mediterraneo, alla fine passerà alla storia solo per aver consentito una maggior circolazione delle armi in Italia. Suoi contributi ai problemi del paese non se ne conoscono. Se non uno. Che si ricollega direttamente alle discussioni in corso (drammatiche) intorno alla legge di stabilità. Gli elementi sono noti:
1- Il professor Tria (che ha sempre l’aria del buon professore alle prese con una classe di studenti ripetenti e testoni) ha fissato il disavanzo, rispetto al Pil nella misura dell’1,6 per cento, che è già il doppio di quello che dovrebbe essere in base al nostro percorso di discesa del debito. Quindi il professor è stato di manica larga. Anche così, però, una volta sistemata la questione dell’Iva e altre pendenze, rimangono solo 10 miliardi (5 a Salvini e 5 a Dei Maio).
2- Troppo pochi. I nostri hanno fatto promesse ambiziose: flat tax, reddito e pensione di cittadinanza, superamento della Fornero, ecc. Con 10 miliardi in tutto, la pensione di cittadinanza va su per il camino, il reddito di cittadinanza si riduce a una mancetta di 4 euro al giorno e la flat tax diventa una semplice revisione delle aliquote (ma solo per le S.r.l.). Insomma, invece di una rivoluzione, di una maxi-abbuffata di cambiamenti qui siamo nell’area del più timido e inutile governo democristiano anni Settanta.
3- Ecco allora che entra in pista il genio padano. Ma che disavanzo all’1,6 per cento, andiamo direttamente al 3 per cento. In questo modo abbiamo 36 miliardi a disposizione: 12 se ne vanno per la questione dell’Iva, ne restano 24 da spartirsi fra me e Di Maio, 12 miliardi a testa. Già si ragiona meglio.
4- Tria lo guarda come si guarda lo studente a cui si è deciso di restituire il libretto, dicendogli “Torni l’anno prossimo”, e insiste 1,6 per cento, non un soldo di più. Ma il Truce padano non molla. I soldi ci sono, basta fare debiti più alti. Che ci frega? Sono mica soldi nostri, sono solo debiti.
5- Di Maio sarebbe anche d’accordo. Ma ha esigenze che vanno oltre. A parte al reddito di cittadinanza, si è inventato anche le pensioni di cittadinanza. E questa, ancora più del reddito, è una vera bomba atomica per la società italiana. A parte il costo immediato (quasi incalcolabile), è una misura devastante.
6- Per capirlo basta poco. La pensione di cittadinanza significa che ognuno avrà diritto (qualunque cosa abbia fatto nella vita, anche il magnaccia a contributi zero) a una pensione di 780 euro al mese. Un onesto lavoratore che prende 1200 euro al mese per arrivare, con i suoi contributi, a una simile pensione deve lavorare una quarantina d’anni. Se invece non lo fa, lavora in nero e si tiene i soldi, la pensione di cittadinanza gliela danno comunque. In pratica è un invito a scomparire dai radar delle imposte e dell’Inps e a lavorare in nero. O anche a fare il borseggiatore, il topo d’appartamenti, il ladro d’auto: la pensione, grazie a Di Maio, è assicurata. Giustamente, Brambilla, l’esperto di pensioni della Lega, dice che questa scemenza può far esplodere l’Inps e la società italiana.
7- Ma Di Maio, come un bambino rimbambito, insiste: senza pensione di cittadinanza, siamo al capolinea, si scende.
8- Sono cose imbarazzanti persino da commentare: siamo il paese con uno dei più alti debiti del mondo, abbiamo un bilancio in passivo, produttività ferma da vent’anni, e tutto quello che i 5 stelle sanno inventare è un paese mantenuto dallo Stato (pensione compresa), grazie ai soldi che andrà accattonando sui mercati (sa il cielo a quali tassi di interesse). È come se io decidessi di farmi mantenere dal ragioniere del piano di sotto.
Credo proprio che siano fusi i neuroni, le sinapsi e tutto il resto.
Ma qui siamo arrivati. Il presente governo è questo. Buona giornata.
