Leadership e rivoluzione comunicativa, solo così il Pd rinasce.

Il Pd ha bisogno di un processo fondativo non tanto delle idee, ma del modello organizzativo

Archiviata (si spera) la parentesi culinaria, in previsione del Congresso ormai prossimo cresce nel Pd lo spazio per una riflessione seria sulle forme che il partito “rifondato” dovrà assumere, per risalire la china di fronte allo tsunami nazional-populista.
Si è parlato, per il Pd, della necessità di un Congresso di rifondazione. Ci spieghiamo in che senso?
Il Pd ha bisogno di un processo rifondativo non tanto delle idee, ma del modello organizzativo. Negli ultimi 30 anni l’Italia è stata battistrada di quello che oggi sono i partiti moderni, una miscela di leadership forte e di una rivoluzione nella comunicazione, prima con Berlusconi e le Tv, poi con i Cinquestelle e la Rete, e oggi con Salvini e l’uso spregiudicato dei social network. Il Pd, come prima i partiti da cui proviene, dal punto di vista organizzativo è rimasto fermo a fine ‘800, al modello della grande socialdemocrazia tedesca, vecchio di 150 anni. Si è rimasti fermi alle vecchie strutture che spesso hanno solo cambiato nome, come se Tv e web non esistessero, e naturalmente ne ha pagato le conseguenze. In questo senso il Pd è un partito preistorico.

È un po’ la vecchia discussione tra partito leggero e partito pesante? MA!
La comunicazione è centrale soprattutto nella società, visto che tutti passiamo almeno 4 ore al giorno con nelle mani un dispositivo di dimensioni più o meno grandi, perché la politica dovrebbe esserne esente?

Cinquestelle e Lega fanno però un uso non sempre lecito di certi strumenti della Rete, è a questo che dobbiamo rassegnarci? NO!
Dipende da cosa si intende per Rete, io ad esempio mi riferisco al modo di gestire l’organizzazione. Dobbiamo riuscire a fare meglio di loro, ovviamente in maniera trasparente, che è quello che stanno facendo ad esempio i democratici americani. Esiste ormai un livello tecnologico dello scontro, abbiamo dall’altra parte un armamento comunicativo nucleare, mentre noi continuiamo ad usare delle corvette.

A cosa attribuisco un tale ritardo?
Innanzitutto al fatto che si tratta di una sfida che è soprattutto culturale. Basta leggere le ultime 40 pagine di La piazza e la torre, l’ultimo libro di Niall Ferguson (ed.Mondadori), per comprendere di quali dati stiamo parlando. Per far partecipare le persone è necessario partire dal loro habitat abituale, che oggi è la Rete, la piazza moderna, per questo per ciò che riguarda questi temi quella della sinistra è una cultura preistorica. Poi, esiste purtroppo il rischio che ci si possa accontentare anche di una ridotta con basse percentuali.

Lega e pentastellati raccolgono folle sul web usando contenuti aggressivi o negativi,  è anche quello che fa la differenza?
Certo i contenuti sono fondamentali, ma se discutiamo anche animatamente, su dove andare, ma nel frattempo non c’è il treno, di cosa parliamo? I messaggi sono importanti, ma chiediamoci quanto andrebbero lontano i contenuti di Grillo e Salvini senza l’utilizzo di certi mezzi. Dunque i contenuti contano, ma solo un attimo dopo aver compreso come veicolarli.

Si stà anche parlato di un patrimonio ideale e umano del Pd da non dilapidare.
Continuo a pensare che nel Pd ci sia il meglio della qualità etica di questo Paese, ma è un meglio messo in naftalina. Oggi serve una rivoluzione culturale, che è ciò che ha fatto la fortuna del M5S. Se 10 anni fa la sinistra fosse stata sintonizzata sulla Rete avrebbe prodotto strutture trasparenti sul modello di quelle che hanno decretato, ad esempio, il successo di Obama. Una sperimentazione forse è stata avviata, ma andava fatto molto meglio e molto di più. Quello che servirebbe oggi è un leader affamato, come è stato Renzi, che in più nella prima fase era sufficientemente esterno da apparire credibile.

Ma la bolla Salvini non potrà “sgonfiarsi”, ad esempio per errori politici.
Si le bolle si possono sgonfiare, ma resta il problema dell’alternativa. Perdere due punti percentuali non è nulla, affinché vi sia uno svuotamento serve dall’altra parte qualcuno che appaia più credibile e che abbia al tempo stesso una forte capacità comunicativa.

Io continuo a pensare che se qualcuno degli aspiranti leader (RENZI) mette mano seriamente alla macchina organizzativa, in maniera trasparente e democratica, si aprono grandi praterie, virtuali e non…AVANTI RENZI SIAMO TUTTI CON TE.

Leadership e rivoluzione comunicativa, solo così il Pd rinasce.ultima modifica: 2018-09-24T11:04:52+02:00da bezzifer
Reposta per primo quest’articolo
Share