La scommessa dell’Italia è semplice: sperare di reggere fino a maggio 2019 e sperare in un’Europa diversa (quella di Savona). Intanto balliamo.

SCOMMESSA EUROPA: PERCHÉ IN EUROPA GIOCHIAMO COL FUOCO

scommessa

Spread sopra i 310 punti base. Spread Italia-Spagna a 210 punti base (e Madrid è tutt’altro che politicamente stabile). Deficit strutturale a 1.7% per il triennio 2019/2021. Nebulosità sugli investimenti e previsioni di crescita bocciata dal 99% degli istituti. A questo aggiungiamo il più che probabile declassamento dei BTP da parte delle agenzie di rating a fine ottobre.

Si può contestare che siamo prigionieri di una narrativa errata, neoliberista, ma finché la liquidità dello Stato italiano rimarrà legata all’emissione di titoli, quel rating manterrà la sua importanza, soprattutto sul breve-medio periodo.

Eppure, il Ministro Paolo Savona parla di un’Italia che ha passato la prova dei mercati, un ottimismo (o spacconeria) che, di facciata, viene condiviso dal resto del governo.

Perché?

(PS: chi scrive ritiene che la ‘Manovra del Popolo’ sia una pura manovra elettorale, tesa a durare il tempo necessario per le elezioni europee, ma per il bene di questo articolo metto da parte le opinioni personali)


LA SCOMMESSA

“Questo tipo di Europa fra, sei mesi, non esisterà più” è la risposta di Luigi Di Maio alle critiche della Commissione Europea (e di Varoufakis sul Guardian, del governo austriaco e via discorrendo) direttamente alla platea di Coldiretti.

La scommessa di Di Maio, ergo il governo italiano, è quella sulle Elezioni Europee di maggio, divenute, nell’immaginario collettivo populista, il “Giorno del Giudizio” sull’Europa a trazione tedesca, quella dell’Austerity nordica o dei ‘tecnocratici’ di Bruxelles.

Sempre seguendo questa lettura, a maggio i cittadini europeo si riapproprieranno della sovranità e questa nuova Europa abbandonerà i canoni di Maastricht, il Fiscal Compact e sarà meno squilibrata sul modello produttivo/economico tedesco (unica parte della critica con una base di verità).

IL PRIMO ERRORE

L’errore di Di Maio, e del governo in generale, è credere che senza la UE, declassamento dei titoli di stato, spread e debito cessino di esistere. Come se l’esempio argentino, quello turco o quello venezuelano non contassero. Come se non contasse anche le emergenti criticità del sistema giapponese.

Certamente senza Maastricht potremmo fare più liberamente politiche di deficit, ma questo continuerebbe a metterci in rotta di collisione con il sistema BTP/rating. Potremmo anche aumentare il debito, ma il problema della sostenibilità rimarrebbe.

Ma mettiamo pure che il problema sia l’Europa ed anche qui vedremmo dei problemi di semplificazione dello scenario politico europeo che rendono la scommessa italiana rischiosa.

SOVRANISTI VS EUROPEISTI

Nella semplificazione italiana, generatasi sulla questione migranti, esiste l’Europa mondialista, globalista, ordoliberista e pro-migranti delle democrazie liberali (una specie di oligarchia) contro i popoli europei rappresentati dai movimenti sovranisti, a prescindere dall’orientamento politico di ciascuno di essi.

Fuori dalla retorica, si tratta di un dualismo fra chi vorrebbe creare uno Spazio Europeo aperto (e tendente all’unione politica) contro chi, es. Orban-Salvini-Le Pen, vorrebbe edificare una fortezza Europa chiusa all’esterno, protezionista e ultra-conservatrice.

Come detto, una generalizzazione che funziona solo a livello di politiche migranti, meno a livello economico.


I FRONTI SOVRANISTI

Nell’attuale europarlamento esistono due fronti sovranisti ed uno conservatore euroscettico. Si tratta di EFN dove militano Lega, Rassemblement National (Le Pen), PVV (Wilders) e gli austriaci di FPÖ. In EFDD, Europa per la Democrazia Diretta, militano, invece il Movimento 5 Stelle e i tedeschi di AfD assieme agli xenofobi svedesi dei DS.

In questi due gruppi militano i partiti dell’Internazionale Nera, compresa quell’UKIP (co-fondatore con M5S di EFDD) in uscita dal Parlamento.

Fra i Conservatori di ECR, invece, troviamo il PiS polacco ai tempi alleati dei Tories britannici, anch’essi, ovviamente in uscita. Possibile che, con la perdita dei partiti britannici, AfD e DS convergano su EFN. Da valutare, invece, il posizionamento di PiS (che rimane, a suo modo, europeista) e dei 5 Stelle.

IDIOSINCRASIE SOVRANISTE

Al di là della chiusura sui migranti, il trait d’union dei sovranisti è la critica verso Bruxelles. Oltre a questo, le posizioni differiscono. Prendiamo, per esempio, l’Euro. A favore dell’abbandono ci sono PVV, RN e Lega.

Anche la AfD è No-Euro, ma perché, dicono, la Germania non deve pagare i debiti degli altri paesi (tipo Grecia o Italia). Simili le motivazioni di FPÖ, che preferiscono parlare, però, di riforma dell’Eurozona, non di abbandono della stessa.

Idiosincrasie europeista

Di fronte alla frammentazione sovranista, il fronte opposto appare più omogeno, almeno per quanto riguarda i liberaldemocratici dell’ALDE, i Verdi/ALE e il gruppo S&D, l’unione fra PSE. Non per il partito principe della UE: i Popolari Europei (PPE).

Proprio nel PPE, si esplicita la dicotomia fra Spazio e Fortezza Europa. Da una parte, fra gli altri, la CDU, i Popolari spagnoli, i Repubblicani francesi, dall’altra CSU, Forza Italia, Fidesz di Viktor Orban e ÖVP di Sebastian Kurz.

LA SCOMMESSA DELLA CEE 2.0

Questa seconda fazione, sembra puntare alla rinascita dell’Europa intergovernativa della CEE previo depotenziamento di Europarlamento e Commissione a favore dell’Euroconsiglio.

Una Comunità Economica Europea 2.0 sicuramente meno attenta a valori e diritti (Lisbona cesserebbe di esistere), ma non necessariamente meno lassista in campo economico (lo stesso Kurz ha presentato una manovra a deficit 0 uniformandosi a Germania e nordici).

Uscire dall’Euro (o cacciata) a parte, è questo il miglior scenario possibile per la scommessa italiana. Allo stesso tempo è anche quello più improbabile, perché richiederebbe una svolta sovranista del PPE attualmente impronosticabile.

COSA SUCCEDE IN EUROPA

L’AUSTRIA E LA GERMANIA COME AGO DELLA BILANCIA

Fra i sovranisti, questa è la posizione ufficiale di FPÖ e non è un caso che gli sforzi diplomatici del PPE dell’ultimo periodo si concentrino sull’Austria del popolare Kurz, considerata il ponte fra Bruxelles e area sovranista.

Secondo i sondaggi, il PPE arriverebbe a 178 seggi, S&D a 138, ALDE attorno ai 90-10 (73 certi a cui aggiungere i 21 di Macron), i Verdi a 41 e la Sinistra a 58. Stanti le attuali alleanze, EFN arriverebbe a 59 seggi, mentre EFDD arriverebbe a 53 (considerando AfD). I Conservatori, grazie ai polacchi, arriverebbero a quota 48.

La possibilità di un governo populista è risibile, soprattutto per i rapporti interni. Difficile che la CDU faccia favori alla AfD o che i popolari polacchi si trovino a supportare le posizioni del PiS. Che questi dati influiscano sugi equilibri interni del PPE è, invece, più facile.

A guidare le danze, però, saranno i deputati della CDU e, quindi, Angela Merkel. Saranno loro a decidere se e quanto supportare i pro-sovranisti interni (Fidesz, FI e ÖVP) o a come impostare llleanza parlamentare con ALDE oltre che l’eventuale allargamento della stessa a Verdi e S&D.


Un’Europa diversa? Certamente, ma molto lontano da quella sperata da Roma. Sarebbe una UE a pulsione liberal-socialista-popolare, autrice di politiche più controllate sui migranti per ingraziarsi Kurz (sempre più vincitore nello scenario continentale), ma più propensa a supportare la Spagna e la Grecia che un Italia in rotta di collisione con gli altri 27.

Ecco il vero azzardo della scommessa italiana: l’aver legato la propria solidità economica futura ad uno scenario politico incerto scommettendo forte su una quadratura del cerchio difficilmente realizzabile.

Intanto, aspettando maggio, i conti ballano e noi con loro.

La scommessa dell’Italia è semplice: sperare di reggere fino a maggio 2019 e sperare in un’Europa diversa (quella di Savona). Intanto balliamo.ultima modifica: 2018-10-09T16:49:08+02:00da bezzifer
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