Perché sì a Minniti.

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Nonostante tutte le giuste critiche che si possono fare, soprattutto sulla lentezza del processo (la sconfitta avrebbe infatti richiesto un Congresso immediato dopo le elezioni) il Pd apre la propria fase congressuale che si concluderà comunque prima della scadenza decisiva delle europee. Postilla: se si riducessero al minimo i tempi statutari sarebbe ancora meglio.

Ci sono tutte le premesse per un congresso estroverso, che parte dal Paese e dall’Europa e da lì arriva al Pd. Per questo non ha senso affrettarsi a ipotizzare nuovi partiti, scissioni, e via dicendo, che poi dovrebbero anche allearsi con coloro da cui si scindono.

Un Congresso estroverso non ha bisogno di candidature che nascono a vocazione minoritaria, al netto del valore dei singoli fatte soprattutto per prendere qualche punto percentuale tra gli iscritti e poi negoziare. Oppure per cullarsi nell’ipotesi, che stranamente viene data per buona ma che tale non è, secondo cui dei tre ammessi alle primarie nessuno arriverebbe al 50% più uno ed il terzo sarebbe così decisivo in Assemblea. Uno scenario sempre prospettato, anche nelle volte precedenti, e che mai si è verificato perché gli elettori alla fine si concentrano sul voto utile tra i due in testa.

Dei due candidati in testa è evidente che il tipo di discontinuità prefigurata da Zingaretti consiste in sostanza nel mettere tra parentesi l’innovazione renziana e tornare a quella sinistra old style dell’usato sicuro su cui il Pd ha già dato fino al 2013 e che avrebbe portato ad una fine analoga a quella dei socialisti francesi.

Per questo, invece, il mio giudizio è che la candidatura di Minniti possa consentire di mettere insieme gli elementi di valore permanente dell’innovazione renziana separandoli da ciò che è datato e inadeguato.

PER QUESTO IL MIO SI A Minniti.

Perché sì a Minniti.ultima modifica: 2018-11-19T10:01:32+01:00da bezzifer
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