Mancano i soldi, le promesse rimangono promesse. Bruxelles vince, i mercati festeggiano.E LE SCIAMPISTE SE NE VANNO

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Avete presente quando, mesi fa, Di Maio e tutta la banda 5 stelle si affacciano al balcone di palazzo Chigi, inneggiando alla “manovra del popolo” e alla fine della povertà? Bene, avete visto il film sbagliato. La manovra non c’è ancora, la stanno riscrivendo fra Roma e Bruxelles. Oppure ricordate quando Salvini giurava: non arretreremo di un millimetro, prima gli italiani. Altro film sbagliato. Per ora sono arretrati dal 2,4 di deficit al 2 per cento, il che significa che sono arretrati di oltre 7 miliardi. Ma Bruxelles insiste perché si vada almeno all’1,9 per cento di deficit: 0,5 in meno, un arretramento di circa 9 miliardi.

E infatti risulta che stiano cercando, disperatamente almeno 8 miliardi per poter presentare una manovra che ricordi, sia pure alla lontana, quella presentata al balcone.

Strada facendo, abbiamo perso la flat tax, morta di consunzione, e anche il reddito di cittadinanza non se la passa tanto bene. È da dieci anni nell’agenda dei 5 stelle, è da sempre il loro fiore all’occhiello, ma ancora non si sa come funzionerà e a chi dovrebbe andare. La confusione è totale. E anche un po’ inutile e ridicola: alla fine, comunque la vogliano rigirare, si ridurrà a una mancetta elettorale, non ci sono i soldi. Pizza e birra per qualche sfaccendato del Sud, più svelto degli altri nel farsi dare questo reddito.

Sempre che Salvini non riesca nell’intento (per ora ben mascherato) di far saltare questo reddito che di fatto altro non è che parte delle tasse del Nord spostato al Sud come mancia.

In più i 5 stelle devono fare i conti con due problemi non da poco. Di Maio, il capo politico (e qui si può ridere…) si sta rivelando sempre più un bugiardo compulsivo: mente su qualsiasi cosa e sempre. Sulla politica, sulla manovra, sulla sua famiglia, sui rapporti con Salvini (che sono pessimi). Ormai sta sulle scatole anche ai 5 stelle, che trovano assai più elegante, adatto alla parte, il premier Conte. Altro conta-frottole per la verità, ma con un po’ della classe degli avvocati di un tempo.

A questo punto non conta tanto cosa il governo farà ancora: conta quando se ne andrà a casa.

La data è sempre quella: subito dopo le feste, forse qualche settimana più in là. Di Maio e i 5 stelle ci lasceranno per non tornare mai più.

Il mondo sarà migliore senza le Castelli, le Lezzi, i Bonafede e i Toninelli, e le sciampiste annesse e connesse.

Mancano i soldi, le promesse rimangono promesse. Bruxelles vince, i mercati festeggiano.E LE SCIAMPISTE SE NE VANNOultima modifica: 2018-12-03T17:24:48+01:00da bezzifer
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