Congresso Pd, fermatevi prima che sia troppo tardi.

“Una separazione consensuale prima dell’ulteriore sfilacciamento può invece servire a mantenere buoni rapporti e poi chissà, magari anche a ritrovarsi, in tempi non necessariamente lontani. A noi è apparso un ragionamento di buon senso, che può valere anche per una grande famiglia come può (o dovrebbe) essere una comunità politica. Una separazione consensuale però prevede un indice di maturità delle parti molto forte. Temo però che parte della classe dirigente Pd, più abituata ormai al tifo che non al confronto, non sia sufficientemente matura per un tale passaggio”, era il 18 maggio e sul mio blog di HuffPost pubblicavo questo articolo che titolava Meglio dividersi che logorarsi.

Tirare fuori un leader dal cilindro non è nella corde del PD. Li ha ammazzati tutti. Neanche una collegiata di mezze tacche e di arrivisti da sottobosco clientelare può servire a rinnovarsi. Neanche Speranza o Bersani o peggio D’Alema sono il futuro. La vedo veramente brutta. L’unica salvezza verrà da fuori, dai vari comitati nati per lotte locali, dai sindaci sopravvissuti, forse da Volt, forse dai Grunen, anche da Renzi liberato dal peso del partito, anche da Calenda. Direte ma cosa c’entra con la sinistra? Poco, ma è meglio del nulla attuale che rappresenta la sinistra nel mondo.