I golpisti tedeschi, i cospirazionisti trumpiani e la stravagante resa della sinistra italiana

La Germania sgomina una banda di estremisti di destra, no vax e filo russi che voleva fare un colpo di stato e uccidere Scholz. I democratici americani trovano la formula per arginare l’ex presidente che ha promosso l’assalto al Congresso. Di fronte a un modo così esatto di contrastare il populismo, il mondo progressista di casa nostra si consegna invece ai Cinquestelle, asseconda i giochi dell’imperialismo russo e straparla di complotto liberista.

Il giorno dopo che Donald Trump è stato sconfitto anche al ballottaggio in Georgia, dove i democratici moderati hanno vinto il cinquantunesimo seggio su cento del Senato, e la sua Associati è stata riconosciuta colpevole di frode fiscale e di vari altri reati da un tribunale di Manhattan, gli apparati di sicurezza tedeschi hanno condotto un’operazione di sicurezza nazionale che più che una retata anti terrorismo è una fotografia esatta dei tempi impazziti che stiamo vivendo.

Tremila poliziotti tedeschi ieri mattina hanno arrestato ventisette persone, di cui una di nazionalità russa e una in Italia, sospettate di appartenere a un’organizzazione terroristica che stava pianificando un colpo di stato in Germania e l’omicidio del Cancelliere Olaf Scholz.

Il gruppo, secondo le ricostruzioni giornalistiche, è nato un anno fa intorno alla convinzione che la Germania sia guidata da un “deep state”, uno stato dentro lo stato formato da funzionari e da tecnici invisibili che governano illegittimamente al posto delle istituzioni democratiche.

Deep State è la formulazione suprema di tutte le imbecillità cospirazioniste del nostro tempo, emerse dalle fogne grazie a Donald Trump, diventate virali grazie ai movimenti populisti occidentali e alimentate su scala globale dagli ingegneri del caos, in particolare quelli di stanza a Mosca.

I golpisti tedeschi si ispirano ai picchiatelli trumpiani di QAnon e ad altri fuori di testa della stessa natura, convinti che la Germania non sia mai stata una nazione sovrana ma una multinazionale guidata dagli americani. Una barzelletta, certo, ma anche un micidiale incrocio ideologico di ogni possibile paccottiglia anticapitalista e antioccidentale tipica di questa epoca.

Secondo gli investigatori, gli arrestati non sono attempati fomentatori d’odio sui social ma gente con addestramento militare, anche nell’esercito della Germania comunista, ex membri delle forze speciali, un ex deputato e un giudice.

Uno degli arrestati, un principe, è accusato di aver condiviso il progetto di colpo di stato con il governo russo, anche se non ci sono prove che Mosca abbia dato una risposta positiva al piano, nell’ennesima riedizione del dubbio sulla “collusion”, sul coordinamento o meno tra diverse e convergenti forze eversive, che fu di moda ai tempi di Donald Trump alla Casa Bianca.

Per completare il quadro già fitto di cospirazionisti, anticapitalisti, trumpiani, servizi russi, piani per un attacco militare al parlamento tedesco, con un più l’illusione dei golpisti che gli inevitabili crimini sarebbero poi stati sanati dall’intervento salvifico di un’alleanza segreta di paesi quali la Russia di Putin e l’America di Trump, tra gli arrestati ci sono anche militanti “no vax” e avversari dei lockdown decisi nel 2020 per contenere la diffusione del coronavirus.

Lasciamo perdere per un attimo il paradosso di chi denunciava la trasformazione della Germania in un regime dittatoriale per l’obbligo di vaccinarsi o di indossare le mascherine al chiuso e per combatterlo pianifica un colpo di stato, qui c’è la dimostrazione che le bufale complottiste e le banalità populiste convivono sempre  in un unico disegno criminoso ordito per indebolire le democrazie liberali.

Che i golpisti tedeschi siano stati fermati in tempo è molto rassicurante, così come è rincuorante che gli americani si stiano finalmente allontanando dai più incredibili deliri di Donald Trump.

Pur tra mille difficoltà, la saggezza riformista di Joe Biden e l’impresentabilità di Trump stanno facendo ragionare gli elettori repubblicani moderati, i quali a novembre hanno ribaltato le previsioni elettorali che annunciavano un cappotto trumpiano alle elezioni di metà mandato, facendo invece aumentare i seggi senatoriali dei democratici e arrivando a un soffio dal lasciare guidare al Partito democratico anche la Camera bassa, se solo i democratici non avessero incredibilmente perso i seggi proprio nello stato di New York, ovvero nella più sicura delle roccaforti progressiste.

Meno confortante è che il mondo progressista italiano – anziché mantenere alta l’attenzione di fronte ai seri pericoli populisti e invece di dotarsi di un’adeguata strategia politica per convincere gli elettori moderati che, dagli Stati Uniti alla Germania alla Francia, un’alternativa al bipopulismo è possibile – preferisca oscenamente capitolare di fronte ai populisti di Volturara Appula, assecondare il gioco dell’imperialismo russo e agitare lo spauracchio di un complotto del deep state liberista, rendendosi ridicolo e pericoloso esattamente quanto i camerati tedeschi e i trumpiani di QAnon.

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Renzi e l’Inchiesta Consip: “Tutto surreale, dal siluro da Napoli alle telefonate con Romeo, mio padre ha preso soldi solo dal Fatto”.

Il senatore Matteo Renzi ha dato mandato ai propri legali di adire in giudizio “Il Fatto Quotidiano” e il direttore Marco Travaglio per la frase “Renzi spiattella un segreto del Copasir”. La notizia non corrisponde al vero. Il senatore Renzi tuttavia si compiace per la inedita attenzione della redazione de “Il Fatto Quotidiano” alla critica verso chi diffonde notizie coperte da segreto istruttorio, rappresentando questa svolta de Il Fatto “un interessante passo in avanti verso nuove frontiere di civiltà giuridica”

Conosco Matteo, grande persona e di cuore, è l’ora di lasciarlo lavorare in pace? ma cè il perche, per questo accanimento giuridico e mediatico contro RENZI.

La magistratura o meglio una parte di essa ha scambiato da anni l’autonomia per dittatura. Per finire non rappresenta più la giustizia libera dalla politica ma la giustizia che fa politica. Berlusconi era attaccato personalmente, Renzi non hanno la capacità di attaccarlo direttamente perché è un politico che crede e agisce secondo il suo credo e la sua nesta e competenza, allora è la sua famiglia, le persone che gli stanno vicino che sono diventate bersaglio di certi magistrati politicizzati. Poi Renzi a Firenze ha pestato troppo i piedi a certi pm che non glielo hanno mai perdonato abusando del potere dato ai pubblici ministeri di inquisire e intercettare senza limiti protetti dalla Magistratura. Ora si viene a sapere uficialmente, ma si sapeva già! di forze dell’ordine che intercettavano senza autorizzazione e capite che c’è qualcosa che non torna. Ecco che per ritornare alla ragione si dovrebbero separare le carriere, separando i pubblici ministeri dal resto della Magistratura.

Renzi e l’Inchiesta Consip: “Tutto surreale, dal siluro da Napoli alle telefonate con Romeo, mio padre ha preso soldi solo dal Fatto”.

“Alfredo Romeo poteva chiamarmi, lo conoscevo. Questa idea che per arrivare a me cercasse Russo e mio padre mi sembra surreale”. Deposizione definitiva quella di Matteo Renzi ieri nel processo Consip in corso a Roma che vede imputato anche Romeo per traffico di influenze. Nel procedimento sono imputati, tra gli altri, Tiziano Renzi, padre del leader di Italia Viva, l’ex parlamentare Italo Bocchino, il manager Carlo Russo, l’ex ministro Luca Lotti e l’ex generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia.

Secondo l’accusa, Russo, imprenditore toscano del settore farmaceutico, aveva inizialmente stretto un legame con Tiziano Renzi. Successivamente gli avrebbe chiesto di fare pressioni sugli ad di Consip dell’epoca (prima Domenico Casalino, poi Luigi Marroni) per condizionare alcune gare Consip. L’ipotesi di partenza era che volesse condizionarle a favore di Romeo, senonché gli amministratori di Consip, Casalino e Marroni, hanno spiegato che le società per le quali hanno ricevuto raccomandazioni non erano quelle di Romeo – hanno escluso che fossero quelle di Romeo – bensì le società concorrenti. E che quindi Romeo – se condizionamento ci fu – fu vittima e non beneficiario.

“La verità è che mio padre non ha preso un euro da Romeo – ha dichiarato Matteo Renzi – mentre invece ha preso migliaia di euro da Marco Lillo e da Il Fatto quotidiano”. Il riferimento è alle varie cause che il giornale di Travaglio ha perduto contro il padre di Renzi e ai conseguenti risarcimenti. L’ex premier, non indagato, ha poi ricostruito quello che accadde quando era a Palazzo Chigi. “L’Eni era importante, non Consip. Ho letto di forze dell’ordine che intercettavano senza autorizzazione e capite che c’è qualcosa che non torna”. Quando eravamo al governo “noi eravamo terrorizzati che ci fossero indagini”. “Con mio padre ho avuto qualche discussione – continua – quando ho letto su un quotidiano che mio padre avrebbe avuto un incontro in una bettola segreta, l’ho chiamato e ho alzato un po’ la voce”.

Renzi ha ricordato anche il suo legame con Luca Lotti“E’ stato uno straordinario collaboratore sia a Palazzo Chigi sia nell’esperienza con il Pd. Avevamo un rapporto molto stretto, eravamo più che colleghi. Le vicende politiche degli ultimi anni ci hanno diviso e si è molto raffreddato anche il rapporto personale che non è più quello di prima”. Ma è sull’inizio dell’indagine Consip che Renzi ha manifestato tutte le sue perplessità: “E’ una vicenda che parte da Ischia (indagine Cpl Concordia, n.d.r.) dove non c’entravamo nulla e in molti dicevano ‘da Napoli arriverà un siluro per Renzi’. Io non credo ai complotti ma troppe cose non tornano in questa vicenda”.
Ed in effetti per comprendere le parole di Renzi è necessario riavvolgere il nastro e tornare al 21 dicembre del 2016 quando arrivò alla Procura di Roma, allora diretta da Giuseppe Pignatone, l’indagine Consip istruita fino a quel momento dal pm napoletano Henry John Woodcock con i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) diretti dal colonnello Sergio Di Caprio, alias capitano Ultimo. L’informativa di 900 pagine, neppure il tempo di essere protocollata a piazzale Clodio, finirà quasi interamente sui giornali, ad iniziare dal Fatto Quotidiano.

Il sospetto è che qualcuno avesse voluto affossare Renzi ed il Giglio magico. La Procura di Roma reagì indagando i carabinieri del Noe, ad iniziare dal maggiore Giampaolo Scafarto, l’estensore dell’informativa, Wodcoock, ed alcuni giornalisti fra cui Federica Sciarelli. Che poi saranno prosciolti.

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Luogocomunismo e vocazione minoritaria. Il “correntone” Elly che fa contento Renzi

Domenica scorsa è andata in onda una puntata avvincente della saga del Partito Democratico. A Roma Elly Schlein ha lanciato la sua candidatura alla segreteria. A Milano Matteo Renzi ha illustrato il suo progetto politico da qui al 2024. In realtà nessuno dei due avrebbe a che fare con il Pd. Schlein non è nemmeno iscritta. Renzi se ne andò nel 2019 per fondare un nuovo partito. Eppure le sorti dei due sono intrecciate e riguardano proprio il futuro del Pd e dell’intero centrosinistra.

La candidatura di Elly Schlein rappresenta obiettivamente una grande novità. Schlein è una donna, viene da una storia di sinistra radicale, è lesbica, ha condotto battaglie per la sostituzione della classe dirigente e per la tutela dell’ambiente, si oppone fieramente al governo di centrodestra, può vantare un nonno antifascista, una campagna elettorale in America a favore di Barack Obama e una vicepresidenza alla regione Emilia Romagna al fianco di Stefano Bonaccini, basa la sua azione su una formazione e prospettiva internazionale che la fanno assomigliare tanto alle coordinate della meglio gioventù globalista e di sinistra che va da Alexandria Ocasio Cortez, deputata democratica americana eletta a New York, a Ione Belarra, segretaria generale di Podemos e ministra dei diritti sociali del governo spagnolo. Con lei, una parte cospicua del partito vuole lanciare un messaggio di novità, sparigliare le carte, rispolverare un’identità di sinistra più tosta, capace di rappresentare gli strati sociali più deboli e coerente con l’immaginario degli epigoni del comunismo italiano, archiviare definitivamente la natura riformista e liberalprogressista del Lingotto veltroniano.

In realtà, non è tutto oro quel che luce e alcuni presunti pregi potrebbero tradursi in handicap.

In primo luogo, la discontinuità con il gruppo dirigente del Pd è soltanto apparente. Elly Schlein gode del sostegno di tutto il gruppo dirigente che ha guidato il partito dal 2018 ad oggi. È con lei Goffredo Bettini, guru del partito romano ed eminenza grigia di numerosi passaggi della vita del partito, dai tempi di Veltroni a quelli di Zingaretti. Lo stesso Nicola, ex segretario e ormai ex presidente della Regione Lazio, la sosterrà con tutta la sua corrente. Su Elly ha investito parecchio Enrico Letta, il sedicente segretario uscente ma attivissimo nell’organizzazione del Congresso, fino al punto di modificarne le regole allo scopo di fare candidare la Schlein e di far partecipare al processo anche gli ex scissionisti di Articolo 1. Questi ultimi, guidati dall’ex ministro Roberto Speranza, sono ovviamente dalla parte della deputata bolognese e tirano finalmente un sospiro di sollievo per il fatto che la sinistra sarebbe così rappresentata al meglio. Su questa scia, Schlein ha il sostegno di Giuseppe Provenzano, l’ex ministro che chiese a Milano di restituire al paese il maltolto, di Laura Boldrini, pasionaria dei diritti, e di Andrea Orlando, che qualche giorno fa ha rinnegato il manifesto di Veltroni dopo esserne stato uno dei principali beneficiari. Non potendo ricandidarsi in prima persona, l’ex ministro del lavoro si accontenterà di portare la sua corrente organizzata sulla giovane candidata per cancellare quel poco di riformismo che ancora resiste nel Pd. Pur essendo ben lontano dalla tradizione della sinistra comunista e radicale, anche il cattolico Dario Franceschini ha posizionato la sua corrente Area Dem sulla Schlein. Anche Matteo Ricci, il sindaco di Pesaro che ha testato la base per verificare l’accoglienza di una sua eventuale candidatura, sembra destinato al ruolo di coordinatore della campagna della Schlein.

Insomma, alla luce di questa mappa, far passare la candidata come una campionessa della rivolta dei giovani contro i parrucconi del vecchio gruppo dirigente rasenta il ridicolo, al di là delle migliori intenzioni della diretta interessata. Inoltre, stando così le cose, la partita sembra già segnata, visto che tutte le correnti principali convergono su un’unico correntone “Elly”, mentre, ad oggi, Stefano Bonaccini può contare soltanto sul gruppo di Matteo Orfini, su Graziano Delrio e su Base Riformista, la corrente che porta le stigmate del ‘renzismo’ e per questo fu falcidiata in sede di definizione delle candidature: la gran parte dei suoi – piazzati nei collegi più difficili, conquistati infatti dal centrodestra – sono rimasti fuori dalle camere. E tuttavia il percorso delle primarie potrebbe avere un’evoluzione diversa rispetto ai rapporti di forza già delineati: Stefano Bonaccini e Dario Nardella, suo alleato e vice, sono espressione sia di quell’asse tosco-emiliano che costituisce ancora oggi il più ampio e tradizionale bacino di consensi del Pd sia di quella formidabile base di amministratori locali che compongono lo scheletro del partito sul territorio.

Difficilmente la Schlein potrà rintuzzare la classica critica che attribuisce al Pd il limite di rappresentare i ceti medi riflessivi che abitano nei quartieri centrali delle città. La scelta del Monk a Roma per lanciare la candidatura è un tentativo di smentire questo luogo comune: il locale si trova sulla Tiburtina, in una zona abbastanza lontana dalla Ztl. Tuttavia il Monk, sito dentro dei capannoni industriali dismessi, è proprio il classico ritrovo della sinistra colta e alternativa, tutto il contrario di un covo di ‘proletari’ urbani. Così, il popolo della Schlein è fatto di anziani militanti e giovani sardine, di ceto intellettuale e apparato di partito, e non è detto sia capace di rappresentare quell’onda travolgente che la candidata ha promesso.

Ma il punto di maggiore debolezza della Elly Schlein è proprio il contenuto della sua proposta. Nel menu offerto dalla casa si trovano, tutte insieme, la “conversione ecologica”, il “lavoro di qualità”, la sanità – ovviamente – “pubblica”, la “redistribuzione della ricchezza, del potere e del sapere”, la “lotta alle diseguaglianze e alla precarietà”, la progressività fiscale, il diritto alla casa, il reddito di cittadinanza e il rifiuto dell’autonomia differenziata. Si tratta di parole chiave, capaci di aprire immediatamente il cuore della base militante e di rassicurare quei gruppi dirigenti dem che credono che in Italia, paese dove lo stato intermedia più della metà del pil nazionale, esista il neoliberismo.

Queste parole servono sostanzialmente a rafforzare le certezze ideologiche e a confermarsi nell’identità politica. Ma trasmettono soltanto aree di crisi senza fornire alcuna soluzione concreta. E, sopra ogni cosa, disegnano l’immagine di una sinistra che si autocomprende come moderna per i valori che afferma ma non accetta l’inadeguatezza di soluzioni che restano novecentesche e quindi tutt’altro che moderne. A giudicare dal discorso del Monk, Elly Schlein esprime in modo giovanile, educato e forbito una lista dei luoghi comuni della sinistra italiana senza uno straccio di soluzione concreta e sensata adatta all’evoluzione della società moderna e capace di assumere le tragiche decisioni che i cambiamenti geopolitici e geoeconomici richiedono. Che è esattamente il motivo per cui la sinistra – non solo quella postcomunista ma anche quella socialdemocratica – è in crisi in tutta Europa. La spremuta di banalità ideologiche può bastare forse per fare da collante alle correnti in cerca di riscatto ma non per offrire una proposta alternativa di governo per il paese. Peggio poi se questo luogocomunismo rinfrescato dalla gioventù si annacqua ulteriormente nel populismo qualunquista, antiatlantico e pauperista dei Cinquestelle.

Ecco perché, dall’esterno, Matteo Renzi segue con grande attenzione le vicende del Pd. A lui (e a Carlo Calenda) potrebbe perfino fare comodo una vittoria della Schlein. In tal caso, infatti, il Partito democratico sceglierebbe la deriva minoritaria di una parte dei suoi dirigenti, autorecludendosi nel ghetto della sinistra populista. Così facendo, rinuncerebbe a rappresentare l’intero centrosinistra e lascerebbe praterie di consensi al Terzo Polo.

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I “giornaloni” incoronano Elly Schlein: è lei l’anti-Giorgia “politically correct” che serve alla sinistra.

Costruiamo, facciamo, condividiamo, proponiamo,partecipiamo,sono solo una piccola parte dei verbi che declina al futuro nei suoi discorsi. Poi i più attenti noteranno che il movimento delle mani e costruito in base alle regole della comunicazione verbale.

In poche parole è FINTA.

Questa non può recuperare proprio niente, può solo dare il colpo finale a un partito in agonia.

Un personaggio del genere al massimo potrà riuscire a recuperare i molti voti che dal PD erano transitati verso il M5S creando ancora più frizioni tra i due partiti.

Non è certo una figura che possa recuperare voti dal centro o tantomeno da dx, cosa che invece potrebbe essere nelle capacità di Bonaccini per quanto riguarda i voti del centro. F.lli d’Italia non penso debba temere comunque per nessuna delle due alternative presenti fino ad ora per la prossima segreteria del PD. La sua elezione comporterebbe la fine di un partito allargato ad idee anche liberali e riformiste. Si andrebbe verso una scissione che farebbe immenso piacere ad altri partiti che ne raccoglierebbero i frutti.

PS.Quello che non sopporto di queste donne di sinistra, se andate a vedere più o meno tutte eredi di famiglie benestantei, figlie di burocrati o comunque vissute nella bambagia, senza mai aver conosciuto la necessità, naturalmente non è una colpa mentre è una colpa e una mancanza di umiltà l’arroganza, la supponenza che mettono nel dire che loro sanno, che capiscono i problemi di chi sgobba per vivere, arrivando persino a dire che anche loro vengono da famiglie non certo benestanti. Ne cito una per tutte che mi ha veramente fatto capire quanto siano arroganti. Ricordo Concita di Gregorio che disse in un intervista che sapeva benissimo cosa voleva dire la miseria perché anche lei da bambina…ecc, poi nel prosieguo dell’intervista disse che purtroppo (come la capisco) lei era accudita da una governante, si disse proprio cosi la sua famiglia, miserabile, aveva una governante e che poverina passava quasi tutta l’estate nella casetta al mare, ma piccola eh, di proprietà. Ecco questa Schleim , crescita nella bambagia di una famiglia benestante, senza mai aver provato nessuna mancanza, no del superfluo, ma dell’indispensabile, avendo potuto fare quello che voleva fino all’età adulta che tanto le ricche finanze famigliari lo consentivano, ora non ha nemmeno l’umiltà di dire vorrei provare a capire le reali condizioni di vita di quella maggioranza degli italiani, che abbandonati dalla sinistra elitaria di cui lei è ottimo rappresentante, hanno votato per il “demonio”.

MA.I “giornaloni” incoronano Elly Schlein: è lei l’anti-Giorgia “politically correct” che serve alla sinistra.

Sarà pure vero – come scrive sulla Stampa Annalisa Cuzzocrea – che dietro Elly Schlein «non ci sono padrini», cioè i capataz delle vecchie correnti. Ma è altrettanto vero che a sponsorizzarne la corsa verso la segreteria del Pd sono i rigogliosi giornaloni, che non a caso già ne parlano (Il Corriere della Sera) come l’«anti-Giorgia». Donna contro donna. O, meglio, «leadership femminista» contro «leadership al femminile» (la Repubblica). La sinistra è così: ha sempre necessità di un opposto per definire se stessa. In questo senso, è più reattiva che creativa. E così finisce per aver bisogno di un “nemico” anche quando la competizione è tutta interna. Non stupisce perciò se sin dalle prime battute sia scattata la corsa a sottolineare le differenze tra i due modelli, quello “Giorgia” e quello “Elly“.

La Schlein compendia le “virtù” del Pd

Per esempio, laddove la prima non si offende se qualcuno la definisce il premier, l’altra ci tiene a precisare che si candida ad essere la segretaria del Pd. E se la prima predilige l’«io» come indizio della tendenza ad assumersi le proprie responsabilità, la seconda usa il «noi» per tirare a lucido il valore collettivo della sua impresa. Oltre a ciò, la Schlein funziona perché è una sorta di compendio delle “virtù” del Pd: è globalista per definizione essendo nata in Svizzera da madre italiana e da padre ebreo-americano con ascendenze ucraine. In più ama un’altra donna, il che ne fa una testimonial d’eccezione del continuons le combat sul fronte dei diritti civili.

La politica ridotta a narrazione

Infine è movimentista quanto basta per restituire un po’ di aria fresca («un’onda», enfatizza lei) alle scrostate stanze del Pd. Politicamente parlando, infatti, la Schlein viene dagli Indignados e ha legato il proprio nome all’effimera stagione dell’OccupyPd, scattata in seguito all’impallinamento di Prodi nella sua corsa verso il Quirinale, correva l’anno 2013. Tutti ingredienti che oggi la rendono la donna giusta al momento giusto. Il resto, per l’appunto, lo fa il  contesto con la speculare presenza della Meloni nel campo opposto. C’è tutto, insomma, per costruire il personaggio, e soprattutto la nuova narrazione. Perché oggi, a sinistra, la politica è questa roba qui.

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Il piano per un golpe in Germania e il ritorno del Reich, 25 arresti tra gli estremisti di destra: fermati “principe” ed ex deputata

3000 agenti, 25 arresti. 25 cospiratori avevano intenzione di organizzare un colpo di Stato. Qualche altra sfumatura di ridicolo? È della stessa ‘materia umana’ che ha assaltato Capitol Hill, un gruppo sovranista ultra estremista che sogna la presa del potere di ispirazione nazista. Anche in Italia alcuni gruppuscoli di esaltati progettano azioni simili.Nostalgie che covano nelle menti malate, auspicabile che nell’operazione venga coinvolto soprattutto il personale sanitario competente.

Il gruppo “Reichsbuerger” pianifica un colpo di Stato e il ritorno al Reich, sono stati arrestati in una operazione che ha coinvolto 3mila agenti: leader era un principe discendente del casato di Turingia, un fermo anche in Italia

Il loro obiettivo era quello di compiere un golpe, rovesciare il governo democraticamente eletto con un colpo di Stato violento, occupare il Bundestag, il Parlamento di Berlino, e incoronare un re della Germania, il ritorno del Reich. Era il piano di almeno 25 cospiratori di estrema destra, arrestati questa mattina in una operazione condotta da 3mila poliziotti, che hanno perquisito 130 abitazioni e locali commerciali in 11 Stati federali tedeschi su mandato della Procura generale federale.

Il gruppo si fa faceva chiamare “Reichsbuerger”, ovvero “Cittadini del Reich”, e sono accusati di “aver fatto preparativi concreti per entrare con la forza nel Parlamento tedesco con un piccolo gruppo armato”. A confermarlo è il ministro della Giustizia Marco Buschmann, che ha definito l’operazione “anti-terroristica” e ha confermato che “il sospetto è che stessero programmando un assalto armato su organi costituzionali“. il gruppo in sostanza nega l’esistenza del governo tedesco moderno e teorizza il ritorno ai confini tedeschi tornino “dall’Impero del 1871 o al 1937”.

Del ‘movimento’ nato negli anni Ottanta, fanno parte circa 20mila persone secondo l’intelligence di Berlino, di cui circa mille sono identificati come militanti di estrema destra antisemiti.

Tra i 25 arrestati questa mattina figura Birgit Malsack-Winkemann, magistrato a Berlino ed ex deputata al Bundestag di Alternativa per la Germania (AfD), il partito di estrema destra.

Ma la figura centrale del gruppo terroristico sarebbe Heinrich XIII Reuss, 71enne rampollo di una casa principesca di lunga data dell’odierna Turingia.

Il ruolo centrale sarebbe testimoniato anche dalla sua designazione da parte del gruppo come futuro reggente del ‘regno tedesco’. Attualmente consulente finanziario a Francoforte, il “principe” aveva messo a disposizione dell’organizzazione una tenuta di caccia in Turingia dove i membri del gruppo si sarebbero incontrati diverse volte nel corso di quest’anno.

Le indagini si sarebbero concentrate anche su un sottoufficiale delle forze speciali della Bundeswehr (Ksk) e su numerosi riservisti, secondo quanto rivelato dai servizi segreti militari Mad.

Tra gli arrestati figurano anche una persona fermata in Italia, a Perugia, e anche una cittadina russaVitaliya B.. A tal proposito l’agenzia RIA Novosti ha evidenziato che “la procura tedesca ha sottolineato di non avere motivi per ritenere che funzionari russi abbiano sostenuto i cospiratori”. Tesi confermata dalla Tass, che scrive come secondo gli inquirenti tedeschi “i sospetti golpisti hanno contattato rappresentanti russi ma non hanno trovato sostegno”.

Quanto alle persona fermata in Italia, in esecuzione di un mandato europeo, si tratta di un uomo che da tempo soggiornava in un hotel, in località Ponte San Giovanni a Perugia: secondo i media tedeschi è un 64enne ex ufficiale dei reparti speciali dell’esercito della Germania, coinvolto nel piano che avrebbe preso d’assalto anche il Bundestag.

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Come e’possible che una rete pubblica sia occupata politicamente da conduttori militanti, della sx radicale e del m5s…?? Nemmeno nei talk russi siamo a questi livelli.

Il giornalismo italiano non conosce l’etica e non ha deontologia. E il peggior giornalismo di tutto l’Occidente.

Asservito ai desiderata dell’editore di turno, strumento attivo di lotta politica, cane da guardia non della verità ma della propria parte politica.

Mentono, provocano, stravolgono, manipolano, addomesticano, capovolgono, celano in maniera spudorata e infima.

Un settore da riformare completamente, iniziando dall’ordine e tagliando i finanziamenti pubblici …che il loro sporco e pessimo lavoro lo paghino i privati che dirigono il ballo e non le tasse della comunità, e se non soppravvivono pazienza, vuol dire che lavorano male.

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Come ogni anno, il Time ha annunciato chi sarà la persona dell’anno, rappresentata sulla copertina del suo prossimo numero. Come.Le donne iraniane meritano la libertà , sfidando i sacerdoti dell’Islam hanno messo la loro vita sulla bilancia con la libertà. Onore e rispetto

Come ogni anno, il Time ha annunciato chi sarà la persona dell’anno, rappresentata sulla copertina del suo prossimo numero. Quest’anno la scelta è ricaduta sul presidente Zelensky e sullo spirito ucraino, per l’enorme forza d’animo e determinazione dimostrate dall’Ucraina nel contrastare la vergognosa aggressione russa.
Accanto a loro, eroine dell’anno sono le donne iraniane, che ancora in questi giorni manifestano per vedere riconosciuti i loro diritti e le loro libertà.
Il prestigioso giornale celebra così i protagonisti di due vicende apparentemente lontane fra loro, ma diventate entrambe simbolo di coraggio e resistenza per il mondo intero!

I commenti che leggo contro Zelensky sono aberranti.Non mi sarei mai immaginato di vivere in un paese così , gli italiani “brava gente” che fine ingloriosa. ITALIANI “brava gente” ?, ma almeno lo fossimo ora , CHI si aspettava tutta questa empatia verso il Zelensky ? Io , sinceramente no e vedo che non c’è verso nel farla calare , questa cosa è assurda e non ha eguali nel resto dell’Europa occidentale. ZELENSK’JS si è dimostrato un grande Leader, ha praticamente salvato il suo popolo, la loro libertà, Gli Ucraini stanno pagando un prezzo altissimo, ma hanno avuto in cambio l’onore e la libertà.Lo merita per il coraggio dimostrato e la forza coinvolgente per tutto il suo popolo nella difesa della libertà.Forse l’amarezza sta proprio nel fatto che il coraggio e l’onore nascono dalle pagine più nere della storia: grande leader e grande popolo ne usciranno feriti ma carichi di vita e fame di futuro!

E a chi contesta ciò dinenticano o fanno finta di dimenticare che lui sta difendendo gli ucraini e la sua Nazione, come hanno fatto i partigiani italiani contro i nazisti e i fascisti e sono stati aiutati dagli Americani. Chi sta distruggendo l’Ucraina è PUTIN che vuole essere il nuovo Zar….!

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Questa è una delle domande fatte dalla Berlinguer a Renzi

La Berlinguer non è una giornalista ma una squallida comare -basta vedere i teatrini patetici che fa con Corona come se i telespettatori bramassero di sentire le sue opinioni, ma daii

Per la Berlinguer varrebbe la celebre frase di Totò nel film “i due colonnelli” . Io ho carta bianca , e ci si pulisca il c….

SUO PADRE SI STA RIVOLTANDO NELLA TOMBA.

Questa è una delle domande fatte dalla Berlinguer a Renzi, roba da scrivere in corsivo in un bel foglio di carta bianca, incorniciarla e conservarla a vita, come esempio delle cose più inutili.
“Se uno ha votato sempre sinistra, come fa a votare la Moratti???
Rispondo io continuamente a tutti coloro che pongono questa stessa domanda, fatta assolutamente in malafede, e la Berlinguer
in questo è una campionessa, malafede al 100%.
Il centrosinistra ha vinto per la prima volta nel 1996, perché ha dovuto scegliere uno come Prodi, se no nessuno avrebbe votato una coalizione di sola “sinistra” e così Prodi ha vinto per due volte, ma cercando accordi con il centro come era normale ed è normale che sia. I ministri dei governi Prodi, sono stati infatti persone come Treu, Dini, Padoa Schioppa, Mastella e tanti altri che evidentementela Berlinguer ha dimenticato, non giovani appartenenti ai centri sociali. Così come la Berlinguer dimentica i nomi dei vari politici provenienti dal centrodestra e arrivati nel centrosinistra accolti a braccia aperte, a partire da Follini, il corteggiamento per anni di Casini ora eletto per due volte nelle liste del PD, così come la Lorenzin che ormai sembra da sempre uscita poche ore prima dalla Sierra Maestra, ma soprattutto la Berlinguer non solo ha dimenticato ma ha proprio cancellato il governo D’Alema fatto nascere in accordo con il “compagno” Kossiga, ma è probabile che sia disposta a tutto pur di far tornare i conti cercando di dimostrare che Cossiga fosse molto più a sinistra della Moratti…

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Conte s’inventa la “contro-Scala”: davanti alla tv coi percettori di rdc.

Il rdc ci è costato finora 70 miliardi, cioè gli abbiamo pagato la base elettorale! Solo in Italia poteva succedere una pagliacciata di questo tipo!!

Ma è ovvio che a questo individuo losco gli è rimasto solo il reddito, per rimanere attaccato alla poltrona, senza il reddito sa benissimo che a quest’ora sarebbe solo un pessimo ricordo….

Il falso buonismo, da qualsiasi parte provenga, non fa che peggiorare l’Italia e le condizioni degli italiani onesti. Abbiamo bisogno di gente fattiva e non di finti paladini che pur di raccattare qualche voto istigano persino all’odio. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e non c’é parassita che tenga. L’assistenza ai bisognosi é giusta e nobile ma è altra cosa e va portata avanti diversamente.

A parte i malati, i lesi, gli anziani , hanno preso il reddito, anche persone che vivevano fuori Italia, che si sono approfittati, senza averne diritto….e’ ora di andare a lavorare!! Ci sono aziende che cercano persone e non le trovano…basta la poltroncina e lavoro in nero!!!

Conte s’inventa la “contro-Scala”: davanti alla tv coi percettori di rdc.

L’ex premier va in una struttura caritativa e guarda la Prima della Scala con alcune persone indigenti. In attesa dell’opera lirica, il premier intona lo spartito pro-reddito grillino
Conte s’inventa la “contro-Scala”: davanti alla tv coi percettori del reddito di cittadinanza
“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. La scena sembra ricordare quella con Nanni Moretti in Ecce bombo. Al posto del popolare attore, però, stavolta c’era Giuseppe Conte. Mentre alla Scala di Milano stava per andare in scena l’attesissima Prima, con la partecipazione del premier Meloni e del presidente Mattarella, il leader dei Cinque Stelle faceva a modo suo da contraltare all’apertura della stagione scaligera. Come? Seguendo l’opera teatrale teletrasmessa assieme ad alcuni percettori del reddito di cittadinanza.
La “contro-Scala” di Conte
Nella sala dell’Opera Cardinal Ferrari a Milano, struttura che dal 1921 assiste le persone indigenti nel capoluogo lombardo, Giuseppe Conte si è posizionato davanti a un maxi-schermo per vedere il “Boris Godunov” recitato alla Scala. Prima che iniziasse l’opera lirica, però, l’ex premier ha intonato a gran voce il proprio spartito più conosciuto: quello in favore del reddito di cittadinanza. “Da presidente del Consiglio mi avevano invitato alla Prima della Scala e non sono mai riuscito ad andare: sono contento di vederla qui con voi”, ha affermato il capo pentastellato parlando con le persone radunate nella struttura caritativa milanese. Guarda caso, tra esse c’erano anche cittadini che beneficiano del reddito grillino. Poi, il politico si è concesso foto e strette di mano con quanti lo avvicinavano.

Lo spot al reddito di cittadinanza
La “contro-Scala” di Giuseppe Conte è riuscita se non altro ad attirare l’attenzione. Un po’ come accade quando Beppe Grillo fa il suo contro-discorso di fine anno. Alla platea radunata a Milano, l’ex premier aveva assicurato di voler fare un comizio, eppure nei suoi dieci minuti di discorso (cronometrati a spanne da cronisti presenti), il leader 5s è riuscito a condensare i propri slogan in favore del reddito di cittadinanza, definito “una misura minima di protezione sociale”. In particolare, Conte si è detto favorevole a modifiche al sussidio ma assolutamente contrario alla sua abolizione, puntando poi il dito contro la “campagna mediatica” che a suo avviso avrebbe dato spazio solo ai “comportamenti fraudolenti” legati alla misura assistenzialista.

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Minacce social a Meloni e alla figlia: “Attenta a togliere il reddito di cittadinanza”. Da FdI: “Leader politici soffiano sul fuoco, Conte condanni”che paraculo.

Buongiorno a tutti e buona discussione anche oggi.

Noto con profonda tristezza che, dopo una iniziale critica alle minacce e considerazioni legittime sull’utilità del RdC, i post stanno virando sulle solite critiche a Giorgia Meloni fino alla giustificazione o negazione delle suddette minacce.

I più recenti dicono che se l’è cercata o addirittura che si sia fatta da sola le minacce per distogliere l’attenzione da altro. Peccato, l’ideologia e l’odio purtroppo vincono sempre.

Be allora vidico, sendendo al vostro livelli che.Conte si è fatto consigliare dall’amico Trump su come aizzare la folla quando non si è capaci a parlare di politica vera…Caro paraculo CONTE ! Minacce deplorevoli! Nulla da aggiungere…

Solo una riflessione sul fatto che il clima di tensione che si avverte ed è crescente nella popolazione alimentato anche dal vittimismo costante ed incessante di politici che ora dovrebbero solo pensare a governare dato le elezioni “vinte” sono un segnale, fuoridubbio, preoccupante e indicativo di una politica e di un’azione politica non sostanziale e rassicurante quanto invece primariamente rimarcante dell’identità e quantomeno dubbia sull’utilità di certe manovre.

La paura che traspare dal costante bisogno del PdR e di molte realtà superpartes oltre che di molte figure dallo spessore storico e culturale idiscusso, di ricordare e richiedere l’attenzione e alle linee guida dettate dalla costituzione e alla storia del nostro paese altro non sono che la cartina tornasole che dovrebbe suscitare qualche considerazione. Io direi di tenere anche,che le minacce di Conte si sono amplificate, e che sono SEMPRE state un brutto vizio del M5S, che voi gente di GRILLANDIA usate sempre guando siete a corto di argomenti politici: cioe sempre.Il reddito di cittadinanza non può essere un provvedimento erogato a vita. Basta proclami, facciano le dovute modifiche e si prendano la responsabilità che la maggioranza dei votanti gli hanno momentaneamente concesso.Di queste derive violente possiamo farne a meno, ma purtroppo abbiamo un fomentatore che non perde occasione per eccitare questi violenti. Conte deve smetterla di tentare di soffiare sul fuoco.

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L’account Twitter di FdI riporta una raccolta di post contro la premier. Minacce in un’intervista tv anche al ministro Crosetto. Solidarietà del governo.

Una raccolta di tweet macabri, con minacce di morte verso Giorgia Meloni e la figlia. A metterli insieme è l’account Twitter di Fratelli d’Italia che denuncia “indegne minacce apparse sui social” contro la premier. Il partito fa quadrato attorno alla sua leader e punta il dito nei confronti di un presunto clima di odio suscitato dalla rappresentazione della linea di governo e maggioranza contro il reddito di cittadinanza. Rappresentazione che gli esponenti FdI addossano senza mezzi termini a M5s e a Giuseppe Conte. Il deputato FdI Marco Cerreto parla di “vergogna infinita, siamo al limite” e chiede direttamente che “Giuseppe Conte condanni quanto accaduto”.

Giovanni Donzelli, volto emergente di FdI, accusa: “Fomentare rabbia sociale per raccattare qualche voto è pericoloso. Spero che Conte ci pensi un minuto e condanni senza esitazione questi violenti”. Le deliranti frasi che l’utente di Twitter – il suo account è riportato per esteso nel collage FdI – rivolge al presidente del Consiglio e ai suoi familiari sono tutte accomunate dall’eventualità che il Reddito sia cancellato. Insulti sessisti, minacce di morte che sollevano lo sdegno del partito che reagisce con un “avanti presidente, siamo al tuo fianco”. “Questo episodio inqualificabile è il prodotto del clima di odio fomentato dalla narrazione falsa di chi sul disagio sociale cerca di lucrare facili consensi”, attacca il sottosegretario all’attuazione dle programma di governo Giovanbattista Fazzolari.

L’episodio viene evidenziato al termine di una giornata in cui già il centrodestra si era schierato compatto con il ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo che la trasmissione di Rete 4 ‘Quarta Repubblica’ aveva mandato in onda l’intervista ad un manifestante che, all’evento di piazza dei sindacati sabato scorsi a Roma contro il sostegno militare all’Ucraina ed i provvedimenti del Governo Meloni, aveva detto: “Il pericolo di una violenza c’è oggettivamente nell’evoluzione della situazione. Quanto pensano che i lavoratori possano accettare salari che calano da 30 anni, contratti che non vengono rinnovati, attacco al reddito di cittadinanza, disoccupazione e aumento delle bollette? La violenza sta lì. Se poi la violenza colpirà Crosetto… non mi strapperò i capelli”.

Solidarietà a Crosetto è venuta dai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa Lorenzo Fontana. Il ministro della Difesa si è detto “scioccato” dalle parole dell’uomo. Dai colleghi di Governo piena solidarietà.

Intanto, Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha dichiarato: “C’è un limite che non andrebbe mai oltrepassato: il rispetto della vita umana. Le minacce di morte rivolte a Giorgia Meloni e alla piccola Ginevra sono oscene. Chi le ha pronunciate dovrebbe vergognarsi, ma ancora di più dovrebbero vergognarsi quei leader politici che soffiano sul fuoco della protesta violenta. Ci aspettiamo condanne ferme da parte di tutti, partendo da Giuseppe Conte. Un abbraccio di cuore a Giorgia e a Ginevra”.

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