Non entro nel merito delle questioni sollevate, ora non me la sento.Sento però un senso di avvicinamneto all’associazione ‘Non una di meno’. L’annunziatona definisce la Dirani ‘abrasiva’, io definisco la direttora ‘rustega’, sempre pronta ad invadere la Libia. Chi si assomiglia si piglia

Critica (con risposta) all’Huffpost sull’infanticidio.L’ associazione “Non una di meno” siamo rimaste letteralmente scioccate dal contenuto di un blog ospitato sulla sua testata. Il pezzo in questione, che è stato scritto da Deborah Dirani e si intitola “La festa della mamma di un’assassina”, si occupa del recente caso di infanticidio perpetrato da una neomamma minorenne. Con questa lettera le chiediamo di prendere pubblicamente le distanze dall’articolo dannoso in primis alle donne, pubblicando sull’HuffPost la replica e le ragioni di Non Una Di Meno.

La DIRETTORA RISPONDE 

Pubblico volentieri questa lettera dell’associazione “Non una di meno” come sempre facciamo nel rispetto di tutte le voci. Vorrei aggiungere al dibattito che aprite attorno al blog di Deborah Dirani dal titolo “La festa della mamma di un’assassina” un paio di annotazioni.

1) Deborah Dirani è una giornalista ma per l’HuffPost ha solo un blog. Un blog non è un servizio giornalistico ma una opinione personale, strettamente di chi scrive: è quella che noi chiamiamo una ” voce”. Per cui capisco le vostre annotazioni su come si fa (o dovrebbe fare) il giornalismo, ma in questo caso non si tratta (e mi pareva evidente) di un pezzo giornalistico in cui si indagavano cronaca e storie. La “voce” della Dirani è spesso abrasiva, ma io difendo il fatto che esistano e si dia spazio anche alle voci più difficili da ascoltare. Se mai avete letto questa testata dovreste sapere la distinzione fin qui fatta fra giornalisti e blogger, nonché conoscere la pluralità delle voci cui diamo spazio.
 

2) Visto che l’organizzazione che rappresentate si chiama “Non una di meno”, vorrei far notare che una di meno in questa storia l’abbiamo già contata – ed è la bambina che è stata uccisa. C’è una cosa che nella voce della Dirani condivido: la sofferenza, la rabbia, l’impotenza, l’indignazione per quella piccola vita che ha lottato per esistere. Troppa indignazione? Forse. Meglio che nulla.

Personalmente sono mesi che evito tutti gli articoli firmati dalla Dirani. HP è diventato un ricettacolo di germi pericolosi … la Dirani, il De Angelis, la Mauro, la direttora stessa con il loro continuo rosicare rabbioso (quanto inutile) continuano a dividersi lo spazio con una miriade di messaggi spam (*) che OFFRONO LAVORO a stipendi da manager a tutti!

Deborah Dirani ha scritto “È morta una bambina e non è stata una disgrazia, non è stato nemmeno un raptus di follia omicida… non è pazzia: è carogna… generosa dose di ignoranza mescolata a una manciata di disumanità… Avresti potuto… Sei stata così vigliacca… feroce ragazzina… che questa festa ti perseguiti ogni giorno” : ora per favore fate il confronto con un articolo precedente di Deborah Dirani che scriveva (giustificava?? un “padre per bene” che aveva ucciso due figli, e meno male che la terza figlia non c’era!): “Un padre che ammazza due figli e poi si suicida il giorno in cui deve firmare il rogito per comperare casa non è il diavolo che si è rivelato dopo essere stato a lungo travestito da santo. È la fotografia più nitida che mi sia capitata di vedere della società attuale dove non importa ciò che sei, ma ciò che mostri di essere: un padre perfetto, il capofamiglia della famiglia del Mulino Bianco. E del resto non esistono diavoli come non esistono santi. Non ci sono mamme buone e mamme cattive e papà eroici o luciferini.Esistono in compenso esseri umani sopraffatti dalle aspettative che, spesso, hanno contribuito loro stessi a creare e davanti al cui fallimento sono crollati. Sarebbe sufficiente azzerare le aspettative, sarebbe sufficiente mostrarsi al mondo per ciò che si è: esseri umani con crepe più o meno profonde, ferite mai chiuse o appena rimarginate, ansia di affermarsi e impotenza davanti a una porta che si chiude sul muso… Un uomo per bene. E chissà forse lo era e lo è stato fino a quando non si è buttato nel vuoto dopo avere ammazzato i suoi figli…Nessuno sa cosa sia successo tra le sue sinapsi quando ha preso un martello e lo ha piantato addosso ai suoi figli…una società incapace di educare alla trasformazione del fallimento non è una buona società nella quale vivere e far crescere dei figli. Ad averne avuti, di figli, mi sarei preoccupato di spiegare loro…” quel che colpisce nel’articola della blogger è la mancanza di equilibrionellla valutazione: troppa indulgenza nei confronti di chi, adulto, ha istigato e aiutato una ragazza fragilissima e terrorizzata a compiere una tale nefandezza. Perchè non si partorisce da sole e senza dolore e la pancia non cresce senza un perchè. E troppo indulgente con la totale mancanza di una rete di relazioni di amicizia, familiari o di interesse da parte del mondo adulto.Indifferenza e il leit motiv del “tanto non è un problema mio” rimane solo la preoccupazione di fare interventi politically correct.Ma:Il post della Dirani è indifendibile. Un conto è essere abrasivi, esprimere opinioni aspre o provocatorie, un altro è vomitare puro veleno e odio. Altro che eccesso di indignazione. Come ben si è potuto leggere nella inverosimile invettiva finale, lanciata da non si capisce quale autorità morale che la giornalista fuori orario si attribuisce in un puro delirio di onnipotenza.

Le ragioni della Annunziata lasciano basiti. Dirani, giornalista dalle 8 alle 16:30, fuori orario d’ufficio può trasporre reflussi gastrici nel blog. Che non è un servizio giornalistico. Pare ormai lampante che la distinzione tra blog e giornalismo serve ormai solo a giustificare la penosa situazione di quest’ultimo. Ma no, alza il nasino la maestrina, io dovrei “sapere la distinzione fin qui fatta fra blogger e giornalisti”.
Annunzia’, la sentì questa voce!?

Ah ecco come funziona allora, che stupido a non capirlo, l’autrice del pezzo è una giornalista (perché mi pare ci tenga molto a farlo sapere anche nella pagina fb) ma quando scrive sul blog ecco che giornalista non è più e quindi liberi tutti, salta il banco con le sue regole.Distinzione tra giornalisti e blogger dunque e soprattutto spazio alla pluralità di idee, questo offre l’Huffington Post Italia. E dire che credevo che dove ci fosse un direttore ci fosse anche una linea editoriale, almeno nei principi generali.

A questo punto non posso che zittirmi, lancio solo un’ultima richiesta: se dovesse saltare fuori anche solo una minima differente versione sulla responsabilità della ragazza, attenderemo che questa voce “abrasiva” di cui Annunziata va tanto orgogliosa vada a guardarla negli occhi e spiegarle che dandole dell’assassina stava solo scrivendo su un blog.

Se la Dirani in qualità di blogger è solo una voce cui dare spazio in nome della pluralità e indipendentemente da ciò che scrive e come lo scrive,mi chiedo se si darebbe uguale spazio a un blogger che inneggiasse al nazismo. Se no vorrei sapere dove si pone il confine.In verità la Dirani talora è molto più che corrosiva, come è evidente in questo caso.

Su, succede di non capire, se lo metta in testa una volta per tutte: la colpa è Sua. E’ Sua, ha capito? Sua e di nessun altro. E non si tirino in ballo i modelli di comunicazione e i loro presupposti, non si tiri in ballo il fatto che il disgraziatissimo giornalismo italiano è sempre stato più dalla parte dell’opinione che dei fatti e che il fiorire di blog all’interno dei giornali aumenta questa confusione; non si tiri in ballo il fatto che vomitare la propria rabbia e il proprio smarrimento chiamandoli “opinione” è roba da analisi e non da giornale, o che la civilizzazione imporrebbe almeno il tentativo della conoscenza dell’argomento e del suo contesto prima di scrivere un commento da Medioevo che dice che una cattiveria da punire in eterno è l’unica spiegazione per l’egoistica e omicida distruzione dell’istinto materno. C’è chi ha già conosciuto tutto e quindi emette la sentenza a priori, poiché certi individui hanno perso eternamente ogni diritto di far parte della società, ché forse erano già nati bacati.

La colpa continua a essere Sua, perché ci sarà sempre bisogno di qualcuno a cui dare la colpa, a priori, senza alcuna volontà di osservare o conoscere, perché dare la colpa a qualcuno aiuta a evitare di capire, perché capire potrebbe metterci a contatto con elementi scomodi e tragici della nostra esistenza personale e sociale. E’ a quello che servono i capri espiatori. Quindi oggi, con stima, ho scelto Lei come colpevole, e accusandola ho dato il mio contributo quotidiano al miglioramento di questa società. Si rallegri! Grazie al suo sacrificio staremo tutti meglio, dormiremo tutti meglio. Domani sarà il turno di qualcun altro, perché fatti fummo a viver come bruti.

“ci auguriamo che ogni storia di donna,… venga narrata non con la scure giudicante ma nel pieno rispetto della sua complessità” Mi auguro che anche ogni storia di uomo, anche femminicida, venga narrata non con la scure giudicante, ma nel pieno rispetto della sua complessità! Perchè no? non sono figli, padri, mariti o compagni vostri?

 

Non entro nel merito delle questioni sollevate, ora non me la sento.Sento però un senso di avvicinamneto all’associazione ‘Non una di meno’. L’annunziatona definisce la Dirani ‘abrasiva’, io definisco la direttora ‘rustega’, sempre pronta ad invadere la Libia. Chi si assomiglia si pigliaultima modifica: 2017-05-14T12:19:52+02:00da bezzifer
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