Tutto il possibile dovrà essere esercitato verso questa criminale ruberia planetaria,essendo ben consci di combattere contro dei giganti intoccabili,peggio sarebbe di mettere la testa sotto la sabbia nell’indifferenza generale.

Basta offshore, basta elusione fiscale.

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240 miliardi di dollari: è il costo annuale dell’elusione fiscale delle multinazionali a danno dei Paesi in tutto il mondo secondo le stime di Oxfam International.1.000 miliardi di euro: è la perdita totale stimata per gli Stati dell’Unione Europea derivante da pratiche di evasione ed elusione fiscale da parte di singoli e multinazionali.170 miliardi di dollari: sono le entrate perse ogni anno dai Paesi poveri per colpa delle pratiche di abuso fiscale di individui e grandi corporation.

I recenti scandali, come Panama Papers e Luxleaks, hanno portato di fronte agli occhi dei cittadini europei la gravità e l’enorme dimensione dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale che aumentano le disuguaglianze, sottraggono risorse necessarie agli Stati per investimenti e servizi pubblici e alimentano una situazione di concorrenza sleale verso le imprese oneste.Questa situazione riguarda in maniera evidente alcune grandi multinazionali dell’economia digitale. I rapporti di Ue, Ocse ed enti indipendenti dicono che tali imprese versano in Italia meno dello 0,1% di tasse: 9 milioni versati a fronte di un mercato digitale che vale più di 11 miliardi, in cui sono egemoni.Di fatto a pagare le tasse siamo noi lavoratori, partite Iva, piccoli e medi imprenditori, che non possiamo spostare la nostra sede legale o fiscale all’estero. Quando leggiamo che la pressione fiscale è al 42,3%, significa che per ogni multinazionale che paga lo 0,1% ci sono migliaia di cittadini che pagano il 45, il 48 o il 50% di tasse. Se in questi anni l’Europa e i principali partiti europei avessero mostrato la stessa severità e “austerità” che hanno riversato sul popolo greco e sullo stato sociale italiano verso le multinazionali del digitale, le corporation, le banche, i re della moda e dell’elusione, se avessero chiesto indietro le ingenti somme di tasse non versate detenute nei cosiddetti paradisi fiscali, sicuramente avremmo avuto più risorse da ridistribuire e forse non saremmo immersi in questa lunga notte.

Ma come fanno loro a pagare meno di noi?

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Il meccanismo è complicato e allo stesso tempo semplice: queste aziende utilizzano pratiche di elusione fiscale, attraverso forme di “tax ruling” (accordi preventivi con i Paesi che permettono di trasferire gli utili e pagare meno tasse) e usando società di facciata dislocate nelle cosiddette “isole del tesoro”, che a volte sono località lontane (come Panama, le isole Cayman o Bermuda), mentre spesso sono Paesi che fanno parte della nostra stessa Europa (ad esempio Regno Unito, Irlanda, Lussemburgo, Olanda e Malta). In queste ore è partita la campagna “Think different, pay in Italy” e il 1° Giugno saremo (insieme a Sinistra Italiana, a Possibile e ai ricercatori di Oxfam) davanti all’Apple Store di Torino, perché ogni primo del mese festeggeremo “Robin Hood e i giorni della redistribuzione” davanti ai luoghi simbolo dell’ingiustizia fiscale.

Cosa chiederemo?

Che l’Ue istituisca al più presto l’obbligo per le multinazionali di rendicontare pubblicamente le tasse che pagano Paese per Paese nelle giurisdizioni in cui sono presenti, e che siano varate norme comuni per la tassazione delle imprese. I governi europei devono inoltre definire sanzioni efficaci contro i paradisi fiscali e contro le imprese che vi sono stabilite e smettere di competere tra di loro abbassando artificialmente le tasse per singoli e multinazionali, per sottrarre proventi fiscali ad altri Paesi.In questo senso l’Italia ha offerto recentemente un esempio molto negativo: la vergognosa “Flat tax” introdotta dal governo italiano per i residenti stranieri ad alto reddito è una misura profondamente sbagliata, dannosa per i normali contribuenti e sleale verso gli altri Paesi e i partner europei.

E infine chiediamo che i redditi di impresa delle multinazionali del digitale siano tassati nei Paesi in cui vengono generati, non attraverso la “web tax” proposta da alcuni e che profuma di condono, bensì attraverso una vera “digital tax” che farebbe recuperare all’Italia fra i 2 e i 3 miliardi di euro.

Tutto il possibile dovrà essere esercitato verso questa criminale ruberia planetaria,essendo ben consci di combattere contro dei giganti intoccabili,peggio sarebbe di mettere la testa sotto la sabbia nell’indifferenza generale.ultima modifica: 2017-05-28T18:15:19+02:00da bezzifer
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