Una realtà voluta dagli uomini e non imposta da una calamità naturale. Gaza si spegne. Nel silenzio del mondo.

Nel buio e nel silenzio, Gaza sta morendo

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Nel disinteresse generale è un’immensa prigione a cielo aperto, isolata dal mondo e messa in ginocchio da 12 anni di embargo

“La crisi energetica a Gaza costringe centinaia di migliaia di persone al limite della sopravvivenza, dovute alle tensioni tra le autorità israeliane e palestinesi – rimarca Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia –. Questa emergenza deve essere risolta al più presto, perché a farne le spese è la popolazione “intrappolata” all’interno della Striscia, che adesso è seriamente minacciata dalla diffusione di malattie causate dalla quasi totale carenza di servizi igienici e sanitari. Dopo la guerra nel 2014, il 50% dei centri di trattamento delle acque reflue non funzionava più. Oggi non funziona più nessun impianto. Ad agosto del 2014, 900 mila persone necessitavano di acqua e servizi igienici, oggi questo numero è salito a 2 milioni. Dopo l’ultima guerra, l’80 % della popolazione viveva solo con 4 ore di elettricità al giorno, oggi la maggioranza della popolazione solo con 2″.

“Non c’è progetto, tra i tanti realizzati da Oxfam a Gaza per portare alla popolazione acqua, servizi sanitari e sostenere i piccoli agricoltori e lo sviluppo economico, che non sia stato condizionato dalla mancanza di energia elettrica – continua Pezzati – Senza elettricità impossibile qualunque tentativo di ripresa: non si possono riattivare le centrali di desalinizzazione, i pescatori non possono conservare la propria merce e gli agricoltori non possono irrigare. Chi è impegnato in progetti informatici non può lavorare e le aziende sono costrette a operare tagli del personale. I costi economici e umanitari di questa crisi sono altissimi”.

“Anche senza la guerra, i palestinesi a Gaza subiscono un’emergenza umanitaria che non dà tregua. – conclude Pezzati – È vergognoso non aver agito e aver consentito che si arrivasse a questo punto, mettendo ancora di più alla prova 2 milioni di persone, che già soffrono gli effetti di un blocco illegale. Una crisi che si inserisce in quella – pure gravissima a cinquant’anni dall’inizio dell’occupazione israeliana – che colpisce tutto il Territorio Occupato Palestinese: qui 2,3 milioni di uomini, donne e bambini dipendono ormai dagli aiuti umanitari per sopravvivere e 1,6 milioni non hanno cibo a sufficienza”.

Racconta padre Raed Abushalia, già direttore della Caritas di Gerusalemme che opera nella Striscia di Gaza:

“Dal 2006 la gente di Gaza è chiusa all’interno della Striscia di 360 km quadrati, la più grande prigione del mondo a cielo aperto! Da allora non hanno che quattro o sei ore di elettricità al giorno. Durante l’estate fa caldissimo! Immaginate due milioni di persone senza elettricità; a Gaza c’è una sola stazione elettrica che non è sufficiente al fornimento di elettricità per tutta la Striscia. Dunque ricevono tre linee da parte dell’Egitto e sei linee di elettricità da parte di Israele. Adesso questa nuova misura di “punizione collettiva” ha ridotto la quantità di elettricità fornita da parte israeliana con la scusa che le autorità palestinesi non pagano la fattura. Ma a soffrire sono i civili che sono già poveri e devono vivere in questa situazione che potrebbe veramente distruggere, mettere in ginocchio, tutto il sistema sanitario. Voi dovete sapere – prosegue il responsabile della Caritas – che non c’è cibo; dovete sapere che a Gaza secondo l’ultimo rapporto dell’Onu, l’80% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà. Il 46% della popolazione di Gaza è disoccupata e malgrado tutta questa situazione drammatica continuano a mettere al mondo bambini. Quasi cinquemila bambini nascono ogni mese! Questo vuol dire più di 55 mila bambini all’anno. Una resistenza che io chiamo “demografica”. Allora immaginate tutta questa popolazione che deve vivere in questa situazione, chiusa nella più grande prigione del mondo. La situazione è drammatica e a pagarne il prezzo è questa povera gente.

Se le ONG operano per salvare vite in mare, sono sospettate di essere in malafede, se non criminali.Quando si interessano dei palestinesi, ecco che sono fonte certa, la pura verità.
Ma venendo alla disperazione di Gaza, la domanda sorge spontanea: ma i milioni e milioni di dollari versati da un po’ tutto il mondo alle autorità palestinesi, che fine fanno?
Per esempio, si narra di conti miliardari di Suha Arafat: come li ha messi su la vedova del defunto Presidente di una delle regioni più povere al mondo, come narra l’articolo?
Mistero.

Ora a Gaza la propaganda di Hamas spinge la popolazione alla crescita demografica come strumento di pressione politica. E’ chi governa gaza, ovvero hamas , ad essere disinteressata alla sofferenza degli abitanti che usa come veri e propri ostaggi e darma di pressione. 6 linee di approvvigionamento elettrico da Israele e 3 dall’Egitto , già questo la dice lunga sulla solidarietà pan-araba. Questo articolo trasuda livore antiebraico ma rimane un fatto…Israele rimane la sola fievole luce nel buio della tirannia, della sopraffazione e dell’odio che lo circonda.

Una realtà voluta dagli uomini e non imposta da una calamità naturale. Gaza si spegne. Nel silenzio del mondo.ultima modifica: 2017-08-09T16:43:28+02:00da bezzifer
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