Magari succederà ma in un senso diverso; più di una volta sono stato urtato da persone intente a guardare lo schermo del telefono …. meno male che non ero un tram!

Gli smartphone hanno distrutto una generazione? Un lungo e documentato articolo sull’Atlantic sembra dire di sì, ma è stato criticato da chi sostiene invece che “dare la colpa alla tecnologia” sia non solo parziale, ma anche poco realistico.

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Sicuramente uno studio con dei limiti ma la realtà che descrive sembra molto verosimile.Peraltro vedo effetti simili anche sulle generazioni precedenti.

Argomento spinosissimo.personalmente, ben conscio del basi che comporta l’aver vissuto una condizione differente (e per cui ogni possibile diverso percorso viene visto come negativo…) trovo che l’articolo della Twenge sia molto ben circostanziato.
anche perchè alla base ti tutto c’è una cosa che non viene tirata in ballo direttamente nelle critiche, ovvero la percezione di “necessità”. ovvero, potrei anche credere al fatto che la permanenza online a scapito delle interazioni fisiche porti vantaggi SE E SOLO SE ci fosse una “scelta” in tale direzione.
invece i comportamenti ed i linguaggi sono quelli tipici della dipendenza, del “bisogno” di stare online, non dell'”ok dai, oggi sto proprio online…”e, per quanto ne so, qualunque meccanismo di dipendenza è sempre negativo e legato a contesti depressivi o di difficoltà sociale.quello che penso è cioè che prima di preoccuparci della validità degli studi, delle letture, degli esperimenti, e di capire che significato dare a tutto questo, dovremmo essere messi in allarme dalla dipendenza.

Tra le critiche citate qui l’unica che trovo molto sensata è quella relativa ai genitori.
è innegabile che la dffusione dei “mezzi di comunicazione continua” sia avvenuta prima tra i genitori e poi tra gli adolescenti.
e siccome sono fortemente convinto che la genitorialità si esplichi principalmente attraverso l’esempio, il trovarsi in case in cui i genitori stanno seduti sulle poltrone ognuno col suo tablet sulle ginocchia non è certo il miglior ambiente possibile per un adolescente che volesse trovare alternative alla serata con lo smartphone in mano.
quindi non è “colpa” degli adolescenti, ma probabilmente è un’emergenza sociale in cui gli adolescenti sono le maggiori vittime. in ogni caso va trovata una soluzione in fretta…

Infatti, per i giovani nati con uno smartphone o un tablet tra le mani essere connessi è diventata sempre più una forma di dipendenza (si pensi solo al panico da imminente esaurimento dei GB di traffico dati), dipendenza dall’essere parte di una rete più che da alcune delle specifiche e grandiose possibilità che essa garantisce.
Non vorrei cadere nel vizio dell’evidenza aneddotica a supporto di quanto espone Twenge, ma oggi mi capita molto più spesso di vedere ragazzini che rinunciano ad andare a farsi una nuotata, una partita di beach volley o a trascorrere un pomeriggio al bowling con dei coetanei per stare a chattare o a giocare online. Un tempo desiderare di avere un ciclomotore a 14 anni e soprattutto un’auto a 18 era quasi scontato, oggi mi sembra che il bisogno di questi “veicoli di emancipazione” sia meno sentito e non ci sia più una diffusa mitizzazione di tali traguardi (certo, potrebbe essere anche un bel segno di maturità).
Magari questo renderà i giovanissimi più svegli ed informati (su questo le esperienze personali mi rendono molto dubbioso) oltre che, probabilmente, più impacciati nelle relazioni offline ed insicuri, però mi sembra difficile da contestare che in media oggi si trascorra una parte molto più consistente del proprio tempo libero davanti ad uno schermo rispetto anche solo ad una decina di anni fa.
Che sia un bene o un male non saprei dirlo, però studiare le conseguenze di questo vistoso cambiamento nello stile di vita dovrebbe interessarci abbastanza.

Tuttavia, prima di procedere ad analisi impegnative e trarre conclusioni forti (come il titolo di questo articolo privato del punto di domanda) io aspetterei di avere più dati a disposizione, quindi penso che le cautele di chi critica i toni eccessivamente allarmistici (che però sono anche funzionali al vendere la notizia, diciamocelo) siano giuste, purché non animate da un preconcetto di segno opposto.

Eppure qualcosa è cambiato: gli adolescenti sono solo più sensibili perché – come dice anche nell’articolo – vi sono “esposti” da sempre. La cosa che io ho notato è che il fatto di avere sempre il telefono in tasca (a differenza dei nostri vecchi pc con schermi catodici 😉 ) sommata al fatto che globalmente i “micro moments” dello smartphone ti sottopongono contenuti molto brevi e sicuramente efficaci dal punto di vista del marketing (qualche minuto massimo) ha un impatto disastroso sulla capacità di affrontare problemi più complessi e sulla capacità di concentrarsi a lungo. Lo vedo su di me, ma soprattutto sugli adolescenti che conosco e sui loro risultati scolastici (e ovviamente sulle relazioni sociali: ci annoiamo e si annoiano più rapidamente)

Poi ovviamente ho a che fare anche con 60enni che scoprono whatsapp e mi inondano di catene/fake news/vignette “motivazionali” tutto il santo giorno: ciascuna a loro modo sono fasce di età vulnerabili.Sicuramente la scemenza c’era già prima, ma ora circola più velocemente.

 

Magari succederà ma in un senso diverso; più di una volta sono stato urtato da persone intente a guardare lo schermo del telefono …. meno male che non ero un tram!ultima modifica: 2017-08-31T16:24:02+02:00da bezzifer
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