Oggi trionfano le stronzate.

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Sembra un paradosso, ma è stato nientemeno che un professore emerito dell’università di Princeton, Harry G. Frankfurt, a scrivere nel 2005 un libro dal titolo eloquente: “On Bullshit” (sulle stronzate).

Non si trattava per nulla di un testo scherzoso, o peggio prosaico e volgare. L’autore, infatti, intendeva mettere in evidenza uno dei fenomeni che già a quel tempo dilagavano. E che oggi, a dodici anni di distanza, possiamo dire che dominano la cosiddetta sfera pubblica.
Inutile girarci intorno: le “stronzate” rappresentano la cifra portante di un’epoca, la nostra, in cui i meccanismi dello spettacolo mediatico hanno invaso qualunque altro settore della vita pubblica.
Nel 1967 Guy Debord definiva “spettacolo” quella dimensione in cui “il vero diventa un momento del falso e il falso diventa un momento del vero”. Come a dire che verità e falsità si fondevano fino a rendere impercettibile dove finisse l’una e dove cominciasse l’altra.
Oggi, specialmente con il dilagare del nuovo media che chiamiamo “Rete”, la situazione è persino peggiorata. Siamo passati da un sistema in cui vero e falso venivano sapientemente mescolati, con lo scopo di renderne impossibile la distinzione, a un altro in cui vero e falso neppure vengono presi in considerazione
Ossia abbiamo compiuto il trapasso da un sistema in cui regnavano le menzogne della televisione (dove nulla è vero, neppure gli applausi), a un altro dove a dettare le regole della comunicazione sono le stronzate della Rete.
Frankfurt aveva compreso benissimo i termini della questione, laddove distingueva il diffusore di stronzate (“bullshitter”) dal mentitore. Il mentitore deve comunque fare i conti con la verità, ne sente l’autorità perché in qualche modo la conosce, pur decidendo di trasfigurarla in vista di un proprio tornaconto personale.
Il diffusore di stronzate “non rifiuta l’autorità della verità, opponendogli se stesso e il proprio interesse. Egli proprio non presta alcuna attenzione alla verità, risultando per questo un nemico della verità assai più del mentitore”. Egli mostra totale indifferenza rispetto a come le cose stanno o possono stare effettivamente, poiché il proprio tornaconto gli deriva dall’affermare una dimensione, delle idee e persino dei propositi che nulla hanno a che vedere con quella realtà che egli per primo ignora (Harry G. Frankfurt, On Bullshit, Princeton University Press, Princeton-Oxford 2005, pp. 61 e 33-4).
Sì, perché come il mentitore rifiuta la verità per un proprio tornaconto personale, così anche il “bullshitter” si immola alle stronzate per una ragione ben precisa. E questa ragione consiste nel fatto che egli deve sempre nascondere un qualcosa che, se venisse alla luce, farebbe crollare tutta la sua costruzione (p. 23).
Ed eccoci alla nostra epoca. Quella in cui la politica (e inevitabilmente i media che la raccontano) si ritrova a distrarre i cittadini con le stronzate così da nascondere il vero dato essenziale: il vuoto di conoscenze, idee e progetti realistici che caratterizza la grande maggioranza degli esponenti e dei partiti politici.
Non v’è una Sinistra in grado di tornare a difendere i ceti sociali più svantaggiati, né dei movimenti popolari (o populisti) effettivamente in grado di realizzare quella rivoluzione del sistema dominante che pur vanno pronunciando dietro a ogni angolo.
C’è piuttosto una Destra, che è l’unica a beneficiare quando il dominio dei poteri economici e finanziari è incontrastato come nel nostro tempo. Una Destra plutocratica e relativamente moderata quando i conti economici sono in attivo, oppure una Destra populista e violenta quando le crisi cicliche del capitalismo impoveriscono la classe media, esattamente come accade nel nostro tempo.
Ecco spiegato il risultato delle elezioni in Germania, dove i neo-nazisti tornano a essere fortemente rappresentati in Parlamento. Ed ecco perché in Italia, stando a queste condizioni, non v’è alcuna Sinistra né alcun Movimento Cinque Stelle che potranno ambire seriamente a governare il Paese. Poiché nessuno dei due possiede idee, conoscenze e soprattutto un progetto realistico di visione alternativa rispetto al sistema tecno-finanziario da cui siamo governati.
Renzi lo ha capito, e infatti prova a spostare sempre più a destra l’asse valoriale e operativo del proprio partito, ben sapendo che si tratta di un gioco pericoloso e storicamente perdente. Perché il popolo finisce col preferire l’originale alla copia.
D’Alema e Bersani che fanno finta di essere tornati dei peones del proletariato (sic), Di Maio che viene investito tramite elezioni farsa, condotte attraverso un sistema (non) operativo farlocco (seppure dal nome altisonante: Rousseau) e contro avversari da barzelletta (Enrichetto il fornaio, Peppino l’antivaccinista, Ulpiano il cacciatore di scie chimiche e compagnia danzante).
Tutte stronzate, ahinoi. Specchietti per le allodole buoni a riempire le pagine dei giornali e le bacheche dei social network. Fino a che le elezioni dell’unico Paese che comanda l’Europa ci sbattono in faccia quella verità che facciamo di tutto per non vedere.
Siamo governati dall’alta finanza e dalla sua teologia neo-liberista. Quando essa vince impone il governo di una Destra moderata. Quando è in crisi fa balenare la minaccia di una Destra estremista e violenta, come fu per la “soluzione” fascista e nazista di cui parlava Karl Polanyi nei tempi in cui il capitalismo si trovò in una crisi pari a quella dei giorni nostri.
O torniamo a pensare in termini politici, con idee e progetti realisticamente alternativi al dominio di questo sistema tecno finanziario, oppure saremo condannati alla placida navigazione nel mare di stronzate in cui siamo già sommersi.
Oggi trionfano le stronzate.ultima modifica: 2017-09-26T10:33:25+02:00da bezzifer
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