Archivio mensile:novembre 2017

Un incubo!!!! La rovina per l’Italia!!!

Centrodestra avanti alla Camera e al Senato, ma i numeri “dicono” Grande Coalizione.Sondaggio Ixè/Rai Radio1 sulle intenzioni di voto. Renzi solo terzo

SONDAGGIO TOTALMENTE INUTILE. Pubblicato solo per fare propaganda contro il PD: infatti la coalizione di centrosinistra è stata considerata senza altri partiti che ne faranno parte, tra l’altro sottostimata in maniera ridicola.
E non manca il titolo che profetizza la grande coalizione… salvo poi evitare di spiegare chi sarebbero i partiti e con quali numeri e seggi.
Solito ”giornalismo” dei nipotini di D’Alema.

Paese ingovernabile, la vittoria del no del quattro dicembre u.s. lo ha sancito in via definitiva. Questo è quello che vogliono gli italiani : un paese ingovernabile, dove ciascuno può “ insaponare” un po’

Dal 5 dic.,dopo il fallimento della riforma costituzionale che ciò era già chiaro.Senza ballottaggio anche gli enti locali starebbero nella stessa condizione.Gli italiani sono così divisi e sparpagliati da sempre,inutile prendersela coi politici e con le leggi elettorali che impone questa Costituzione,che dà più peso alla ” rappresentanza”,che non alla facilità di governo in forma stabile.Non si spiegherebbero altrimenti i 64 governi in 70 anni.Il nodo sta nel manico ,nella Costituzione ( che putroppo e sciaguratamente è stata ripristinata tale e quale il 4 dic.).Mentre in Francia un Macron col suo 23% governa da solo l’intero Paese,da noi è impossibile,sarebbe un attentato alla Costituzione.Questo è uno dei motivi principali,per cui non cresciamo per quanto potremmo.

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Purtroppo i dati oggettivi colpiscono meno l’immaginario di quando non riescano a farlo i fake. La “gente” è molto parsimoniosa nell’uso del cervello.

La propaganda dei 5 stelle tra fake news e post verità.

Sul palco della Leopolda è salito alla ribalta un argomento incredibilmente più bersagliato di D’Alema e Bersani, le fake news. Matteo Renzi e il Pd sono infatti sempre più convinti che buona parte della prossima campagna elettorale sarà influenzata dall’uso massiccio di bufale online. Entro pochi giorni, forse già in settimana, verrà presentato a firma del capogruppo Luigi Zanda il testo contro le fake news.

Per evitare discussioni inutili su bufale e fake news basta riportare i dati oggettivi che sono a sostegno dlle proprie affermazione e citare le fonti in modo che siano verificabili da chiunque.
I dati oggettivi sono questi qui sotto.
Con il Nuovo PD di Renzi si è ricominciato a investire, a uscire dalla recessione lasciata da Monti e a:
Crescere in PIL dal -2,0% del 2014 a più del 1.5% accertato fino al probabile 1,8% nel 2017 ( Oggi OCSE alza la sua stima ufficial da 1,4% a 1,6%),
Ridurre finalmente lo spread di crescita con la media dgli altri paesi da -2.0% del 2014 al -0.6%
Ridurre il deficit annuo dal -3.0% del 2014 al -2.0% del 2017 che con una crescita del 1,6% ed un’inflazione del 1.0% porterà già dopo anni ad un debito totale in calo, probabilmente già nel 2017 ,
Aumentare dopo anni i redditi medi del 2,5% nell’ultimo anno.
Vuol dire 625€/anno in più. Nei 20 anni precedenti i redditi medi degli italiani sono aumentati solo di 30€/anno, mentre quelli di tutti gli altri paesi avanzati di quasi di 300€/anno nonostante le crisi
Jobs act con creazione 1.000.000 di nuovi posti di lavoro in di cui circa metà permanenti e abolizione CoCoCo e finte partite IVA senza contributi e diritti sociali liberalizzati da D’Alema.
Fanno pena le critiche lamentele di quelli che negli anni precedenti ne hanno persi milioni, perché non sono tutti permanenti.
Assunzione 100.000 precari nella scuola e 2 Miliardi di finaziamento
Assunzione 1500 ricercatori
Reddito d’inclusione: 500/€/mese a 700.000 famiglie
Unioni civili e ANAC
riforma Pubblica Amministrazione e rinnovo contratti dopo 10 anni
sussidio ape sociale
I governi prima di Renzi dal 95 hanno solo portato il paese in fallimento senza nessuna crescita
Con i governi Berlusconi e D’Alema l’Italia dal 95 al 2014 è rimasta ferma per 20 anni
Quello che hanno ottenuto in 20 anni di governo in alternanza è stato solo un lungo declino del paese, senza investimenti, con produttività, redditi medi e salari fermi, mentre quelli di tutti gli altri paesi avanzati, governati da partiti democratici di Sx o Dx aumentavano del 30% e in più in Italia Milioni di CoCoCo , finte P.IVA e disoccupati senza contributi pensionistici e diritti sociali creati dalle liberalizzazioni di D’Alema per mantenere basso il costo del lavoro, mentre si proteggevano quelli della CGIL
Dovrebbero vergognarsi tutti da D’Alema, agli eredi di Bertinotti fino a Berlusconi per non essere riusciti in 20 anni ad aumentare i nostri redditi medi che oggi sono circa quelli del 95 mentre quelli degli altri paesi avanzati son cresciuti del 30% vuol dire ad es. +6000€/anno di reddito medio per un cittadino francese e +8500€/anno per uno tedesco.Vedi: http://ec.europa.eu/eurostat/tgm/table.do?tab=table&
init=1&language=en&pcode=tsdec100&plugin=1
Dovrebbero tutti vergognarsi, insieme ai 5S che propongono ancora di continuare a spendere per concedere privilegi a debito per il reddito di cittadinanza a tutti.
Facendo deficit solo per elargizioni elettorali corporative agli “amici”, senza investire peer il futuro hanno portato il paese alla crisi del 2011 quando, per non fallire, Berlusconi, la SX di Bersani e D’Alema han dovuto fare un governo insieme appoggiato da Camusso/CGIL per sostenere la macelleria sociale di Monti, il falco dell’austerità, fatta solo di tagli e tasse infami sui redditi più bassi che in due ani ha fatto perdere di colpo il 25% di produzione industriale, più di 500.000 posti di lavoro, fatto crescere le famiglie sotto soglia di povertà da 2,6 a 4,4 Milioni, fatto perdere quasi il 10% di PIL e nonostante ciò ha anche peggiorato il rapporto deficit/PIL che era a -2,0% quando il governo Renzi è partito, …un colpo mortale, ma hanno conservato le poltrone, lottato per “i diritti astratti” della corporazione e l’art 18, ignorando però l’allargamento enorme della miseria e i milioni di CoCoCo, finte P.IVA e giovani disoccupati senza nessun diritto e speranza
Bisogna ripartire da qui, dalla miseria materiale in cui sono stati portati milioni di italiani e dal fallimento sperimentale del laissez faire del neoliberismo opportunista di Berlusconi e D’Alema e far aumentare il benessere dei cittadini
Tutti , tranne il PD di Renzi, continuano a proporre ai cittadini solo bufale e spese miracolista fatte a deficit che ci hanno portato in rovina.Questo dicono i dati oggettivi.

Se la gente fosse razionale e cercasse informazioni oggettive e documentate prima di dare un giudizio politico, quei numeri sarebbero una chiara prova che con Renzi le cose hanno cominciato a migliorare.Ma purtroppo molta gente in politica sceglie con la pancia, ignorando i fatti e preferendo credere nelle bufale che solleticano i suoi istinti di pancia.Non è una caso che Grillo, che di numeri ne capisce molto poco, ma che è bravissimo a parlare alla pancia della gente, alle ultime elezioni invitasse a votare con la pancia e non con la testa.

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Eh, la terapia di coppia, un movimento fatto da disaattati e falliti, tutti in psicoterapia che è una figata… tutto regolare, mi raccomando, votateli.

Alessandro Di Battista racconta la terapia di coppia con Sahra: “Un viaggio bellissimo”. E il primo incontro con la suocera. Ospite a Otto e mezzo su La7, il deputato M5S raccomanda a tutti l’esperienza della psicoterapia.

Risultati immagini per Di Battista E la terapia di coppia

Che tenero ,si è commosso quando ha incontrato la suocera che carino,roba da libro cuore,unico padre al mondo,unico marito al mondo,unico genero al mondo,anche unico del genere al mondo per fortuna……………La Dibattisteide continua più appassionante che mai! A quando la prossima puntata? Grazie, Casaleggio production, sentivamo la mancanza di una fiction grillina! il dibba parla di gravidanza improvvisa… il che significa che il bimbo non era previsto…. deduco che manco i preservativi sa usare il dibba.
Dibba, no, non dovevi infilartelo sulla testa…mentre Luigi Di Maio e Silvia Virgulti si sono lasciati.Il candidato premier del Movimento 5 stelle: “Ci siamo lasciati liberi di vivere ognuno la propria vita. Questo significa volere il bene dell’altra persona” o.La tenera Virgulti ha capito che stava facendo un grosso errore ???Quindi?? Ecchissenefrega. Ecco! Brava, e chi se ne frega! Ha detto proprio benissimo. Come l’altro, Di Battista, lo sbruffone dice: “Io e Sarha….” Ignorante e cafoncello! L’educazione e la classe vorrebbe si dicesse: Sarha ed io……Questi probabilmente sono stati “rifiniti e sgrosati” con l’accetta. Povera Italia e poveri Italiani se andassero al governo non vedo il peggio di CHI vuole il male per l’italia! Ma chissenefrega se il PRODE CONIGLIO ha lasciato la sua Silvia

P.S. Ma perchè caro Giggino Dibbino non lasci liberi anche gli Italiani e vi togliete dai .. gemelli? O con loro GIGGINO E DIBBINO la terapia di coppia ha fallito.

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D’Alema difende uno dei suoi fiori all’occhiello… l’imu. Poi parla dell’arroganza di Renzi e dei suoi… certo che detto da un leader di arroganza lascia il tempo che trova. “Se gli elettori mi vogliono candidato sarò disponibile”… ma chi ti vuole!!!! Sparisci che danni in Italia ne ha già fatti sin troppi.

Massimo D’Alema rivuole l’Imu.L’ex premier, ora esponente di Mdp, chiede di reintrodurre la tassa sulla prima casa per chi ha un reddito medio-alto

Solo vedere la faccia fa rabbrividire senza aprire bocca.Ok sono problemi miei.ma andiamo sul tema.

Il vero problema non è IMU o non IMU. Il vero problema è che avremmo bisogno di veri statisti. Persone che lavorano al servizio dello Stato. Non di omuncoli rancorosi e dall’ego macroscopico come questo miserabile ex comunista altezzoso e ripugnante.

L’idea di ricandidarsi e volgare e discriminatoria l’idea di introdurre l’IMU sulla base del reddito. Sarebbe una ingiustiza somma. Secondo te… il reddito familiare può essere un parametro giusto per caricare tasse? Pensaci un secondo. E se quella famiglia, ad esempio, s’è caricata di debiti come asini per comprarsela quella casa? E se il reddito “familiare” di 3.500, come dice D’Alema , è composto da marito, moglie e figlio magari pure precari e la pensione della nonna allettata e bisognosa di cure? Allora te lo ripeto: ti sembra una proposta seria e soprattutto giusta? La verità è che non esiste un metodo corretto per definire una famiglia benestante e una tassa già di per se odiosa come l’IMU finirebbe per diventare una ulteriore fonte di discriminazione sociale.Già… questo piccolo particolare fanno tutti finta di dimenticarlo. La verità è che per placare la loro insaziabile fame non si fermano davanti a niente. Eppoi, una tassa sulla prima casa in base al reddito “FAMILIARE” mi suona di un odioso che più odioso non si può…. ma d’altronde sarebbe in perfetta sintonia col personaggio.Noi già paghiamo le tasse sugli immobili… che te la sei scordata l’IRPEF? L’IRPEF è giusto appunto una tassa progressiva e per la legge dei numeri, partendo dallo stipendio, l’IRPEF su case, terreni e quant’altro le paghi calcolate sull’aliquota massima in funzione del tuo reddito.
Non è sufficiente ancora? Ti sembra poco quello che paghiamo anche senza IMU?

Una proposta, quella dell’IMU, piena di buonsenso mi pare…. e pure il fatto che voglia togliere i bonus, come sembra evidente. Tutte proposte di buonsenso per far tornare la pressione fiscale verso quota 45%. Evidentemente dopo aver perso le olimpiadi, dopo che ci hanno scippato l’EMA, dopo l’eliminazione ai mondiali di Calcio almeno un titolo D’Alema lo vuole e cioè quello dello stato più esoso del mondo.
Prendiamo la sua proposta sull’IMU… si parte dal presupposto che per un reddito “FAMILIARE” di 3500-4000 euro sia giusto pagare questa tassa. Ovviamente questo a prescindere dal tipo di casa, dai debiti che il o i percettori di questi redditi hanno, dal fatto che magari mantengono famiglie con parecchi figli o qualche disabile… insomma la proposta va a fare le pulci sulle entrate senza considerare le uscite come se il reddito mensile sia un valore assoluto da perseguitare. Poi il furbo parla di reddito familiare, ovvero sommando i vari redditi che entrano in una famiglia la quale potrebbe essere composta da due coniugi con un reddito basso più figli, magari precari, anch’essi con reddito basso ma che tutti insieme fanno i famigerati 3.500…. che poi, per produrre questo reddito, magari debbano avere in famiglia 3 o 4 auto oppure pagare 4 abbonamenti ai mezzi pubblici e passare quota parte della loro vita nel traffico o su qualche autobus sgangherato poco importa. Quel che conta è che tutti insieme appassionatamente raggiungano la soglia per potersi prendere su anche la mazzata dell’IMU. Questa dunque è la proposta di buonsenso del “comunista”. Certo potrà obbiettare che tale ritorno al passato dovrà essere studiato per minimizzare l’impatto sulle famiglie bisognose ed allora perché non usare magari l’ISEE. Con quello si risolve tutto. Questa idiozia l’ho sentita da un altro suo compagno di merende. Pensate che usando l’ISEE, è possibile che un disoccupato debba pagare l’IMU perché, dopo aver perso il lavoro, gli hanno dato la liquidazione. D’Alema… ma vai a dar via il c… per favore.Chiedo a chi può di sommare quanto costi la casa al proprietario mettendo insieme i balzelli statali e locali, i costi di acquisto compresi iva e notaio, le migliorie e le manutenzioni obbligatorie per legge e il valore residuo dell’immobile dopo il deprezzamento degli ultimi anni. poi parleremo dell’europa che ce lo domanda.

Purtroppo chi ha avuto il baco comunista se lo porta dietro tutta la vita …chi guadagna non molti di più della media deve essere subito rimesso a posto con le tasse…magari per finanziare l’ingresso di miglia di cosiddetti profughi …poi vi chiedete perché uno voti l’ultraottantennte

La storia di D’Alema é quella di un riformista, mentre ora si riscopre massimalista, per usare comode etichette e condensare il tutto in due righe; non fa ridere, forse, ma qualcosa non quadra.Ok ce ne vuole per definirlo riformista. Lui, nella sua storia politica, ha osteggiato tutto ciò che si spostava in avanti. Ha cominciato con la dipartita del PCI e la nascita del PDS, da lui osteggiata, è proseguita con la nascita dei DS, anche qui non ne parliamo proprio, è andata avanti con la nascita dell’Ulivo che lui ha ucciso con un ignobile accordo con il “comunista” Cossiga, è rimasto nell’ombra con la nascita del PD ed infine sta tentando pure strozzarlo con l’operazione MDP. Dov’è sta storia del riformismo dalemiano? A meno che per operazione riformista non si intenda la privatizzazione di Telecom svenduta al suo amico Colaninno oppure il suo famoso tentativo di bicamerale affossato prima del nascere da Berlusconi. A beh! Alloraaaa!

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Minniti. Isis, il Nord Africa rischia di essere una piattaforma d’attacco verso l’Europa.

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La partita contro il terrorismo si gioca sulla prevenzione e sullo scambio di informazioni perché la fuga dei foreign fighters in rotta dopo la caduta di Mosul e soprattutto di Raqqa resta il pericolo principale. “Se 10 mesi fa mi avessero chiesto della possibilità di infiltrazioni organizzate di terroristi nei flussi migratori avrei risposto di no, oggi invece siamo di fronte a possibili ritorni individuali e tra le vie più facili ci sono i flussi migratori”, ha detto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, all’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola di perfezionamento delle forze di polizia. Alla Scuola, secondo il ministro, si gioca un pezzo importante del futuro dei nostri investigatori perché si migliora la cooperazione interforze e l’internazionalizzazione, come dimostrano i 63 paesi che dal 2015 hanno partecipato ai corsi della connessa Scuola internazionale di alta formazione di Caserta.

Il rischio, secondo Minniti, non è solo il possibile arrivo in Europa di combattenti, ma anche che “la Libia e l’Africa settentrionale diventino rifugi sicuri per i terroristi e dunque piattaforma d’attacco verso l’Europa”. Lo stesso rischio riguarda i Balcani, dove da decenni c’è una fortissima radicalizzazione e in particolare il numero di foreign fighter del Kosovo e della Bosnia è molto alto in proporzione alla popolazione. E’ vero, come ha detto il capo della Polizia, Franco Gabrielli, che in generale i foreign fighters tenderebbero a ricollocarsi in aree di crisi, ma l’Africa e i Balcani hanno prodotto un grande numero di foreign fighters, quindi “la guerra non è finita e i successi sul fronte simmetrico produrranno contraccolpi su quello asimmetrico”. A questo si aggiunge, ha rilevato Minniti, una “partita per destabilizzare il paesi del Nord Africa come l’Egitto sperando in un effetto domino”. La sanguinosa strage del 24 novembre contro una moschea frequentata da sufi nel Sinai settentrionale “è molto più vicina di quanto sembri” e l’aver colpito una componente islamica aperta al confronto dimostra che i jihadisti vogliono fare “terra bruciata intorno a chi dialoga”.

La formazione è dunque centrale, ma certo Minniti e Gabrielli ritengono lo scambio di informazioni l’elemento più importante. Il ministro, citando il recente vertice del G7 dell’Interno, ha ricordato che in quella sede si discusse della mole di informazioni che può regalare la conquista di Raqqa e che l’Italia, non essendo sul terreno, ha sollecitato lo scambio di dati agli alleati che sono lì. Contro i foreign fighters (che a livello internazionale si continua a quantificare in 25mila-30mila, molti dei quali certamente morti) Minniti ha ribadito una ricetta in tre punti: collaborazione internazionale, deradicalizzazione, prevenzione, aggiungendo un suo punto fermo che si presta anche a valutazioni politiche. Il patto con le principali organizzazioni dell’Islam italiano firmato nei mesi scorsi, infatti, è per il ministro un “accordo di sicurezza”, dal riconoscimento dei cardini della Costituzione ai sermoni nelle moschee fatti in italiano, ed è quindi una strada da perseguire. Minniti, in sostanza, è contrario a intervenire per legge su temi connessi alla religione preferendo responsabilizzare chi ha firmato quel patto.

Resta il problema dei “lupi solitari” e, teme Minniti, in Italia potremmo perfino trovarci di fronte a un incrocio tra costoro e i foreign fighters. L’Italia risponde con le espulsioni, arrivate quest’anno a 97, e con l’accordo con i grandi provider del web presenti al G7 di Ischia. Il rischio-web è connesso al grande tema della deradicalizzazione. Il generale della Guardia di Finanza Gennaro Vecchione, direttore della Scuola di perfezionamento, ha ricordato che l’internet che tutti noi conosciamo rappresenta solo il 4 per cento del totale, il “deep web” invece conta 550 miliardi di documenti non indicizzati.

Di deradicalizzazione ha parlato anche il rettore dell’università “Aldo Moro” di Bari, Antonio Felice Uricchio, ricordando il 1° master internazionale in prevenzione della radicalizzazione del terrorismo e la legge in materia di Andrea Manciulli e Stefano Dambruoso approvata alla Camera e in discussione al Senato. La speranza è sempre che venga approvata prima dello scioglimento delle Camere.

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Sulle fake news.Ecco la bozza del disegno di legge Pd (alla tedesca)

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“Anche in Europa, si discute in ogni ambito sulle misure da adottare per contrastare le fake news ed i reati commessi sui social. Nel frattempo la Germania si è dotata di una sua legge di regolamentazione con l’obiettivo di responsabilizzare i gestori. E noi vorremmo seguire il suo esempio”. È quanto ha detto all’agenzia Cyber Affairs la senatrice del Pd Rosanna Filippin, parlando della proposta di legge sulle fake news alla quale sta lavorando assieme al capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda.

Non è stato ancora depositato, ma suscita già dibattito il disegno di legge predisposto dal Partito Democratico “per contrastare la diffusione su internet di contenuti illeciti”. Insomma, le fake news, le bufale della Rete che oltre a danneggiare, sarebbero in grado di influenzare l’elettorato, quel “popolo bue” per definizione della stessa sinistra, che spesso abbocca alle false informazioni diffuse dai social network e che ha portato anche ad uno scontro frontale, tra M5S e Pd.

A farsi promotore dell’iniziativa è stato il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda (nella foto) insieme alla senatrice Rosanna Filippin. Il disegno di legge che Formiche.net ha letto cerca di mettere ordine ad un tema che sta a cuore al segretario del Pd, Matteo Renzi anche se appare chiaro che in questa legislatura, visto i tempi molto stretti, è più un atto di testimonianza che altro.

OTTO ARTICOLI PER REGOLAMENTARE I SOCIAL NETWORK CON OLTRE UN MILIONE DI UTENTI

“L’obiettivo del provvedimento – si legge nel ddl – è quello di limitare fortemente la pubblicazione e la circolazione di contenuti che configurino delitti contro la persona e alcune altre gravi fattispecie di reato che potremmo definire complessivamente come delitti contro la Repubblica. Questi ultimi vanno dall’istigazione a delinquere alla propaganda all’odio razziale, dai reati con finalità di terrorismo ai reati di frode e falsificazione di documenti e comunicazioni informatiche. L’obiettivo è quello di indurre i fornitori di servizi di social network a costruire sistemi, procedure ed organismi di autoregolamentazione e controllo dei contenuti veicolati dalle proprie piattaforme, capaci di contrastare la pubblicazione di contenuti illeciti e di diminuire sensibilmente l’entità e la diffusione dei danni provocati da tali crimini”.

In particolare nel primo articolo si specifica che “la legge si applica ai fornitori di servizi di social network elettronici. È considerato social network ogni piattaforma internet che, a fini di lucro, consente agli utenti di condividere e scambiare qualsiasi tipo di contenuto con altri utenti o di renderlo accessibile al pubblico. Le piattaforme che offrono contenuti giornalistico-redazionali per i quali il fornitore o il gestore dei servizi è direttamente responsabile non sono considerate social network ai sensi della presente legge. Sono altresì escluse le piattaforme elettroniche che forniscono e gestiscono servizi di comunicazione individuale”. E poi individua i delitti che possono essere sanzionabili e riguardano la persona: diffamazione, pornografia minorile e virtuale, prostituzione minorile, minaccia, stalking e trattamento illecito dei dati personali. Poi vi sono elencati anche i delitti contro la Repubblica come la soppressione, falsificazione o sottrazione di atti o documenti che riguardano la sicurezza dello Stato, associazioni con finalità di terrorismo o le offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone.

DOPO IL RECLAMO ENTRO 24 ORE LA FAKE NEWS DEVE SPARIRE

Il secondo articolo analizza la gestione dei reclami, obbligando i social network ad avere a disposizione degli utenti “una procedura facilmente individuabile, direttamente accessibile e permanentemente disponibile”. Questo potrà portare alla rimozione “entro 24 ore dal reclamo” della fake news, salvo i casi in cui il social network abbia concordato con le autorità giudiziarie un termine più lungo per la rimozione o il blocco del contenuto pubblicato. Il fornitore di servizio dve inoltre “conservare il contenuto rimosso come materiale probatorio per un periodo di 10 settimane” e il management del social network assicuri il monitoraggio sulla gestione dei reclami attraverso controlli mensili e la rettifica tempestiva di eventuali carenze organizzative in materia di reclami in entrata. Nel terzo articolo del disegno di legge si disciplina la costituzione e l’accreditamento di specifici organismi di autoregolamentazione (riconosciuti però dal Ministero dello Sviluppo Economico) a cui i fornitori di servizi di social network possono affidare le procedure di gestione dei reclami, mentre l’articolo quattro mette ordine sugli obblighi di comunicazione dei fornitori di reti sociali: quelli che ricevono oltre 100 reclami annui devono produrre un dettagliato rapporto semestrale sulla gestione dei reclami pervenuti.

SANZIONI FINO A 5 MILIONI DI EURO PER CHI SI MACCHIA DEL REATO DI FAKE NEWS

Mentre gli articoli 5 e 6 mettono in rilievo le procedure per tutelare le persone o le istutuzioni danneggiate dalle fake news è nell’articolo 7 del provvedimento che arriva una “rigorosa disciplina sanzionatoria delle infrazioni commesse deliberatamente o per negligenza” dai social network. Si rischia fino ad una multa di 5 milioni di euro: per la mancata, incorretta o incompleta pubblicazione del rapporto semestrale così come la carente predisposizione per la gestione dei reclami sottoposti dagli organismi di reclamo o dagli utenti che hanno la propria residenza o la propria sede sul territorio nazionale. Infine l’articolo 8 del disegno di legge si occupa di norme transitorie per permettere ai social network di organizzarsi adeguatamente.

IL MODELLO TEDESCO SPIEGATO A CYBER AFFAIRS

“Nel momento in cui i social network sono diventati uno dei principali canali attraverso i quali le persone si informano, è evidente che l’esistenza di campagne di ‘disinformazione’ operate da vari soggetti proprio sulla rete diventano un problema per il sistema democratico. Indirizzare l’opinione pubblica in una certa direzione attraverso campagne ben orchestrate può certamente avere riflessi sulla stabilità politica di un Paese. Del resto, vi sono regole per ogni mezzo di comunicazione. Perché i social dovrebbero esserne esenti?”. È quanto ha detto all’agenzia Cyber Affairs la senatrice del Pd Rosanna Filippin, parlando della proposta di legge sulle fake news alla quale sta lavorando assieme al capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda: “Non c’è una risposta sola”, prosegue la senatrice dem. “La strategia per combattere efficacemente le fake news non può che essere complessa. Educazione digitale, trasparenza di siti e dei finanziamenti, riconoscibilità dei soggetti che operano, responsabilizzazione dei gestori ed efficaci sistemi di esame di reclami e segnalazioni”. Per Filippin, per quanto riguarda le fake news, “certamente la soluzione migliore sarebbe l’intervento legislativo a livello europeo. Su un tema così ‘globale’ la risposta deve esserlo altrettanto. Esistono già direttive in materia di trattamento dei dati personali. E certamente, anche in Europa, si discute in ogni ambito sulle misure da adottare per contrastare le Fake news ed i reati commessi sui Social. Nel frattempo la Germania si è dotata di una sua legge di regolamentazione con l’obiettivo di responsabilizzare i gestori. E noi vorremmo seguire il suo esempio”.

L’INTERVISTA DI CYBER AFFAIRS A FILIPPIN

“Censura? Nessuno interviene prima”, sottolinea la senatrice. “Ognuno può pubblicare liberamente ciò che pensa. Ma se poi il contenuto pubblicato configura un reato, ad esempio diffamazione di una persona o minacce o istigazione all’odio razziale, che si fa ? Certo, il soggetto autore del post illecito può essere perseguito, può essere querelato, giudicato e magari anche condannato. Ma nel frattempo il suo post diffamatorio può continuare tranquillamente a circolare? Fermare la condivisione di contenuti illeciti: questo dovrebbe essere il primo dovere del gestore del social network. Mi si dirà: ma allora affidiamo solo ai gestori il ‘giudizio’ sulla illiceità dei post”. Per questo, evidenzia ancora, “nel nostro disegno di legge è prevista una seconda istanza. Cioè una autorità terza ed imparziale a cui possono rivolgersi sia l’utente che non ha ottenuto soddisfazione con il suo reclami sia il social network che non sa come procedere. Per noi è il Garante per la privacy ed il meccanismo utilizzato è già stato introdotto nel nostro ordinamento con la legge sul cyber bullismo. Perché dunque non utilizzarlo anche per altri reati commessi sui social?”.

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L’accozzaglia di destra comincia a perdere i pezzi…Salvini se la canta e se la suona. Prima dice di no a Berlusconi, poi dice di sì, ora dice forse e poi chiede a Berlusconi di fare il serio. Cominciasse lui a fare il serio .

Salvini: “Berlusconi sia serio o niente alleanza” Lo sfogo del leader della Lega: “Vuole candidare Marchionne? Montezemolo? Gallitelli? Non stiamo facendo la squadra di calcio del bar”. M5s all’attacco sulle fake news: “Nostro network enorme e trasparente”

Salvini avverte Berlusconi: "Sia serio o niente alleanza"

Be, pretendere che Berlusconi sia serio è pretendere troppo. Mi accontenterei che almeno Salvini fosse un poco serio, ma la vedo dura…….quando il centrodestra conquista il potere, non lo molla, nemmeno se deve votare che Ruby è la nipote di Mubarak e, se non basta, ci pensa Berlusconi a fare campagna acquisti dei parlamentari necessari a mantenere in piedi la baracca. Ricordate il gruppo dei “Responsabili”, tra cui il famigerato Scilipoti .

E il Salvini vuole fare il serio (cerca perche e un pagliaccio) per nascondere l’accordo che verrà con la setta a 5s per le future elezioni,in parte già avvenuto con con l’abbinamento nel sito costruito o gestito assieme per creare fake news.E’ inutile che salvini e grillo vogliano smentire quello che è ovvio, basta avere un amico grillino o leghista su facebook per vedere cosa condividono praticamente ogni giorno, è abbastanza ovvio che usano gli stessi siti di propaganda, non ci vuole il New York Times che lo dice, basta non essere orbi cechi.La comunicazione ormai è sula rete, e nessuno la controlla, ed è proprio per questo che è prateria per delinquenti prezzolati.

Salvini se la canta e se la suona. Prima dice di no a Berlusconi, poi dice di sì, ora dice forse e poi chiede a Berlusconi di fare il serio. Cominciasse lui a fare il serio .

Io non so se il Network legagrillesco è serio e trasparente, la cosa chiara e trasparente è la quantità di insulti, odio,  fango, slogan populisti da bar che gli attivisti e i simpatizzanti (i troll ovviamente sono del Pd, mica loro) riversano sugli avversari. Non so se c’è dietro putin o qualche sito di fake news, non mi interessa, mi interessa la sociologia di questi hacher di professione che credono magari di fare così propaganda o addirittura Politica. Qui da anni, e il Pd ha reagito molto tardi, siamo di fronte davvero a una rivoluzione: Berlusconi aveva sdoganato la cafonaggine portandola al potere, qui c’è il Vaffa che vuole andare al potere con il solo potere dell’insulto o dipingendo un mondo dei balocchi (loro puri gigli, gli altri mafiosi corrotti e ladri) che esiste solo nel loro film. Attenzione, anche trump ha vinto così, con o senza putin.

Fratelli d’Italia vuole la Patria, la Lega vuole tante Patrie, Forza Italia (Berlusconi) vuole tanti Quattrini per le proprie aziende, e un po’ anche per i suoi fedelissimi.IL M5SS promette stipendi gratis purché non si vada ha lavorare.In altri termini, un governo del centro-destra metterebbe solo le basi per altri 300 miliardi di debito, ad una impennata dei tassi e al ritorno di un governo tecnico di emergenza: Monti, Draghi, Fornero, o chi altri. A farne le spese? Sempre i soliti, che però, è anche vero, si sono dimostrati dei creduloni.

Salvini parla di innovazioni di cambiamenti e poi, come Bossi,Una banderuola ricade nella rete prima di Berlusconi insieme alla Meloni che a sua volta torna a Fini. Ora con il movimento falso e settaro il M5S Qui non ci sono prospettive future. Tutto ritorna a prima e, secondo me non è questo il mio interesse di cittadino. Anche a sinistra succede la stessa cosa, cose che non concepisco CON TUTTI QUESTI NUOVI PARTITINI PURCHE NON CAMBI NIENTE. Il futuro è fantasia, è ricerca di nuove strade, è andare in una direzione che supera la crisi, è aprirsi al mondo risolvendo in positivo i problemi che nascono dal cambiamento. Costruire trincee basate su una realtà ormai ampiamente superata significa portarci al nostro seppellimento ad opera della nostra stessa trincea. Ema l’abbiamo perduta perché gli altri non sono stupidi e di fronte a questa maledetta situazione di incertezza politica, fatta di stronzate, ne approfittano e fanno gli interessi di 8000 loro lavoratori. Noi piangiamo per i disoccupati. Pazzesco!!!

E danno la colpa ha RENZI per la rinascita di Berlusconi.La rinascita di Berlusconi è figlia di 3 fattori: 1) perchè i 5 stelle in modo pregiudiziale non hanno voluto mai collaborare col PD, costringendolo a cercare alleanze con pezzi di destra (visto che aveva una maggioranza) 2) perchè sempre i 5 stelle hanno attaccato sempre e solo Renzi, lasciando fuori dalla polemica Berlusconi (scelta folle visto che il Paese era stato distrutto proprio dal ventennio berlusconiano) 3) il No al referendum del 4 dicembre. Col Si Berlusconi sarebbe stato seppellito definitivamente perchè le uniche 2 liste che potevano ambire al premio di maggioranza erano PD e M5S. Perciò Belusconi votò no….sapeva che era l’unica scelta che lo favoriva.Ora se non fosse per la reazionaria cultura della stragrande maggioranza degli italiani fondata sulla forma onnicomprensiva e sovrano storica del cattolicesimo il cui antropocentrismo è rimasto fermo al periodo preindustriale e pre illuministico della storia europea, si potrebbe di certo nutrire fiducia nel cambiamento di un Paese che a fatica è ancorato al fondamento economi cista dell’occidente che ha nella sua modernità lo spirito della propria civiltà. Il pessimismo è sempre d’obbligo ma davanti a tale realtà vomitevole lo scoramento si in verterà a tal punto che ci si assuefa alle sue congenite degenerazioni per cui è plausibile pensare che, grazie soprattutto al regime mediatico, un pregiudicato come Berlusconi possa ritornare al potere e farci tremare per un più che probabile default dell’Italia. Ma la tragedia è la linfa dello spirito nichilista degli italiani.

 

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La lega e il m5s stanno solo aspettando il momento giusto per allearsi. Infatti si assomigliano sempre di più.

Perché tutti parlano di nuovo di “fake news” Per via di un articolo del New York Times che ipotizza un collegamento tra siti della Lega Nord, del M5S e filorussi

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Lega e M5S hanno le stesse politiche che ammiccano al proto fascismo 2.0 ed i loro sostenitori (tra cui Travaglio) creano, diffondono e sono propensi a credere a notizie false. Di cosa ci si stupisce esattamente?

ESEMPIO “Dopo la pubblicazione dell’articolo, Stroppa si è difeso su Facebook dalle accuse che gli sono arrivate ieri dal Fatto Quotidiano. Il direttore Marco Travaglio lo aveva accusato di avere fatto parte di Anonymous e di avere subito un processo quando era minorenne, che si era concluso con un perdono giudiziale”

Mi piace questo metodo giornalistico (e retorico in generale): invece di verificare il contenuto di un’accusa abbastanza grave e potenzialmente pericolosa, si delegittima chi l’accusa la muove (esempio perfetto di “argomento ad hominem”).

Che sarebbe un po’ come sostenere che niente di quello che dice Travaglio è attendibile perché ha subito diverse condanne in sede civile e penale per diffamazione (https://it.m.wikipedia.org/…… Ah già, in questo caso però non significa nulla, questo metodo si usa solo con gli altri!

Mi piace questo metodo giornalistico (e retorico in generale): invece di verificare il contenuto di un’accusa abbastanza grave e potenzialmente pericolosa, si delegittima chi l’accusa la muove (esempio perfetto di “argomento ad hominem”)“.

No, nel merito Stroppia ha ragione. Per fortuna le condanne (o i perdoni giudiziali) inflitte quando uno era ancora minorenne sono avvenimenti privati, è una questione di civiltà.
È sbagliato casomai nel metodo: Stroppia doveva chiedere direttamente alla fonte di rimuovere quell’informazione sensibile, anziché abbozzare vaghe smentite. Così facendo, attrae ancora più curiosità sul caso, anziché metterlo sotto silenzio.

Travaglio usa i metodi della stampa di regime degli stati totalitari. Non gli piace quello che una persona dice? Parte un attacco personale, basato su ricerche di accuse giudiziarie passate o altri “peccati” simili.Travaglio è l’ utile idiota del politico di turno.E’ il tipico giornalista di chi vuole sentirsi dire sempre un certo tipo di cose. Sai già che opinioni può avere, è prevedibile.

 

Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, intervistato sabato, si è detto a sua volta preoccupato del tema delle fake news, e ha auspicato un intervento dell’OSCE per controllare il regolare svolgimento delle elezioni politiche della prossima primavera“.

Che cosa c’entra l’OSCE con le fake news, adesso? Di Maio scambia l’OSCE per una bacchetta magica, che possa trasformare il loro ostinato isolazionismo in vittoria

È incredibile quanto basso sia il livello della comunicazione politica, in Italia così come all’estero, concentrandosi sempre di più su polemiche strumentali e mai sul tema che queste inchieste cercano di mettere in luce. Anche in questo caso si parte dal tema delle fake news e di quanto rischino di influenzare le elezioni di un paese e del G7 e invece noi perdiamo tempo sulle postille pruriginose e fra due giorni anche questo sarà brusio di fondo.

Un tema cosi’ serio e preoccupante strumentalizzato dalla politica perde tutto il valore che ha. Per non parlare poi del valore che perde il giornalismo che si prona a queste dinamiche.  Se ci pensate e’ successa la stessa cosa con i vaccini. Da quando Renzi ha deciso di utilizzarli come strumento di lotta politica contro il m5s ha rinnovato completamente il dibattito, ha fatto perdere credibilità alla causa dei no vax  ha portato a fare una legge sui vaccini al avanguardia di tutta europa.

FATTA:Per salvare vite umane da malattie invalidanti o dalla morte, a causa delle follie propalate da un preciso partiti politico (in realtà non solo quello, ma numericamente è il principale responsabile) non c’era altra via dell’obbligo, che è stato solo reintrodotto: dal 1967 al 1999 era obbligatorio vaccinare i figli. In Francia, il prossimo anno, entrerà in vigore una legge che prevede ancora più vaccini obbligatori che in Italia. Mi sa che le leggi sono assurde a seconda del proprio credo politico, non è una valutazione fatta comparando i dati. CARA SETTA Da quando se ne è occupata la politica, indovina un po’? Si è risolto il problema. Strano eh? Poi eh, gli antivaccinisti rimangono antivaccinisti e quelli non si possono convertire.

Ma dalla SETTA COSA ARRIVA! SENTITE E GIUDICATE:

Tutta questa storia è grottesca.
L’articolo del New York Times è frutto di uno studio commissionato ad Andrea Stroppa da Renzi.
Peraltro, lo studio ricicla cose scritte in precedenza da Lorenzo Romani, ma passate nel totale silenzio: http://www.affaritaliani.it…

Ora: Renzi commissiona lo studio, Stroppa lo esegue e lo gira al NYTimes che scrive uno “scoop”.
Per reazione, Facebook butta fuori dalla piattaforma – sulla sola base del titolo di un articolo (articolo che non pare contenere bufale) – uno dei siti accusati da Stroppa: https://www.facebook.com/va…

In tutto questo, Renzi e il PD si sono affidati per la sicurezza informatica a un tizio (lo Stroppa di cui sopra) che finì indagato per associazione a delinquere per aver violato i siti del governo, della polizia e di altre istituzioni pubbliche, oltre che i siti di Grillo e D’Alema. Ottenne il perdono giudiziale perchè minorenne all’epoca dei fatti.
Se una persona del genere l’avesse assunta Grillo, mi immagino.

ORA MIEI CARI FAUTORI DI FAHE “Renzi commissiona lo studio”

Pure se fosse vero, sarebbe irrilevante, ha trovato “informazioni”, non le ha “prodotte”.”lo studio ricicla cose scritte in precedenza da Lorenzo Romani” Nemmeno. Ovviamente essendo dati pubblici, tutti possono indagare. Lo ha fatto anche David Puente. https://www.davidpuente.it/…

Interessante però:
Lo studio è pagato da Renzi, quindi falso.
Lo studio è copiato, quindi vero.

“Per reazione, Facebook butta fuori dalla piattaforma – sulla sola base del titolo di un articolo (articolo che non pare contenere bufale) – uno dei siti accusati da Stroppa”

Premessa, questo riguarda l’articolo di BuzzFeed News, non quello del NYT. Stai mischiando le cose.

Comunque Facebook non ha nemmeno il tasto per segnalare le bufale, figurati se le cancella. Ha chiuso le pagine perché erano un ricettacolo di bot e profili fake che si spingevano a vicenda (e quindi facevano perdere soldi :D).

“In tutto questo, Renzi e il PD si sono affidati per la sicurezza informatica a un tizio”

Nemmeno. Secondo qualche giornale senza fonte il PD ha forse assunto una società che forse ha come socio/ricercatore lui, un noto (relativamente) esperto del settore.

“che finì indagato per associazione a delinquere per aver violato i siti del governo, della polizia e di altre istituzioni pubbliche, oltre che i siti di Grillo e D’Alema”

Pure questa, scemenza. Non aveva violato quei siti e ovviamente l’associazione a delinquere è caduta dopo tre nanosecondi. (comunque è ancora reato diffondere condanne di minorenni peraltro sotto condono e quindi legalmente incensurati).

E in più mi dicono:”ma davvero, poi, che problema potrebbe mai essere se dei gruppi politici si fossero organizzati a manipolare l’informazione via internet?? potrebbe mai essere peggio del duopolio ventennale Rai-Fininvest controllato dalla stessa persona?

Io dico di sì. Innanzitutto, sia RAI sia Mediaset nel periodo della campagna elettorale sono obbligate a seguire le regole della par condicio, che è invece inapplicabile ai siti, e a reti sociali potenti quali Facebook e VK. Nelle tv, e nella stampa, esiste una responsabilità giuridica applicabile su base nazionale totalmente assente sul web, che non ha una sede.
In più, se è (relativamente) facile smontare una bufala raccontata da un politico o da un programma tv e sperare, spesso illudendosi, che ci sia l’effetto boomerang per chi l’ha lanciata, in ambito internet nessuno si preoccupa se Tizio o Caio sul loro profilo personale sfornano panzane a quintali ogni giorno, e la volta che una delle mille panzane diviene popolare e rimbalza da un sito all’altro oramai fermarla è impossibile. Il danno è fatto, e con pochissima spesa: sfornare 1000 panzane al giorno, confidando che almeno una avrà successo, ha costi bassissimi, meno che gestire una radio locale e figuriamoci una tv!

Dai ragazzi:E’ sempre disturbante rendersi conto di come il M5S, ormai uno dei più grossi partiti italiani, abbia una base elettorale che forma le proprie opinioni su un flusso infinito di balle conclamate.E che di fronte alla dimostrazione che sono tutte balle si tappa gli occhi e continua a crederci senza farsi domande.

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Le fake news sono diventate un tema europeo.Come (e perché)

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Le fake news – in questi giorni al centro del dibattito politico italiano -, non sono un tema che riguarda solo la Penisola, ma anzi preoccupano sempre più i palazzi di Bruxelles. A dimostrazione di questo crescente interesse europeo nei confronti del tema, ci sono una serie di azioni recenti messe in campo dalle istituzioni comunitarie.
LE AZIONI PRINCIPALI
In particolare, il 13 novembre la Commissione Ue ha avviato due iniziative: una consultazione pubblica sulle notizie false e la disinformazione online, e ha istituito un gruppo di esperti ad alto livello che rappresenta il mondo accademico, le piattaforme online, i mezzi d’informazione e le organizzazioni della società civile. Tutto ciò dovrebbe contribuire alla definizione di una strategia dell’Ue per contrastare la diffusione di notizie false, che sarà presentata nella primavera del 2018. Ma come si articoleranno queste azioni?
LA CONSULTAZIONE PUBBLICA
La consultazione pubblica, che si svolgerà fino a metà febbraio, consentirà a cittadini, social media, organi di stampa (emittenti, testate giornalistiche, agenzie di stampa, media online e verificatori), ricercatori e autorità pubbliche di esprimere il proprio parere. L’obiettivo è quello di raccogliere idee sulle azioni che l’Ue può intraprendere per offrire alla popolazione strumenti efficaci per individuare informazioni affidabili e verificate e adattarsi alle sfide dell’era digitale. I contributi attesi riguardano tre ambiti principali: la portata del problema, ossia in che modo cittadini e parti interessate percepiscono le notizie false, quanto sono consapevoli della disinformazione online e in che misura si fidano dei diversi media; la valutazione delle misure già adottate dalle piattaforme, dai mezzi d’informazione e dalle organizzazioni della società civile per combattere la diffusione di notizie false online e i pareri sui ruoli e sulle responsabilità delle parti interessate; le possibili azioni future per migliorare l’accesso dei cittadini a informazioni affidabili e verificate e impedire la diffusione della disinformazione online. La consultazione, rileva una nota, riguarda solo le notizie false e la disinformazione online caratterizzate da contenuti di per sé non illeciti, e quindi non soggetti a misure legislative e di autoregolamentazione nazionali o dell’Ue.
IL GRUPPO DI ESPERTI
Per ciò che riguarda il gruppo di esperti ad alto livello sulle false notizie, la candidatura è invece aperta fino a metà dicembre. L’organismo avrà in questo caso il compito di consigliare la Commissione per delimitare il fenomeno, definire i ruoli e le responsabilità delle parti interessate, cogliere la dimensione internazionale, fare il punto delle posizioni espresse e formulare raccomandazioni. Nella misura del possibile, il gruppo dovrebbe includere più rappresentanti di ciascun ambito di competenza, che si tratti del mondo accademico o della società civile, selezionati in modo equilibrato tra gli esperti. Il gruppo ad alto livello dovrebbe diventare operativo a gennaio 2018 e svolgerà la sua attività nell’arco di diversi mesi.
LE ALTRE MISURE
A queste azioni si affiancano le decisioni di supportare queste attività con un sondaggio di Eurobarometer da condurre nel 2018 per valutare la percezione cittadini dell’Ue di questi problemi e organizzare una conferenza multistakeholder per aprire ancora di più a un confronto sul tema.
IL COMMENTO DI MENSI
“Occorre innanzitutto”, sottolinea a Cyber Affairs Maurizio Mensi , membro del Servizio giuridico della Commissione europea e professore Luiss Guido Carli e SNA, “intenderci sulla nozione di fake news. L’orientamento prevalente è quello di far riferimento ad un’azione di disinformazione intenzionale, posta in essere attraverso una variegata gamma di mezzi, compresa la Rete e in particolare le piatteforme social online, la televisione o la stampa tradizionale, che consentono di diffondere messaggi su larga scala e in tempi rapidi, con il minimo sforzo da parte dell’autore. Poiché il concetto di fake news è onnicomprensivo, occorre poi distinguere tra falsa informazione che si qualifica come illegale sulla base del diritto UE o nazionale e tutto ciò che invece non lo è”. “Questa chiarezza – rimarca l’esperto precisando che le sue opinioni ‘sono espresse a titolo personale e non rappresentano la posizione ufficiale della Commissione europea’ – è necessaria ad evitare equivoci e poter individuare con precisione rimedi e strumenti di reazione nei confronti di un fenomeno che altrimenti diventa difficile da contrastare.
Le azioni avviate dalla Commissione”, evidenzia ancora Mensi, “sono volte ad elaborare una risposta articolata che per essere efficace deve tener conto degli specifici compiti che svolgono i diversi attori presenti sul campo: le piattaforme social, i canali di informazione, gli utenti, così da definire con cura le loro responsabilità alla luce di alcuni principi guida: la libertà di espressione, il pluralismo dei media, e il diritto dei cittadini ad un’informazione affidabile. La Commissione sostiene infatti un processo ‘multistakeholder’ in cui le piattaforme, i media di informazione, la società civile e il mondo accademico siano coinvolti per trovare una soluzione conforme ai principi fondamentali e applicabile in modo coerente nell’Unione europea”.
LA POSIZIONE DEL PARLAMENTO UE
Le mosse della Commissione hanno seguito quella del Parlamento europeo che, a giugno 2017, ha adottato una risoluzione in cui invitava Berlaymont ad analizzare nel dettaglio la situazione e il quadro giuridico attuali per quanto riguarda le fake news e a verificare la possibilità di un intervento legislativo per limitarne la divulgazione e la diffusione. La Commissione ha dunque incluso l’iniziativa contro le notizie false online nel suo programma di lavoro per il 2018.
UN PO’ DI NUMERI
Quali sono i numeri del fenomeno? “La diffusione delle fake news tramite i mezzi online costituisce un problema rilevante per i Paesi dell’Ue e non solo”, rimarca a Cyber Affairs Tommaso De Zan, dottorando in cyber security all’Università di Oxford. “Secondo alcune statistiche”, evidenzia lo studioso, “durante le elezioni americane circa 120 pagine Facebook collegate a utenti russi avrebbero creato 80mila post e raggiunto circa 126 milioni di americani”. E, “secondo l’East Stratcom Task Force del Servizio per l’azione esterna Ue” (un team creato per rispondere alle campagne di disinformazione, in particolare quelle ritenute provenire dalla Russia, si legge sul sito dell’Eaas, e che cura il sito Eu Vs Disinfo), “anche nel caso della recente crisi in Catalogna si sarebbero verificati ‘esempi di disinformazione’ da parte dei alcuni media russi”. Per queste ragioni, propone De Zan “in vista delle prossime elezioni, anche l’Italia dovrebbe preparare adeguate contromisure per arginare le possibili conseguenze di campagne di disinformazione sofisticate, mirate alla destabilizzazione del Paese”.
L’ESEMPIO FINLANDESE
Come fare? “Sebbene nel breve periodo si possa cercare una collaborazione diretta con i colossi del web per limitare il fenomeno”, sottolinea l’esperto, “nel lungo termine questo potrebbe non bastare. A questo proposito, è interessante l’esempio della Finlandia, soggetta a campagne di disinformazione quotidiane. L’approccio del Paese nordico è una combinazione fra un forte sistema educativo che predispone i ragazzi a sviluppare pensiero critico nella valutazione delle notizie e una strategia governativa che punta a mantenere una narrativa pubblica coerente e positiva rispetto alle calunnie che vengono proposte dagli avversari”.
L’INTERROGAZIONE DI DANTI
Alla Commissione Ue si è rivolto nelle scorse ore con un’interrogazione urgente l’eurodeputato Pd Nicola Danti, che ha chiesto all’esecutivo comunitario di adottare misure concrete per scongiurare l’influenza della propaganda digitale organizzata da Paesi terzi sulle prossime scadenze elettorali nei Paesi Ue, a partire dall’Italia, denunciando “un’emergenza democratica nei paesi Ue”. Le fake news infatti, sostiene Danti, “costituiscono una seria minaccia in vista delle prossime scadenze elettorali in alcuni paesi, tra cui l’Italia e la Spagna”, con le imminenti nuove elezioni in Catalogna
“Considerato – si legge nell’interrogazione – che nel corso delle indagini ‘Russiagate’, i consiglieri legali di Facebook e Twitter hanno ammesso che dal 2015 oltre un terzo dei cittadini americani avrebbero visto post generati da profili falsi legati alla Russia (…) e che simili casi di interferenze da parte di attori esterni attraverso la rete potrebbero inoltre aver condizionato il risultato del referendum britannico e quello catalano”, Danti chiede alla Commissione “quali misure specifiche intende adottare per arginare il fenomeno dilagante delle fake news e per impedire ulteriori tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica europea e/o di ingerenza nella politica degli Stati membri da parte di soggetti statali o parastatali di Paesi terzi, anche attraverso siti web o piattaforme online”.ww
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Le fake news – in questi giorni al centro del dibattito politico italiano -, non sono un tema che riguarda solo la Penisola, ma anzi preoccupano sempre più i palazzi di Bruxelles. A dimostrazione di questo crescente interesse europeo nei confronti del tema, ci sono una serie di azioni recenti messe in campo dalle istituzioni comunitarie.

LE AZIONI PRINCIPALI

In particolare, il 13 novembre la Commissione Ue ha avviato due iniziative: una consultazione pubblica sulle notizie false e la disinformazione online, e ha istituito un gruppo di esperti ad alto livello che rappresenta il mondo accademico, le piattaforme online, i mezzi d’informazione e le organizzazioni della società civile. Tutto ciò dovrebbe contribuire alla definizione di una strategia dell’Ue per contrastare la diffusione di notizie false, che sarà presentata nella primavera del 2018. Ma come si articoleranno queste azioni?

LA CONSULTAZIONE PUBBLICA

La consultazione pubblica, che si svolgerà fino a metà febbraio, consentirà a cittadini, social media, organi di stampa (emittenti, testate giornalistiche, agenzie di stampa, media online e verificatori), ricercatori e autorità pubbliche di esprimere il proprio parere. L’obiettivo è quello di raccogliere idee sulle azioni che l’Ue può intraprendere per offrire alla popolazione strumenti efficaci per individuare informazioni affidabili e verificate e adattarsi alle sfide dell’era digitale. I contributi attesi riguardano tre ambiti principali: la portata del problema, ossia in che modo cittadini e parti interessate percepiscono le notizie false, quanto sono consapevoli della disinformazione online e in che misura si fidano dei diversi media; la valutazione delle misure già adottate dalle piattaforme, dai mezzi d’informazione e dalle organizzazioni della società civile per combattere la diffusione di notizie false online e i pareri sui ruoli e sulle responsabilità delle parti interessate; le possibili azioni future per migliorare l’accesso dei cittadini a informazioni affidabili e verificate e impedire la diffusione della disinformazione online. La consultazione, rileva una nota, riguarda solo le notizie false e la disinformazione online caratterizzate da contenuti di per sé non illeciti, e quindi non soggetti a misure legislative e di autoregolamentazione nazionali o dell’Ue.

IL GRUPPO DI ESPERTI

Per ciò che riguarda il gruppo di esperti ad alto livello sulle false notizie, la candidatura è invece aperta fino a metà dicembre. L’organismo avrà in questo caso il compito di consigliare la Commissione per delimitare il fenomeno, definire i ruoli e le responsabilità delle parti interessate, cogliere la dimensione internazionale, fare il punto delle posizioni espresse e formulare raccomandazioni. Nella misura del possibile, il gruppo dovrebbe includere più rappresentanti di ciascun ambito di competenza, che si tratti del mondo accademico o della società civile, selezionati in modo equilibrato tra gli esperti. Il gruppo ad alto livello dovrebbe diventare operativo a gennaio 2018 e svolgerà la sua attività nell’arco di diversi mesi.

LE ALTRE MISURE

A queste azioni si affiancano le decisioni di supportare queste attività con un sondaggio di Eurobarometer da condurre nel 2018 per valutare la percezione cittadini dell’Ue di questi problemi e organizzare una conferenza multistakeholder per aprire ancora di più a un confronto sul tema.

IL COMMENTO DI MENSI

“Occorre innanzitutto”, sottolinea a Cyber Affairs Maurizio Mensi , membro del Servizio giuridico della Commissione europea e professore Luiss Guido Carli e SNA, “intenderci sulla nozione di fake news. L’orientamento prevalente è quello di far riferimento ad un’azione di disinformazione intenzionale, posta in essere attraverso una variegata gamma di mezzi, compresa la Rete e in particolare le piatteforme social online, la televisione o la stampa tradizionale, che consentono di diffondere messaggi su larga scala e in tempi rapidi, con il minimo sforzo da parte dell’autore. Poiché il concetto di fake news è onnicomprensivo, occorre poi distinguere tra falsa informazione che si qualifica come illegale sulla base del diritto UE o nazionale e tutto ciò che invece non lo è”. “Questa chiarezza – rimarca l’esperto precisando che le sue opinioni ‘sono espresse a titolo personale e non rappresentano la posizione ufficiale della Commissione europea’ – è necessaria ad evitare equivoci e poter individuare con precisione rimedi e strumenti di reazione nei confronti di un fenomeno che altrimenti diventa difficile da contrastare.

Le azioni avviate dalla Commissione”, evidenzia ancora Mensi, “sono volte ad elaborare una risposta articolata che per essere efficace deve tener conto degli specifici compiti che svolgono i diversi attori presenti sul campo: le piattaforme social, i canali di informazione, gli utenti, così da definire con cura le loro responsabilità alla luce di alcuni principi guida: la libertà di espressione, il pluralismo dei media, e il diritto dei cittadini ad un’informazione affidabile. La Commissione sostiene infatti un processo ‘multistakeholder’ in cui le piattaforme, i media di informazione, la società civile e il mondo accademico siano coinvolti per trovare una soluzione conforme ai principi fondamentali e applicabile in modo coerente nell’Unione europea”.

LA POSIZIONE DEL PARLAMENTO UE

Le mosse della Commissione hanno seguito quella del Parlamento europeo che, a giugno 2017, ha adottato una risoluzione in cui invitava Berlaymont ad analizzare nel dettaglio la situazione e il quadro giuridico attuali per quanto riguarda le fake news e a verificare la possibilità di un intervento legislativo per limitarne la divulgazione e la diffusione. La Commissione ha dunque incluso l’iniziativa contro le notizie false online nel suo programma di lavoro per il 2018.

UN PO’ DI NUMERI

Quali sono i numeri del fenomeno? “La diffusione delle fake news tramite i mezzi online costituisce un problema rilevante per i Paesi dell’Ue e non solo”, rimarca a Cyber Affairs Tommaso De Zan, dottorando in cyber security all’Università di Oxford. “Secondo alcune statistiche”, evidenzia lo studioso, “durante le elezioni americane circa 120 pagine Facebook collegate a utenti russi avrebbero creato 80mila post e raggiunto circa 126 milioni di americani”. E, “secondo l’East Stratcom Task Force del Servizio per l’azione esterna Ue” (un team creato per rispondere alle campagne di disinformazione, in particolare quelle ritenute provenire dalla Russia, si legge sul sito dell’Eaas, e che cura il sito Eu Vs Disinfo), “anche nel caso della recente crisi in Catalogna si sarebbero verificati ‘esempi di disinformazione’ da parte dei alcuni media russi”. Per queste ragioni, propone De Zan “in vista delle prossime elezioni, anche l’Italia dovrebbe preparare adeguate contromisure per arginare le possibili conseguenze di campagne di disinformazione sofisticate, mirate alla destabilizzazione del Paese”.

L’ESEMPIO FINLANDESE

Come fare? “Sebbene nel breve periodo si possa cercare una collaborazione diretta con i colossi del web per limitare il fenomeno”, sottolinea l’esperto, “nel lungo termine questo potrebbe non bastare. A questo proposito, è interessante l’esempio della Finlandia, soggetta a campagne di disinformazione quotidiane. L’approccio del Paese nordico è una combinazione fra un forte sistema educativo che predispone i ragazzi a sviluppare pensiero critico nella valutazione delle notizie e una strategia governativa che punta a mantenere una narrativa pubblica coerente e positiva rispetto alle calunnie che vengono proposte dagli avversari”.

L’INTERROGAZIONE DI DANTI

Alla Commissione Ue si è rivolto nelle scorse ore con un’interrogazione urgente l’eurodeputato Pd Nicola Danti, che ha chiesto all’esecutivo comunitario di adottare misure concrete per scongiurare l’influenza della propaganda digitale organizzata da Paesi terzi sulle prossime scadenze elettorali nei Paesi Ue, a partire dall’Italia, denunciando “un’emergenza democratica nei paesi Ue”. Le fake news infatti, sostiene Danti, “costituiscono una seria minaccia in vista delle prossime scadenze elettorali in alcuni paesi, tra cui l’Italia e la Spagna”, con le imminenti nuove elezioni in Catalogna
“Considerato – si legge nell’interrogazione – che nel corso delle indagini ‘Russiagate’, i consiglieri legali di Facebook e Twitter hanno ammesso che dal 2015 oltre un terzo dei cittadini americani avrebbero visto post generati da profili falsi legati alla Russia (…) e che simili casi di interferenze da parte di attori esterni attraverso la rete potrebbero inoltre aver condizionato il risultato del referendum britannico e quello catalano”, Danti chiede alla Commissione “quali misure specifiche intende adottare per arginare il fenomeno dilagante delle fake news e per impedire ulteriori tentativi di manipolazione dell’opinione pubblica europea e/o di ingerenza nella politica degli Stati membri da parte di soggetti statali o parastatali di Paesi terzi, anche attraverso siti web o piattaforme online”.ww

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