Populismo-Riformismo: Il Populismo è un metodo, il Riformismo un merito.

Nuovi diritti contro il populismo.Per fermare questa deriva mondiale.

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Il populismo non conosce la parola “diritto”, né vede differenze o distinzioni nella sua maniacale ricerca di colpevoli e nel suo rifiuto di guardare a soluzioni praticabili. Il riformismo, al contrario, assume le differenze come ricchezza e le usa come riferimento concreto per la ricerca di soluzioni reali. Da qui la nostra attenzione ai nuovi diritti che la trasformazione delle nostre società ha imposto al’attenzione di una politica che deve ancora superare del tutto le categorie novecentesche.

Populismo, dieci pensieri:

1. “Serve un nuovo schieramento riformista per combattere il populismo rappresentato dai Cinque Stelle e dalla Lega”. L’ho scritto anche io. Mi sento di dire che ci stiamo sbagliando ragazzi. Separare le due frasi, che sono fasi: “Serve un nuovo schieramento riformista”, vero. “Bisogna contrastare il populismo”, vero, buh, sarebbe meglio dire il qualunquismo? o piuttosto l’ignoranza che porta al qualunquismo?

2. Il Populismo è un metodo, il Riformismo un merito. Il primo è una tecnica, può appartenere in quanto tale a più schieramenti, il secondo è una riflessione di contenuto e una definizione di orizzonte politico.

3. Il riformismo progressista deve combattere il populismo, detta così, dati i due punti di sopra, non vuol dir nulla. Mi pare che si stia girando a vuoto da mesi, se non da anni.

4. Attenzione a non buttare il popolo mentre frettolosamente pensiamo di buttare il populismo, al netto del fatto che ancora non s’è definito. Il populismo.

5. Il populismo ha a che fare con meccanismi di democrazia diretta, ve ne sono di sani e ve ne sono di non sani. Rientra in una delle modalità di interrelazione attiva tra politica e persone. Un referendum lo è, una legge di iniziativa popolare lo è, le primarie per eleggere il segretario di un partito con estesa legittimazione lo sono. Populismi. La differenza tra il sano e il non sano la fa la consapevolezza democratica o la strumentalizzazione della mancata consapevolezza democratica.

6. I meccanismi insani di democrazia diretta e cioè la varianti malate del populismo (che, ripeto, è tecnica, metodo, non merito e che dunque non è l’oggetto della definizione per differenza di un nuovo campo politico) si combattono solo e soltanto con la conoscenza diffusa e consapevole dei meccanismi e dei processi democratici, oltre che con la conoscenza tout court. I meccanismi sani di democrazia diretta e di partecipazione invece sarebbero auspicabili, la storia recente dimostra che il riformismo se non è partecipato fallisce. Oggi gli individui, nel loro essere politici, come nel loro non esserlo, si definiscono in meccanismi di partecipazione, come mezzo per annullare le diffidenze.

7. Di tecniche democratiche dirette, ovvero di populismo, ci siamo serviti in Italia spesso e un po’ tutti. Ancora: esserne consapevoli permette di evitare le polarizzazioni tra un “populismo buono perché lo pratico io” e un “populismo non buono” perché lo praticano altri.

8. Sappiamo distinguere in maniera matura la necessità che è la base della politica di interpretare e rappresentare i bisogni del popolo e la demagogia? Evitiamo di tacciare come demagogia quella necessità. Senza è filosofia politica, non politica.

9. Il qualunquismo e la demagogia strumentale sono da combattere, non il populismo come tecnica e metodo che è possibile usare in certi momenti e in altri momenti no. Il qualunquismo, la demagogia strumentale e la mancata consapevolezza democratica delle scelte dirette, del loro impatto reale e delle loro conseguenze si combattono con azioni strutturali volte ad abbattere la mancata e diffusa conoscenza dei meccanismi democratici di cui soffre gran parte del mondo, Italia compresa. Non è un giudizio, è un dato. Corollario: mai confondere ignoranza e stupidità. Il popolo non è mai stupido nell’esprimere i suoi bisogni e nel volerli rappresentati e risolti.

10. Attenti all’identificazione tra populismo-popolare e non populismo-impopolare. Popolare, ovvero negativo, impopolare, ovvero giusto. Alibi alla bisogna. Sono la condivisione, l’identificazione e la partecipazione consapevole ciò che fanno diventare qualcosa popolare, o giusto, ed è una cosa sommamente positiva, se siamo in democrazia. Se riferito a una riforma, o a un’azione di governo, lo sforzo sacrosanto per far diventare una riforma “popolare” è la definizione condivisa degli obiettivi attraverso la partecipazione alla costruzione. Non è facile, nessuno ha detto che lo sia. Ma provate a fare senza, non sarà più facile, nemmeno più difficile, sarà impossibile.

Fuori dagli elenchi e dalle definizioni, i due campi che mi sento di individuare in questo momento non sono populismo vs riformismo, poiche stiamo contrapponendo una tecnica, ovvero una quantità con un merito, ovvero una qualità. Bensì, mi pare di intravedere da un lato un mondo organizzato sulla responsabilità nella libertà dell’uomo singolo che agisce con gli altri nel vivere sociale per un bene comune, che è realista e crede nel progresso e nell’uso consapevole della tecnologia per un progresso non mitizzato, dall’altro quello di un mondo disegnato dall’irresponsabilità dell’uomo singolo che agisce con gli altri in un vivere tribale per un interesse individuale, che si affida a una tecnica mitizzata senza progresso. Dall’altro il mondo della somma delle solitudini della rete, della polarizzazione tribale, della deresponsabilizzazione, dell’esaltazione del proprio punto di vista e del proprio interesse. E da tutto quello che ci sta in mezzo, ovvero, la complessità. Che poi non so se son destra o sinistra o se, in un quadro di definizioni politiche, ci troviamo in un bipolarismo o anche in un tripolarismo ancora da definire. Non solo in Italia.

Cominciamo intanto a riflettere, a margine di un pensiero non più debole, non più post moderno, ma che ritorna ai fondamentali, ai ideali e alle grandi domande identitarie, su quanto i luoghi della rete siano luoghi antropologici e politici, e dunque luoghi fintamente immateriali delle relazioni e dell’interattività come partecipazione, non solo come diffusione. Riuscire a praticare e a costruire occasioni di pluralismo e non echo chambers di simili aiuterebbe a coltivare gli spazi della democrazia e a togliere terreno a quelli del totalitarismo polarizzato di parti. Perchè i dieci punti di sopra quello sono, discorso sulla democrazia.

Continuiamo a studiare, ad ascoltare e a riflettere.Ma ricordiamoci sempre che guardando il passato il POPULISMO si chiamava FASCISMO NAZISMO RAZZISMO.

Populismo-Riformismo: Il Populismo è un metodo, il Riformismo un merito.ultima modifica: 2018-04-18T10:04:06+02:00da bezzifer
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