Serve un forte avanzo primario contro i rischi di una recessione.NON I GEMELLI POPULISTI

LA POVERTÀ SI COMBATTE CON LE RIFORME NON CON PROMESSE IRREALIZZABILI.

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E’ un fatto che un po’ tutti i partiti si siano presentati alle elezioni, vincendo o perdendo, con programmi decisamente spendaccioni. Già una settimana dopo, per la verità, molti hanno ammesso di aver esagerato e hanno ridimensionato le loro idee in fatto di spesa.

Però sta partendo un nuovo mantra: la lotta alla povertà. E si tratta di cosa talmente ovvia e buona che avrà certamente successo.

Il problema nasce un minuto dopo. Deal punto di vista economico esiste un solo modo per combattere davvero la povertà: e cioè fare tanta crescita. Se c’è crescita, ci sono più posti di lavoro, meno disoccupati, più stipendi e la gente sta meglio.

Ma la crescita è cosa complessa e non rapidissima. E allora si capisce che si cercherà una strada più veloce: distribuire dei soldi ai meno abbienti. E anche questa è cosa giusta. Nella società moderna, competitiva e un po’ dura, non tutti riescono a raggiungere le soglie richieste per avere un buon reddito. Si tratta, naturalmente, di misura. Misura che finora la politica italiana ha dimostrato di non avere, visto che ha messo insieme 2300 miliardi di debiti.

La storia, purtroppo, potrebbe ripetersi. Oggi la congiuntura va abbastanza bene e tutti ragionano come se questo stato di grazia debba essere eterno. Ma non è così. Anzi, più di un economista assennato sostiene che nel 2018 la congiuntura mondiale dovrebbe raggiungere il suo massimo, per poi decadere. Molti fattori sono alla base di questa analisi: il rialzo dei tassi, la fine del Qe europeo, le tensioni nel commercio mondiale e le tensioni belliche.

Se dovesse arrivare improvvisamente una breve recessione, e se essa trovasse l’Italia impegnata in grandi spese per la lotta alla povertà, sarebbe una catastrofe.

Allora non si può fare niente? Si possono prendere precauzioni. La più urgente sarebbe quella di portare il nostro avanzo primario (cioè al netto degli interessi, oggi di poco superiore all’1 per cento del Pil) al 4-5 per cento, in modo da avere un certo spazio di manovra nel caso in cui il costo del debito salga o ci siano meno risorse per farvi fronte.

Ma portare il disavanzo primario al 4-5 per cento del Pil significa rivedere l’organizzazione dello Stato: senza grandi riforme, nessuno ci può riuscire. Si torna sempre, quindi, al solito punto: prima le riforme, poi lotta alla povertà.

Serve un forte avanzo primario contro i rischi di una recessione.NON I GEMELLI POPULISTIultima modifica: 2018-04-23T16:39:28+02:00da bezzifer
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