Archivio mensile:aprile 2018

Di Maio . La “donna è mobile qual piuma al vento”

Il neo futurismo di Luigi Di Maio.

Per capire lo stallo politico attuale nella formazione di una possibile maggioranza parlamentare bisogna partire dall’inizio. Da quell’affermazione beffarda di Beppe Grillo, “noi siamo un po’ democristiani, un po’ di destra un po’ di sinistra. Possiamo adattarci a qualsiasi cosa. A patto che si affermino le nostre idee…” Già, ma quali? Un vecchio remake di Giorgio Gaber, anche lui alle prese con l’insostenibile leggerezza del confine che distingue destra e sinistra? Luigi Di Maio è stato coerente con questa impostazione. Per il giovane leader, al pari del Duca di Mantova, nel Rigoletto di Giuseppe Verdi, “questa o quella per me par sono”. La “donna è mobile qual piuma al vento” pronta a cedere le sue grazie al primo corteggiatore. Che di tratti della Lega di Matteo Salvini o del Pd di Maurizio Martina non fa poi molta differenza. Speriamo solo che il finale sia meno tragico di quello dell’opera verdiana.

Ecco come fotogrofo politica del M5S.I suoi tratti sono tipici di un non partito populista: post ideologico,comunità religiosa all’interno feroce con gli eretici dissidenti,aggressiva e camaleontica al’esterno.Il punto più importante però è il seguente:se arriva al 51% da solo può evolvere verso una forma tirannica di democrazia;se fa un accordo di intesa governativa con il PD può avere un’evoluzione di convivenza con una democrazia rappresentativa.La cosa però è difficilissima,quasi impossibile.Per me è auspicabile un governo M5S con gli altri due populismi -Berlusconi e Salvini-nella speranza che si condizionino a vicenda senza nuocere troppo al sistema democratico italiano.E poi si vedrà.

Vedo tanta approssimatività nel movimento. Tanta mediocrità nel sedicente leader. Su dai ragazzi.Quando uno inizia un analisi con: “A patto che si affermino le nostre idee…” Già, ma quali?” – vuol dire che costui parte con dei pregiudizi, in quanto le idee dei 5S sono state elaborate e poi trascritte in un programma da tutti consultabile. Per cui neppure continuo la lettura, perché vista la premessa sarebbe solo tempo perso.Un partito,pardon ,una setta che esalta la trasparenza, non è di sinistra, non è di destra,non è democristiano: è una entità che vuole solo raggiungere il potere,possibilmente da solo e sicuramente con Di Maio premier.Assoluta mancanza di trasparenza nella sua direzione politica.

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Il paradosso è che lo sconfitto del 4 marzo dovrebbe sbrogliare la situazione. Può darsi che il 3 maggio si riesca a evitare una conta

Ora tutti invocano Renzi (anche chi lo odia). Direzione, si media

Risultati immagini per Ora tutti invocano RenziLa situazione è talmente paradossale che da tutte le parti si reclama l’intervento di Matteo Renzi. Va bene la realpolitik ma in certi casi (uno su tutti, Marco Travaglio) si supera la fantasia: e così l’Uomo nero che voleva comandare ad onta di tutto e di tutti adesso viene blandito perché prenda in mano la vicenda e spinga il Pd all’abbraccio con i Cinque Stelle. Incredibile, la giravolta del Fatto. Come se Renzi non fosse lo sconfitto del 4 marzo – avendone peraltro tratto le conseguenze dimettendosi – è a lui che i nemici di ieri guardano, con pelosa attenzione, per provare a fare quello che i cosiddetti “vincitori” non sono riusciti a fare.

In certi casi gli adulatori di Renzi sono gli stessi che ne lamentano una sorta di invadenza nel suo partito, come se fosse un fatto strano, o inedito, che un leader anche se sconfitto avesse voce in capitolo. Ma la sua opinione ufficialmente non si è ancora sentita, anche se a lui viene attribuito il proposito di chiuderla con i Cinque Stelle qui e ora: di certo, l’ex segretario (anche questo si dice in Transatlantico) non pare abbia in mente di entrare in un governo Pd-M5s. Ma dirà lui stesso, già domenica sera ospite di Fabio Fazio, cosa pensa della situazione attuale.

Sarà ovviamente un parere molto importante in vista della Direzione di giovedì 3 al Nazareno (probabile inizio nel primo pomeriggio).

Uno snodo fondamentale della crisi ma che potrebbe anche non essere risolutivo, se è vero che ci sono molti pontieri al lavoro per evitare nel Pd conte e spaccature, puntando invece ad una soluzione più soft: disponibili a discutere con tutti ma ponendo l’asticella molto in alto con una serie di paletti politici e programmatici comprensibili al Paese. E’ un’ipotesi coerente con l’impostazione di Maurizio Martina. L’altra, più drammatica, è la conta, con (al momento) i no più forti dei sì. Ma ci sono ancora molti giorni per mediare.

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RENZI DEVI RESISTERE , agli italiani servono 5 anni di GRULLISMO. A Roma sono DEVASTANTI eppure gli leccherebbero il c…lo alla cameriera secca di Previti, non c’è niente da fare, 5 anni DA SOLI o col RUTTATORE PADANO…tocca a loro!

Milano contraria ma non troppo. “Fondamentale il pieno coinvolgimento di Renzi”. Voci dal partito del capoluogo lombardo.

Il Pd milanese è un partito in salute. Ha 10mila iscritti e 164 circoli disseminati lungo tutta la città metropolitana. Alla guida di Milano c’è il sindaco Beppe Sala, eletto con il centrosinistra e successore di Giuliano Pisapia. Alle ultime elezioni politiche, il Pd ha conquistato più voti sia della Lega che del Movimento 5 Stelle nel capoluogo lombardo. Anzi, sommando il suo 27 per cento all’8 ottenuto da +Europa, ha superato i consensi di leghisti e grillini messi assieme. Sull’ipotesi di alleanza con i 5 Stelle “il sentimento largamente prevalente è di contrarietà”, spiega il segretario metropolitano Pietro Bussolati, di area renziana, che in questi giorni ha tastato il polso degli iscritti. E al ritorno in scena di Matteo Renzi, che domani sera andrà in tv da Fabio Fazio, il partito regionale guarda con favore. “È fondamentale il pieno coinvolgimento di Renzi in un passaggio così difficile”, spiega il senatore Alessandro Alfieri, numero uno del Pd Lombardia. “In questi giorni Renzi sta facendo un lavoro di ascolto. Siamo in una fase delicata, nella quale non possono essere fatte scelte affrettate”, aggiunge Alfieri, pure lui legato all’area che fa capo all’ex premier. Insomma, non è detto che il segretario dimissionario spinga il partito verso l’Aventino, ma già il fatto che sia in campo per i vertici del Pd lombardo è una buona notizia.

MA COME! CHI HA OTTENUTO PIÙ VOTI, molti più voti, non ha nessuna responsabilità verso 60 mil. di cittadini ai quali hanno fatto promesse miliardarie? promesse da paese dei balocchi? Ma come, si può fare tutto questo senza nessuna responsabilità? Si può bloccare una grande nazione, promettere mari e monti, carpire la buona fede x mancanza di tempo dei cittadini e poi far danni senza risponderne? Per prima cosa se dovessimo tornare ad Elezioni, gli oltre 300 milioni di spese elettorali dovrebbero essere a carico dei Lego-Grillodestromani-Berluschi-La Russa: ma come, col 32% e col 37% non sanno fare un governicchio destromane? Il PD col 25% ha addirittura salvato il paese nel periodo più terribile.Cosa importa ai cittadini se alcuni fra loro non si trovano simpatici? Facciano il governicchio. Parlano pensa te di Conflitto interessi, di Vitalizi e credono che la politica sia tutta li mentre…L’ingratitudine dei media e, di riflesso, degli italiani nei confronti di Renzi è davvero allucinante e per certi versi CRIMINALE: non solo sono riusciti a far perdere all’Italia un’occasione esiziale come quella del Referendum del 4 dicembre (oggi avremmo già un nuovo governo M5S da 2 mesi e con una maggioranza autonoma, niente CNEL, niente inutili costosissimi Senatori e tutti i consiglieri regionali d’Italia a 3.000 euro/mese, Titolo V risistemato dopo i disastri di Bersani e D’Alema) ed hanno spacciato 80 euro in più al mese per 10 milioni di lavoratori a basso reddito, la 14esima in più per 1,3 milioni di pensionati, 300 euro al mese di sostegno statale alla povertà per 900.000 famiglie di cui 70% al sud, 200.000 precari della scuola stabilizzati, 980.000 nuovi posti di lavoro di cui 60% stabili, abolizione IMU 1° casa per le famiglie e le unioni civili finalmente legalizzate anche in Italia per una POLITICA NON DI SINISTRA, se poi ci aggiungiamo i dati economici col passaggio dalla recessione -2%PIL a +1,5% PIL e i record del commercio con l’Estero che ha raddoppiamo l’avanzo dovremmo stendere un tappetino al bullo più criticato della storia d’Italia….ORA SERVE UN governicchio destromane SU SPOCATEVI LE MANI PROVATE A FATE MEGLIO DEL bullo più criticato della storia d’Italia..

 

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La linea politica dei grillini è semplicissima: soldi pubblici in cambio di voti.

I NUOVI DEMOCRISTIANI.

Risultati immagini per I NUOVI DEMOCRISTIANI.Sorprende, e non poco, l’ostinazione dei 5 stelle a non vedere la realtà. Il loro atteggiamento più che un cronista della politica richiederebbe l’intervento di uno psicologo o forse addirittura di uno psichiatra.

Adesso gli ha preso questa mania di voler fare un governo con il Pd, partito che fino a ieri hanno accusato di ogni bassezza possibile. E fin qui passi: non hanno alternative, almeno per il momento.

1- Ma dovrebbero vedere che, se anche il Pd dovesse a sorpresa dire di sì, vanno a infilarsi in un imbuto. I voti sono pochi (la maggioranza al Senato è risicatissima, uno o due seggi) e la diffidenza tanta. Ma insistono, pur di dare vita a un governo con Di Maio presidente. Tutti hanno spiegato loro che Di Maio non è proponibile: non lo vuole Mattarella, non lo vogliono le cancellerie europee, non lo vogliono a questo punto nemmeno i grillini. Ma insistono.

2- Come insistono sul reddito di cittadinanza. E qui li si può capire. Le loro proposte programmatiche sono cervellotiche e senza senso. Di fatto, non esistono. L’unica cosa veramente distintiva è la proposta del reddito di cittadinanza. Anche se ne hanno già prodotto una versione addomesticata: non più 780 euro al mese a tutti gli italiani, ma 780 euro solo a dieci milioni. Il che porterebbe, a parte il disordine, a una spesa aggiuntiva di circa 10 miliardi all’anno. Soldi che ovviamente non esistono. Ma insistono.

3- Gli obiettivi sono due. Passare alla storia come quelli che hanno introdotto il reddito di cittadinanza e “incontrare” quella parte del Pd più sensibile ai temi sociali. E’ stato calcolato, e qui sta la furbizia dei grillini, che circa l’80 per cento di questi redditi di cittadinanza andrebbero nelle regioni del Sud, cioè dove i 5 stelle hanno il loro vero bacino elettorale. In pratica, una maxi-operazione di voto di scambio.

E questo ci riporta alla realtà, che loro si ostinano nel non voler vedere. L’Italia non è in condizioni di allargare il welfare, oggi. Già nella sanità spuntano ticket a ogni passo perché costa troppo. Ma, di colpo, vogliono mettere a carico dello Stato altri dieci miliardi annuali di spese. In più sognano grandi investimenti in opere pubbliche al Sud, il cui senso è lo stesso del reddito di cittadinanza: far girare soldi pubblici nelle aree dove hanno preso più voti. In questo caso, vergogna massima, sarebbero i soldi della Cassa depositi e prestiti, cioè i soldi del risparmio postale, i soldi dell’Italia più umile e meno facoltosa.

Insomma, di nuovo qui non c’è niente. Si tratta esattamente di quello che faceva a vecchia Dc, condita con fumisterie più moderne. Ma la base rimane quella: soldi pubblici in cambio di voti, politica delle mance. E’ possibile che la parte del Pd più populista, più antica, sia attratta da queste cose.

Ma sarebbe un errore. Il Pd renziano aveva rotto con il passato per cambiare l’Italia. Non per proseguire lungo una strada che ci ha portati a 2300 miliardi di debiti.

Tutto questo immenso pasticcio, alla fine, dovrebbe essere appoggiato su un governo debolissimo e percorso dalla disistima reciproca. Sarebbe cioè traballante, come una canna al vento.

Il Pd, ovviamente, non può fare da stampella a un governo neo-Dc. Meglio andare al voto e che il cielo ce la mandi buona.

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SE VOLETE ANDARE AL GOVERNO DOVETE CALARE LE BRAGHE:è la democrazia, bellezza! cara setta 5s

Gli sherpa M5s-Pd ragionano sul contratto. Di Maio pronto anche a rinunciare all’abolizione totale del Jobs Act e della Buona scuola. Anche la riforma della legge Fornero sarà smussata. Il capo politico grillino non va in Friuli Venezia Giulia per non alzare i toni con i dem.

Risultati immagini per DOVETE CALARE LE BRAGHELa testa M5s non è al Friuli Venezia Giulia. Luigi Di Maio non ci ha messo piede nel giorno di chiusura della campagna elettorale, non vede il successo e non può alzare i toni contro Debora Serracchiani essendo il governatore uscente del Pd. Il cortocircuito sarebbe totale poiché in queste ore il capo politico grillino pensa solo al “contratto” di governo da siglare proprio con i dem. Un contratto che potrebbe essere purificato dalle tante battaglie, come quelle contro il Jobs Act o la Buona scuola. In cambio però i pentastellati vogliono mettere per iscritto l’introduzione del reddito di cittadinanza, mentre i dem in queste ore insistono sull’ampliamento del reddito di inclusione. Il punto di caduta è ancora da trovare. Ma la notizia è che la trattativa è partita.

Ma il M5S quanti programmi di Governo ha ? Sicuramente, visto che glieli scrive Cetto La Qualunque,ne ha uno dove è previsto anche “cchiù pilu pi tutti”

Ma se i M5S devono rinunciare praticamente al loro programma pur di andare al governo, non sarebbe forse meglio far presentare l’attuale governo Gentiloni in Parlamento e chiedere un mandato per la gestione corrente e per una nuova legge elettorale? Dal mio punto di vista la soluzione OTTIMALE.

A parte il mistero di dove troveranno le coperture per fare tutte queste belle cose, i 5 stelle si stanno rimangiando praticamente tutto quanto promesso in campagna elettorale. Se anche si farà questo governo sarà una lotta ogni santo giorno che si presenteranno in aula visti i numeri risicati. E se si torna a votare presto come penso sia probabile vorrei capire come Di Maio spiegherà alla sua base quel fallimento, mentre intanto il CDX all’opposizione. Se passa questa ma non passera !,Capisco che nei 5S ci sia un po’ di sinistra ,ma tutta no ! E quei milioni di PD che hanno votato il movimento penseranno di essere di nuovo a casa ?!?! In pratica , l’ambizione di Di Maio per diventare premier e poter dire di aver portato il movimento al governo PRIMO UOMO NELLA STORIA POLITICA ITALIANA E IL PIU’ GIOVANE è disposto a rinnegare tutto il lavoro fatto fino ad ora, fra l’indifferenza dei parlamentari,dell’elettorato della prima ,seconda,terza ora e che si farà confermare dalla rete tutte le scelte fatte ! DEMOCRAZIA DIRETTA SI CHIAMA ! CHE UOMO TUTTO DUN PEZZO Vergognati Di Maio. Ti stai calando le brache. Ancora qualche scivolone e tornerete a casa definitivamente e finalmente.

PS: Divertente la Casaleggio&A Srl sa che fatto il governo, con la sua maggioranza, potrà cambiare il contratto come ha fatto col programma, stracciandolo a pochi giorni dal voto il 21 marzo. I dipendenti a turno cedono su tutto, spinti dal truffa leggio che padrone assoluto della comunicazione li istruisce da Milano..!!!!… Se la direzione PD accetterà la trattativa e se il m5s si rimangerà pubblicamente gli insulti e chiarirà l’eccellente lavoro svolto dal governo Renzi, allora si potrà trattare e il governo dovrà avere ministri dell’interno, dell’economia e degli esteri PD e un primo ministro di qualità estraneo ai partiti e scelto per competenza e preparazione, per il resto non sarà importante chi rivestirà gli altri incarichi. Questi tre ministeri di continuità assicureranno la neutralità dell’Europa e dei mercati e la crescita potrà continuare rafforzata !!!… C’è un solo problema: la dipendenza dal contratto con la Casaleggio e il pizzo che devono essere eliminati prima di qualsiasi accordo di governo. E i 5s sono in preda al panico da sindrome di vincolo del doppio mandato. Nascondono gli insulti al PD sotto il tappeto, li sfumano in un tempo dimenticato. Assicurano il loro, seppur tardivo, apprezzamento per il lavoro svolto dal governo Renzi/Gentiloni. Rinunciano a idee e programmi annacquandoli e limandoli in linea col programma del PD. E tutto questo per il bene del paese. Che “razza” di patrioti!!!

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Bene Renzi! Come non fidarsi di chi ha salvato il paese dal default, di chi per primo ha fatto buone riforme necessarie da anni ma mai realizzate, di chi ha avviato questo paese, affetto da endemico immobilismo, verso la modernità. Di Maio faccia finalmente una cosa utile al paese, riconosca i propri limiti e si metta a disposizione di Renzi, unico, nel panorama politico italiano, in grado di salvare il paese dal declino.

OBIETTIVO: AL TAVOLO CON M5S.

Pronti a sederci al tavolo con M5s, ma da una posizione di forza per trattare al meglio: Renzi torna in campo e guida il Pd nella trattativa con i pentastellati. Domenica in tv darà la linea, ancora non certa la delegazione dem. Il nodo di Di Maio premier .

Obiettivo: sedersi al tavolo con i Cinquestelle ma senza umiliarsi, con una posizione di forza, con la delegazione giusta per trattare al meglio (cioè senza Maurizio Martina). Matteo Renzi vuole giocarla fino in fondo questa partita: è la sua occasione per riabilitarsi in politica, di nuovo da leader dopo la sconfitta elettorale. E allora oggi, archiviato il mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico, il segretario dimissionario del Pd tiene a freno la parte ortodossa tra i suoi, contrari al dialogo con i 5s. E si mette al lavoro per pianificare per bene la direzione Dem di giovedì prossimo. Domenica, dopo un lungo silenzio, torna in tv, da Fabio Fazio su Raiuno.

Di Mail prima sfidò Renzi ad un confronto televisivo , poi fuggì come un CODARDO. Campagna elettorale a parte , insulti da STUPIDI, non si fa politica così, NON si tagliano MAI i ponti totalmente sapendo con quale legge elettorale vai a votare, oggi Di Mail sa che nel PD la maggioranza è renziana e sa che deve almeno “cospargersi un po il capo di cenere” . Saprà farlo da “persona intelligente e da politico navigato”? Ho dei seri dubbi e se vinciamo noi renziani per il confronto stavolta NON potrà sottrarsi e non ci saranno “pizzini” tipo riassunti Bignami! E se incontro tra Renzi e Di Maio ci deve essere, lo voglio in streaming! … chissà se GIGGINO ‘O CACASOTTO riuscirà a sfoggiare davanti al suo nemico dichiarato il suo sorriso alla iena ridens.

Renzi è l’unico che ha capito il m5s e questo dominio dell’azienda Casaleggio&A Srl che è la più assoluta forma di fascismo al comando, perché non può essere eliminato da nessuno, non dai parlamentari, che se lo tentassero verrebbero prima eliminati dal gruppo parlamentare e poi incorrerebbero nella famosa penale, non dagli iscritti cui non fa capo nessuna direzione o rappresentanza in un organismo deliberante sul movimento, e forse neppure da Grillo stesso il padrone unico del m5s. Il PNF aveva almeno il Gran Consiglio, il m5s non ha neppure quello, è puro fascismo alla massima potenza, il potere assoluto di un’azienda privata sul 30% del parlamento, su 333 parlamentari a contratto senza nessuna garanzia di democrazia. Il terrificante pericolo che l’Italia e gli italiani hanno davanti è che un’azienda privata assolutamente fuori controllo vorrebbe mandare al governo i suoi dipendenti a contratto e decidere poi cosa fare del paese una volta messa l’Italia interamente nelle sue mani . Questo perché è l’azienda che decide la comunicazione il che vuole dire che conseguentemente decide cosa fare e la linea politica da seguire e per farlo ha il potere indiscusso di scegliere chi viene eletto con le parlamentarie sul web, che controlla in toto, selezionando o eliminando la dissidenza , i candidati e persino gli eletti dal voto ! Ma non basta, l’azienda ha addirittura preteso la firma di un contratto oneroso a suo favore e addirittura un pizzo da ciascun eletto sullo stipendio, un vergognoso atto di caporalato in piena regola, naturalmente tutto è motivato dal bene comune, che tradotto ai minimi termini significa un guadagno certo e tanti soldi sicuri per chi incassa e per l’azienda.!!…

SI DEVE RICORDARE SEMPRE CHE L’Italia si avvale di una democrazia rappresentativa, come si evince dalla Costituzione, sebbene sembra che non tutti se ne rendano conto. In questa democrazia rappresentativa, chi rappresenta il Popolo ed è stato eletto dal Popolo stesso con libere elezioni, e forma un Governo che abbia la fiducia del Parlamento. Craxdi governava con il 10%di voti se ricorda. Magari non è il migliore sistema democratico, ma come dicono negli USA per il loro sistema giudiziario, è quello che abbiamo e dobbiamo tenerlo finché non cambierà. Basta avere la maggioranza assoluta in Parlamento, cambiate la Costituzione e, se fatto con almeno il 75% di voti in Parlamento o se viene approvato da referendum le cose cambieranno. Ora, chi ha la maggioranza in Parlamento foss’anche la somma di 4 o 5 % di 15 partitini che arrivino al 51%, è legittimato a governare anche contro un partito unico al 49% perché anche così la volontà popolare viene rispettata.

Vi dovreste chiedere chi NON ha voluto le leggi elettorali proposte dal PD, dall’Italicum maggioritario, che prevedeva un vincitore ( e dunque un governo) il giorno dopo i risultati al Tedeschellum ( cosidetto ) affossato proprio da voi pentadementi, che non sanno neppure quello che converrebbe a loro. Magari riflettere, prima di dire scemenze.

Il PD, in un eventuale negoziato non avrebbe necessariamente una posizione debole, non essendo de mandatore e potendo porre condizioni severe che, se accettate, costerebbero molto ai grillioti in termini di consenso, così come costerebbero se fossero rifiutate. Credo che basterebbe chiedere, insieme a due o tre punti di programma( tipo mantenimento jobs act, legge Fornero, immigrazione e cose del genere) la nomina di un Presidente del Consiglio anche grillino ma diverso da Di Maio e tale da marcare una discontinuità rispetto a qualcuno, per l’appunto Di Maio, che se andava bene per la Lega non può andar bene anche per il PD, dato che i programmi come le idee camminano con le gambe degli uomini. Credo che i grulli andrebbero i tilt.
Dovrebbe ovviamente rifiutare qualsivoglia offerta di poltrone limitandosi a dare solo un appoggio esterno. Così il PD manterrebbe saldamente in mano il guinzaglio da manovrare spregiudicatamente potendolo stringere al momento più opportuno, sopratutto al senato dove il margine di maggioranza è esiguo.
Ma per negoziare con energia, facendo uso di disinvoltura e spregiudicatezza serve avere alle spalle un partito unito, e questo purtroppo manca.
Naturalmente anche questa mia ipotesi entra nella categoria delle arrampicate sugli specchi, perché suggerisce l’ipotesi di partecipare ad un negoziato con l’intenzione di farlo fallire: operazione complessa e difficile, sopratutto da parte di una compagine, come il PD, attraversata da molte divisioni.
La soluzione più normale e corretta rimane, piaccia o no ai 5Stelle, quella di un governo di tregua, o di decantazione o del Presidente, che affronti nei prossimi dodici mesi le scadenze importanti (economiche, europee ed internazionali) che ci aspettano e riporti subito dopo il paese al voto.

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Crolla il ponte Pd-M5s. Renzi boccia Di Maio

Crolla il ponte Pd-M5s. Renzi boccia Di Maio dopo il colloquio con Fico e scommette: dopo il Friuli ricomincerà con Salvini. E NOI renziani rincariamo: “E se anche il suo fosse amore sincero, non sarebbe corrisposto”. Verso il no in direzione nazionale Dem.

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“Esito positivo, dialogo avviato”, dice Roberto Fico al Quirinale mentre, dopo aver riferito a Sergio Mattarella, ‘impacchetta’ davanti alle telecamere il suo mandato esplorativo di una maggioranza tra Pd e M5s. Ma dalle parti di Matteo Renzi, che anche oggi è rimasto nella sua Firenze, il dialogo con il M5s è finito, insieme al mandato del presidente della Camera. Chiuso, ammesso che sia mai stato aperto. Fico è l’ultimo a seminare stupore e irritazione nel fronte Democratico contrario alla trattativa. Prima di lui, c’è stato Luigi Di Maio. La giornata insomma rafforza le ragioni del no in un Pd che si avvia a discutere nella direzione nazionale del 3 maggio con un esito che al momento appare scontato: nessun ponte con il M5s. Anzi, i renziani scommettono che da lunedì, all’indomani delle regionali in Friuli, Luigi Di Maio tornerà al suo primo ‘amore’ di questa crisi istituzionale: Matteo Salvini.

Il liceale coi brufoli vuole appoggio contrattuale con firma in calce possibilmente senza leggerne i contenuti, noi abbiamo il 32 % catzooooooooo altrimenti al voto! Calma BRUFOLINO , non allargarti troppo , intanto vediamo cosa ne pensano veramente gli elettori di questo andamento ondivago, un po di qua un po di la, come UNA PUTTANA D’ALTO BORDO disposta a darla a destra e a manca. Intanto appoggi il governo del Presidente, se ti va, altrimenti lo spieghi ai tuoi elettori. Il DEF è improrogabile altrimenti scatta l’aumento del’IVA e dovrai spiegare anche questo, sempre che tu capisca cosa sia l’IVA, poi c’è il consiglio europeo e non ci andrai di certo tu, ci chiederebbero se abbiamo mandato iL GARZONE DELLA BOTTEGA SOTTO CASA. Quindi stai quieto e oditi ste vacanze LAUTAMENTE PAGATE, roba che nemmeno ti sognavi quando vendevi bibite al S,Paolo! E cazzo si porello Potremmo piantarla di attribuire al 31enne DiMaio, all’attivo un contratto a chiamata come stewart dello stadio SanPaolo e che non ha mai fatto nulla, nemmeno una piccola trattativa commerciale per la fornitura di bulloni o valvole (per dire), chissà quali mirabolanti tattiche e pensieri strategici?
È un pupazzo ventriloquo che recita una parte…qualcun altro decide cosa deve dire e lui va davanti alle telecamere e recita.

Per questo,Renzi a parte (e secondo me sarebbe ora di iniziare a ragionare mettendo Renzi tra parentesi), Fico ha espresso l’auspicio che ora ci si concentri sui temi, non sulle persone. Sono incline a credere che Di Maio abbia correttamente interpretato l’auspicio per quel che è: un siluro alla sua ambizione di essere l’unico candidato possibile alla presidenza del consiglio.

Date le premesse, vedo due ipotesi:
a) Di Maio è completamente rimbambito e ha deciso di consegnarsi con mani e piedi legati a un governo che dipenderà al 100% da un avversario storico e che ha zero probabilità di avere lui come presidente del consiglio;
b) Di Maio non è completamente rimbambito, e lascerà che sia il PD a certificare la fine di un esperimento nato morto.

Date le circostanze, mi sembra impossibile stabilire quale delle due ipotesi sia la più fondata. Mia oppinione.Il PD muore se fa un’alleanza con il M5S,se invece rimane all’opposizione,tempo 1-2 anni e torna almeno al 25-27% con Renzi ancora alla guida.

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Di Renzi ne sentiremo parlare ancora molto a lungo,denigratori non illudetevi.

Aspettando Renzi. Il Quirinale appeso alla direzione Pd. Può piacere o no, ma in questo supplemento di consultazioni c’è già una vittoria di Renzi. Oltre c’è un governo balneare che porta alle urne.

In fondo, il capo dello Stato non poteva fare altro che concedere altro tempo. Perché l’esploratore Roberto Fico, diversamente dalla sua omologa al Senato, non si è presentato al Colle per dire, allargando le braccia, che “non ci sono le condizioni per andare avanti”. Ha rappresentato una situazione diversa: certo complicata ma, insomma, qualcosa tra Pd e Cinque Stelle si è mosso. Il classico spiraglio di dialogo, sia pur avvolto da una nube di pessimismo per un esito che appare annunciato. Come si dice in questi casi, Mattarella non poteva che prenderne atto, concedendo altro tempo in attesa che si pronunci la direzione del Pd.Parliamoci chiaro, il titolo della giornata è Aspettando Renzi. Perché le consultazioni sono appese a quel che farà l’ex segretario del Pd, così come il precedente giro è stato appeso alla questione Berlusconi: al suo nome ingombrante, al suo ruolo da nascondere, alla sua presenza da camuffare in un governo a trazione Salvini-Di Maio. I due partner del Nazareno che fu, sepolti come due impresentabili nella retorica dei due vincitori dimezzati, con troppa fretta e ottimismo, sono risuscitati, perché la politica è, innanzitutto, rapporti di forza. E i rapporti di forza raccontano l’ovvio, palese già la sera del voto. E cioè che nessuno dei due vincitori aveva i numeri e l’autosufficienza per formare un governo e, dunque, per formarlo era, ed è, necessario un accordo. Che, a rigor di logica, si sigla con i titolari delle ditte, si chiamino Forza Italia e Pd, non con i soci di minoranza.

Bene fa Renzi a mandarli a quel paese, questi incapaci e ciucci che vadano altrove a trovare i voti… tanto il minuto prima che si sciolgono le camere (se Mattarella dovesse scioglierle) tutti i buona a nulla del ms5 e di altri partiti a reddito zero (compresa giggina), andranno subito nel gruppo misto (a 15.000 euro al mese, compresa giggina) e a quel punto si possono fare tutti i governi del mondo per il bene del Paese.

Il PD è il piano B di Casaleggio, ma chiunque può rendersi conto che si tratta di un ripiego (non mi pare di aver letto di “benedizioni” di Grillo riguardo a Martina o a Renzi, come invece rivolte a Salvini), se non dell’ennesimo trappolone per spaccare in due una formazione che ancora rappresenta la seconda forza politica del paese. Mi spiace, ma non riesco a credere ad una svolta quanto meno “collaborativa” dei 5 stelle, soprattutto perché legata sempre alla velata minaccia di tornare ad un nuovo giro di consultazioni che in teoria dovrebbe far “sparire” o quanto meno ridimensionare ancora contendenti come Forza Italia e lo stesso PD. Nel Lazio Zingaretti ha tenuto nello stesso giorno delle politiche. In Molise ha vinto il centro destra con Berlusconi determinante. Il 19% ottenuto dal partito democratico il 4 marzo scorso è al netto dell’emorragia, per quanto contenuta, dei voti legati all’ex minoranza confluita in LeU. Quindi, che si torni pure al voto, per quanto mi riguarda.Perciò:E’ molto probabile che il disegno di Renzi sia quello ipotizzato, ovvero puntare a nuove elezioni con un suo partito/movimento. Personalmente lo avevo già scritto qui un mese fa. Ovviamente per poterlo fare deve mandare all’aria le trattative per il governo con i 5* ma con i tempi giusti, quindi con elezioni a ottobre o ancora meglio a maggio assieme alle europee. Sul fatto che non possa ottenere buoni risultati, alle prossime elezioni, invece non sono d’accordo. Alle prossime elezioni lo scenario sarà totalmente diverso: Forza italia praticamente non esisterà più, il PD o quello che ne rimane si riunirà con LeU, quindi spostandosi decisamente a sinistra e la destra a guida Salvini sarà molto più radicalizzata. Da tutto questo ne consegue che ci saranno sul “mercato” almeno 10-12 miloni di voti moderati contendibili. Di Renzi ne sentiremo parlare ancora molto a lungo, non illudetevi.

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Il (non) senso del secondo giro di consultazioni.

  • Da un lato Martina, che riconosce “passi avanti importanti” ma evidenzia le “differenze profonde” tra Pd e M5s, dall’altro Di Maio, che parla di un “contratto di governo al rialzo”.

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Non si muove nulla, neanche oggi. La tanto attesa svolta, al cinquantatreesimo giorno di crisi, non arriva neppure al termine il secondo giro di consultazioni svolto da Roberto Fico. Da un lato Maurizio Martina, il reggente del Pd che riconosce “passi avanti importanti” ma al contempo non nega il permanere di “differenze profonde”; dall’altro Luigi Di Maio, che parla con apparente convinzione di un “contratto di governo al rialzo” ma si premura di precisare che “non si può chiedere al Movimento 5 stelle di negare le sue battaglie storiche”. E dunque tutto rimandato, di nuovo, a data da destinarsi. O meglio: qualche scadenza c’è già. La prima, immediata, dice che alle 16:30 di oggi il presidente della Camera si recherà al Quirinale per riferire l’esito del suo mandato esplorativo a Sergio Mattarella. Il quale, salvo ripensamenti, dovrebbe concedere a Fico un supplemento di tempo: qualche altro giorno per far maturare i primi, timidi segnali d’intesa tra Pd e M5s che pure si sono ravvisati, in queste ultime ore. La seconda scadenza è fissata al 3 di maggio: è quello il giorno scelto da Martina e dal presidente del Pd, Matteo Orfini, per la direzione nazionale, chiamata a “decidere – queste le parole di Orfina – se e come accedere a questo confronto con i Cinque stelle da comunità collettiva”.

E in mancanza di novità concrete, è alle modifiche dei toni utilizzati dai protagonisti che ci si aggrappa per intravedere qualche novità. Soprattutto a quelli scelti del capo politico pentastellato. “Per la prima volta in una sede ufficiale – fanno notare i parlamentare M5s – Luigi ha parlato chiaramente di conflitto d’interessi”. Vero: lo ha fatto, manco a dirlo, in riferimento a Silvio Berlusconi e alle sue televisioni private. Ma lo ha fatto anche per offrire un assist a Salvini, dal quale comunque Di Maio è tornato, a parole, a prendere le distanze: “Fa un po’ specie che Berlusconi stia tuttora utilizzando i suoi giornali e le sue televisioni per mandare delle velate minacce a Salvini qualora decidesse di sganciarsi dal centrodestra”. Ambiguo, certo: come in fondo ambiguo – “necessariamente ambiguo”, correggono i grillini intorno al leader – Di Maio è stato sul rapporto con gli alleati di governo. Ha messo le mani avanti, dicendo che l’eventuale accordo “non prevede alcuna alleanza”, “non annulla le differenze” e “non è un compromesso al ribasso”, quasi a voler sedare gli umori di attivisti e militanti. Ha detto di voler partire, col Pd, dai punti in comune senza concentrarsi sugli insulti del (recente, recentissimi) passato; ma al contempo ha lanciato un segnale chiaro: “Non è il caso di fossilizzarsi sull’idea di difendere per partito preso tutto l’operato del governo degli ultimi anni. Io credo – ha proseguito Di Maio – che dal voto del 4 marzo siano uscite fuori delle richieste”. E dunque attacchi alla legge Fornero, al Jobs Act, alla Buona Scuola, alle “grandi opere inutili”. E tuttavia, l’invito è a far “prevalere il buon senso”, dice.

E se Di Maio si esibisce in equilibrismi retorico, anche Martina resta assai prudente. Il reggente del Pd, finito sotto il fuoco renziano per le eccessive aperture ai grillini negli scorsi giorni, afferma di nuovo di essere “convinto che il Pd possa fare un prezioso lavoro unitario. Ci credo e mi impegno per questo. Ho grande rispetto per tutte le posizioni e so che possiamo trovare una sintesi”. Poi, l’attacco al centrodestra: “Se siamo arrivati qui – prosegue Martina – è perché altri hanno fallito. Siamo una comunità politica che sa confrontarsi e prendere insieme la giusta via nell’interesse dell’Italia”. Con quale programma, e su quali presupposti politici, non è dato sapere. Ma insomma, “ci interessa provare a contribuire, dare una mano a questo Paese”, continua Martina. E lo fa utilizzando, sempre, la prima persona plurale. Ma la sensazione è che il suo entusiasmo sia tutt’altro che condiviso. E non a caso, subito dopo le dichiarazioni di Di Maio, a ribadire la linea del fronte renziano – che è quello che detiene la maggioranza sia in direzione, sia tra i gruppi parlamentari – ci pensa Orfini: “Io sono contrario ad un accordo con M5s, per me Di Maio è come Salvini”. Eccoli, dunque, i “passi avanti”.

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Martina prende tempo: “Decideremo il 3 maggio”Non sapiamo come la pensa la base: basti seguire Facebook e twitter per capire che la stragrande maggioranza ha posto l’astag: #senza di me.NON SERVE NESSUN SONDAGGIO

Di Maio parla al Pd di “contratto al rialzo”, ma non arretra sulle “battaglie storiche” di M5S. Attacca il Cav sul conflitto di interessi: “Usa le sue tv per velate minacce alla Lega. Dobbiamo mettere mano a Rai e tv private”. Intanto Martina prende tempo: “Decideremo il 3 maggio”

E QUESTO SAREBBE IL CONTRATTO AL RIALZO CHE DOVREMMO SOTTOSCRIVERE.Nel contratto in 10 punti alla tedesca proposto da DI MAIO, non ci sta una mazza.SOLO PAROLE ecco perché si può sottoscrivere con chiunque,anche con CETTA LA QUALUNQUE.BASTA PRENDERE PER IL CULO LA GENTE.GRAZIE

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

Va bene! In politica nulla è impossibile. E concordo con chi afferma che non bisogna avere atteggiamenti pregiudiziali ma occorre il dialogo con tutti ed il confronto sempre.
Però partiamo da una semplice considerazione: un accordo di governo non deve stravolgere la visione politica di un partito, e parlo naturalmente del Pd perché il M5S lo sta già facendo e questo riguarda, semmai, i suoi elettori ed i suoi iscritti.
Il partito democratico non può stravolgere la propria visione politica per correre all’abbraccio con i cinquestelle perché, altrimenti, oltre a tradire la fiducia di chi lo ha votato, perseguirebbe una strategia fallimentare che porterebbe ad aggravare la sua crisi di identità.
Quindi la condizione per trattare un accordo di governo è quella di porre al centro dei colloqui la visione politica e strategica del partito; quella visione che in questi anni è stata continuamente attaccata e disprezzata dai nostri interlocutori che hanno combattuto con ogni mezzo Renzi che, di quella politica, è stato l’incarnazione.
Allora, a mio avviso, condizione per concludere un accordo dovrebbe essere quella che i massimi dirigenti cinquestelle dichiarino di aver compreso la validità della politica riformista attuata dal gruppo dirigente renziano facendo autocritica delle posizioni espresse dal M5S dal referendum costituzionale in avanti. E l’accordo dovrebbe garantire il proseguimento di quella politica.
Siamo realisti! È una condizione che ha possibilità minime di successo. Le stesse possibilità di giungere ad un accordo che sia realmente utile per il bene del paese.

Oggi nel PD due posizioni contrastanti e senza ritorno; il problema non è tra renziani e minoranza; il problema tocca i punti programmatici dei programmi che non hanno nessun punto in comune; un passato da non dimenticare in cui i grillisti hanno mostrato il loro vero volto; il controllo da parte grillista di tutti i punti chiave del parlamento. Altro punto importante e da non sottovalutare è la posizione della base attraverso i net-work; a cominciare da me che non mi trovo d’accordo per un governo PD e i grillisti. Non ci lega nulla di nulla; ci hanno sbeffeggiati, accusarti di tutto e di tutto, hanno attaccato Renzi da tutte le sponde ed in modo indegno, sono stati “ accompagnati lungo il percorso da un certo Travaglio che non ha risparmiato la sua penna per dire sciocchezze contro Renzi, la Boschi…etc..L’elettorato PD non dimentica e non potrà farlo mai. I grillisti sono rappresentanti di un populismo becero; amano il potere e sono disposti a cedere probabilmente punti di programma, almeno così fanno comprendere. Se i grillisti vogliono trattare occorre partire dai cento punti del programma PD. Il PD non deve essere disposto a fare la stampella, cosa che potrebbe verificarsi se il confronto dovesse iniziare dalla base del loro programma. Se davvero vogliono accordarsi per un governo dovranno dimostrarlo coi fatti e non con le forme o le vuote parole finalizzanti : democrazia interna; senso del partito e non del movimento popolare che parla alla pancia delle persone; rapporti decorosi nei confronti delle Istituzioni e degli avversari; un linguaggio consono ed accettabile da parte di tutti; evitare fakes ed altre cialtronerie usate pur di racimolare voti inconsapevoli. Oggi, 25 aprile, è la festa della liberazione; il PD come partito si sente responsabile e soggetto principale, insieme a tutti coloro che hanno combattuto la guerra civile contro i fascisti dell’ultima ora ed una guerra sanguinosa contro i nazisti razzisti e disumani. Chi si sente PD sa che i valori massimi ed elevati che ci rendono orgogliosi sono il senso dello stato, della italianità, della democrazia, dell’europeismo, della tolleranza, dell’essere plurali e di sapere guardare gli occhi di chi è considerato un diverso, per capire i problemi che lo affliggono e per cercare di aiutare chi non ha i mezzi per farlo. I temi del PD sono la lotta contro la miseria e la povertà, la famiglia ed il lavoro. I grandi temi la cui soluzione non è semplice, ma complessa se si vuole cambiare il volto degli italiani. Il programma grillista non ha nulla a che vedere col nostro. Se vogliono confrontarsi occorre iniziare dal nostro programma e non dal loro. Solo così probabilmente la base del PD potrebbe comprendere l’assurdo di un confronto di governo tra due essenze totalmente e diametralmente opposte. La base non potrebbe comprendere l’accordo con un movimento che non è un partito e che non accetta l’idea di partito; privo di un pluralismo interno; privo di una interna democrazia; un movimento che fa capo ad una azienda quella dei Casaleggio associati, di personalissima fattura in cui a comandare non è la sintesi democratica, ma Di Maio che sostituisce Grillo e Casaleggio junior. La base è sempre retrospettiva e non può scordare l’intolleranza che i grillisti hanno sempre palesato nei confronti di tutta la politica pidiana. O bisogna pure dimenticare che 48 ore fa Di Maio asseriva che con la Lega si potevano fare grandi cose????!!!??? E 48 0re dopo chiude con i leghisti populisti e rivolge le sue attenzioni al PD. Credo che il PD abbia preso atto di un fatto importante: la rottura definitiva delle sciocche trattative tra due populismi di marca diversa ed opposta: grillisti e leghisti. La prima fase è chiusa; il Capo dello Stato dà incarico a Fico per un ultimo giro di valzer; alla fine il PD, o parte di esso, prende atto della nuovissima realtà ed apre al suo interno un confronto. Dal confronto emerge chiaramente un disaccordo totale che distingue i responsabili del partito. Tanti accettano il confronto; tanti altri hanno posto l’astag e scritto: #senza di me. Cosa farà la base: basti seguire Facebook e twitter per capire che la stragrande maggioranza ha posto l’astag: #senza di me.
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