I populisti hanno vinto proponendo cose che nessuno vedrà mai. Pure illusioni.

La cosa più incredibile, stramba, imbarazzante, stupida è che tutta questa rivoluzione politica (70 per cento dei voti a formazioni populiste, o quasi) alla fine non produrrà assolutamente niente. E non a causa dell’intervento dei poteri forti demogiudaici, ma semplicemente perché si tratta di scempiaggini.

Il nostro è il paese con uno dei più alti debiti accumulati del mondo (il primo in Europa, 2300 miliardi), è ultimo nella crescita in Europa (superato persino dalla Grecia), il bilancio pubblico è in passivo (Bruxelles continua a dire che dobbiamo andare almeno in pareggio), la produttività è ferma da vent’anni: e secondo i grillini dovremmo essere il primo paese al mondo a dare uno stipendio non ai veri poveri, ma addirittura a dieci milioni di cittadini (su 11 che hanno votato per i 5 stelle). Nemmeno fossimo l’America o la Svizzera.

Si tratta di fantasie, pure frottole. Non esiste alcuna possibilità nei conti italiani di trovare dieci milioni di stipendi pubblici per il reddito di cittadinanza. Anzi, invece di spendere 100 miliardi per questa favola, al momento dovremmo tagliarne una ventina per evitare lo scatto automatico dell’Iva, che deprimerebbe ancora di più una congiuntura non esaltante.

La stessa cosa si può dire per l’altro grande cavallo di battaglia populista (Lega), e cioè la flat tax. Immaginata come un taglio secco delle imposte, e quindi molto gradita presso tutti i siur Brambilla del Nord e in particolare del Nord Est. Oggi nemmeno il cielo potrebbe ridurre le imposte in Italia, a meno di non farlo aumentando il debito.

Infatti il progetto più convincente di flat tax (Istituto Bruno Leoni) accanto alla progressiva introduzione (cinque anni) di questo tipo di imposta prevede un taglio analogo nelle spese pubbliche e nei vari sussidi statali.

Per non parlare dell’idea di rispedire nei paesi di origine 600 mila immigrati: nemmeno l’Onu riuscirebbe a organizzare un esodo di queste proporzioni. Cosa che, peraltro, avrebbe un  costo folle, visto che ogni rimpatrio costa dai 4 ai 5 mila euro. Di nuovo, un problema di organizzazione e di soldi.

In sostanza, il sistema politico italiano è stato terremotato dai populisti per cose che nessuno vedrà mai, nemmeno fra cinquant’anni.

D’altra parte, le origini di queste stupidaggini sono note. Si tratta di Grillo, un comico o ex comico, non noto per la profondità dei suoi studi in alcuna materia. La cui cultura economica e sociale è stata fatta su Google.

Poi ci sono i consulenti economici di Salvini, convinti sostenitori che il debito pubblico italiano possa essere azzerato (o comunque molto ridotto) in un modo molto semplice e indolore: basta convincere Mario Draghi a fare un bel falò dei Bot italiani che la Bce ha comprato in questi anni per aiutarci a tirare avanti. Cioè, Draghi va in cantina con un fiammifero, appicca il fuoco e noi siamo a posto.

Senza contare che l’Italia è ormai un paese a sovranità limitata (anche se ai sovranisti questo spiace molto). C’è Bruxelles che ci sorveglia e ci bacchetta. Ma, soprattutto, ci sono i mercati: ogni anno dobbiamo collocare 300-400 miliardi di Bot (si collocano quelli nuovi per ripagare quelli vecchi andati in scadenza): e i mercati non ascoltano Salvini o Di Maio (in genere non sanno nemmeno l’italiano), ma guardano solo se il paese è credibile, solvibile. Già stamattina lo spread ha cominciato a volare e la Borsa a scendere. Il peggio è appena dietro l’angolo.

Quindi non ci sarà nessun reddito di cittadinanza o taglio massiccio delle imposte.

La gente ha votato per i populisti, ma ha votato per un’illusione. Per il mago Houdini. Purtroppo, temo che continuerà a farlo.