Al Pd non serve un dibattito di un anno. Deve solo organizzare una crociata contro il populismo, chiamando a combattere tutti quelli che ci stanno.Il populismo e la malattia del secolo.

Matteo Renzi vuole il congresso subito: è di nuovo scontro nel Pd. Area Martina contro la reggenza a Orfini. Rischio conta in assemblea.

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Matteo Renzi si è convinto, spiegano i parlamentari a lui vicini, che non si possa attendere oltre e si debba convocare subito il congresso: le primarie per l’elezione del segretario, atto finale di una procedura lunga diversi mesi, potrebbero svolgersi a ottobre o novembre. Maurizio Martina si candida a essere eletto segretario in assemblea e, sostenuto da Dario Franceschini e Andrea Orlando, insiste sulla necessità di “un lavoro di ricostruzione dal basso che porti a un congresso nel prossimo anno”. Dieci giorni fa anche Paolo Gentiloni aveva espresso l’idea che sarebbe opportuno dare “un pò di tempo” al lavoro di Martina. E non è detto che non si trovi un’intesa da qui a venerdì, ma al momento le due linee sono assai distanti.

Leggo da qualche parte che qualcuno (forse il reggente Martina?) avrebbe proposto per superare la crisi del Pd un anno di amichevoli discussioni centrate su tre temi: protezione, cura, comunità. Io, che sono un maniaco, aggiungerei anche la crisi dell’Occidente, l’evoluzione della Cina, l’intelligenza artificiale, i voli su Marte.

In realtà, questo Martina (è proprio lui) vuole stare un anno a discutere con Bersani, Speranza, Stumpo e non so chi altro. Ma di che cosa? Del loro non saper fare politica? Del loro essere rimasti attaccati a un secolo che se n’è ormai andato?

La crisi del Pd non richiede un anno di pensamenti (è già mezzo morto adesso, se si chiude in cantina a discutere ne parleranno gli archeologi).

Il Pd ha davanti, fortunatamente, una grande occasione. E dovrebbe fare solo una cosa: una lotta senza quartiere al populismo dilagante. Questa è la vera malattia del secolo.

Contro il populismo il Pd deve organizzare una specie di crociata, chiamando tutti quelli che ci stanno (compreso quindi Berlusconi, si proprio lui).

Fare una crociata contro il populismo significa sgombrare il terreno dalle sciocchezze che questi hanno appreso sul web. Non è vero che alla povertà si pone rimedio stampando moneta (cosa che peraltro ci è proibita). La povertà si cura con la crescita. E la crescita non si fa distribuendo denaro a tutti quelli che passano per la strada e che sono nostri amici.

Si fa mettendo il paese in condizioni di crescere. Tagliando le cose inutili e lasciando liberi gli spiriti animali degli imprenditori.

Il che significa: fare le riforme.

Esattamente quelle riforme che sono state bocciate il 4 dicembre. La crisi di oggi non è mica perché ci è caduto un asteroide in testa. Il paese ha detto no alle riforme e adesso sta affondando nel ridicolo e non riesce a crescere.

I populisti pensano di poter superare la cosa distribuendo denaro (inesistente) come caramelle.

Va spiegato a tutti che aver bocciato le riforme, e non averne pensate delle altre, ci lascia in questa melma.

Bisogna costruire, insomma, un fronte europeo e anti-populista, una crociata.

Martina, se vuole, può ritirarsi all’Osteria del Sole a discutere di protezione, cura e comunità con quattro amici fidati e rileggere i classici. Non lo saprà mai nessuno.

Il Pd, intanto, raccolga le armate, le sue signore furibonde e tanti militanti davvero incazzati, e parta per la guerra santa. Non c’è altro da fare. Il populismo esiste, è una scemenza pericolosa e gli va fatta la guerra, senza quartiere e senza fare prigionieri.

En marche, lasciando a casa Martina e quelli che la pensano come lui. Gli ex Pd, usciti con Bersani e D’Alema vanno abbandonati dove sono, nella terra di nessuno. Emiliano e i suoi amici, in un partito non dico leninista, ma appena appena serio, sarebbero già stati cacciati a furor di popolo.

Il Partito Democratico imbocchi la strada della resurrezione. 
Ci sono già le date. E quelli del PD sono abituati rispettarle. Ricomincia a discutere salendo ai piani alti della gerarchia del partito. Poco accessibili, direi per fortuna, ai tesserati che reggono la passione per la sinistra, mostrando un attaccamento lodevole. Cosa manca oggi al partito? Tante cose. Ma quello che più difetta è il tempo. Per questo motivo la richiesta di Martina, attuale reggente, è pericolosamente dilatoria. Chiede: “datemi un anno, un anno e mezzo per analizzare e ricostruire”. Troppo tempo, caro Martina, complimentandomi da semplice militante per come hai svolto il tuo lavoro di Ministro dell’agricoltura, e solo per quello, perché il resto, venuto dopo, con la tua “reggenza” non soddisfa in pieno le nostre aspettative. Tutti, e dico tutti, sapevamo che con quelli che stanno per governare, non era possibile alcuna collaborazione. Eravamo convinti e oggi in migliaia possiamo confermarlo, che l’unico ruolo che rimane a PD è quello dell’opposizione, rispettosa ma ferma. Non sarà nemmeno molto impegnativo: di fesserie andando al governo ne faranno tante, e mettendole nella corretta luce la gente che vota capirà molte cose in più. Nel frattempo potremmo rammendare i nostri assurdi contrasti interni. Da questo punto di vista dovremo essere molto duri, ricorrendo a tutte le opportunità che ci offre il regolamento, per mettere in riga quelli abituati a remare solo contro, e se occorre per liberarcene. L’esempio del Leu ha insegnato a costoro che fuori del PD la sinistra racimola il solito due percento, del tutto insignificante. Poi, per tornare all’organico, ricordiamo che il segretario si sceglie, in casa nostra, con le primarie. E solo con quelle. E questo è il momento migliore per organizzarci per una conta aggiornata. Pensaci, Martina, ed evitiamo decisioni affrettate.

Al Pd non serve un dibattito di un anno. Deve solo organizzare una crociata contro il populismo, chiamando a combattere tutti quelli che ci stanno.Il populismo e la malattia del secolo.ultima modifica: 2018-05-14T17:37:19+02:00da bezzifer
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