Più che di cambiamento, questo è un governo di apprendisti stregoni, di poveracci, a partire dal presidente del Consiglio e dai due vice.
Tutti quelli che “adesso facciamoli provare” saranno soddisfatti, adesso proveranno. In parte è stata rispettata anche la regola Grillo (“una massaia può fare il ministro dell’economia”): Barbara Lezzi al ministero per il Sud (famosa per aver detto che il Pil cresce perché d’estate si usano molto i condizionatori) è un perito commerciale (ha avuto 20 clic sulla piattaforma) e il ministro dell’istruzione è un professore di ginnastica (“olpà, dest, sinist, dietro front, piegare le ginocchia”).
Dove cascano Grillo, gli asini e la democrazia diretta è sul resto. Per i ministeri che contano, dove l’analfabeta funzionale può creare solo imbarazzi, hanno dovuto chiamare in soccorso una manciata di tecnici. E non sono andati nemmeno tanto per il sottile, hanno saccheggiato la vecchia odiata Kasta. Il ministro dell’economia è amico di Brunetta e di Sacconi, Forza Italia, insomma. Massoni, burocrati, ex-ministri, qualunque persona con un minimo di possibilità di far funzionare l’assurdo baraccone appena partito. Qualcuno di questi, per la verità, forse è stato imposto da Mattarella, proprio perché a Dublino e a Francoforte non si mettessero a ridere.
Ma, al di là, delle battute, questo governo può farcela? No, per molte ragioni:
1- Il famoso programma è una specie di freccia che, se scagliata davvero, porta dritto a un indebitamento folle e all’uscita (o cacciata) immediata dall’euro: contro 120 miliardi di spese previste ci sono entrate per appena 500 milioni. Questi sono numeri.
2- Ma la freccia non verrà scagliata. Alla fine non avranno il coraggio di provarci davvero. L’uscita dall’euro e il ritorno alla lira non oseranno farlo. Troppo complicato. E troppo rischioso. Gli industriali del Nord Est, se dovessero provarci, marciano su Roma e gettano Salvini e Di Maio nel Tevere. Questo è un governo che riuscirà, malamente, a gestire poco più degli affari correnti. Poiché sono bravi con le chiacchiere, troveranno un sacco di scuse: quelli di prima, l’Europa non vuole, i poteri forti. Alla fine riempiranno d’acqua il loro programma e faranno quel poco che possono. Faranno, questo sì, molti favori agli amici e qualche attentato alle libertà civili. Forse anche un inizio di caccia al negher. Più realisticamente (perché anche la caccia è complicata) cercheranno di farli morire: sui barconi e quando arrivano in Italia, niente soldi, niente alloggio, niente scuole, niente sanità (le regioni leghiste hanno già cominciato).
3- Non dureranno a lungo. Solo i democristiani, dopo decenni di governo, riuscivano a tenere insieme governi con più anime. E non bisognava nemmeno fare i conti con Bruxelles. Questi qui si tireranno i piatti a ogni riunione. In buona misura sono analfabeti funzionali, ma con degli ego giganteschi. Dovranno intervenire i commessi e, forse, i carabinieri.
4- E incapperanno in molti incidenti. Il primo già si profila. Il neo-ministro dell’economia non vuole tirare fuori nemmeno un soldo per evitare l’aumento dell’Iva. Lasciamo aumentare l’Iva, dice e usiamo quei soldi per fare altro. Ha ragione lui, ma l’anima populista sta già protestando (e, purtroppo, anche la sinistra): in questo modo si danneggiano i poveri e si favoriscono i ricchi, l’Iva non è progressiva, è uguale per tutti. Con l’aumento dell’Iva il prezzo del pane cresce per tutti, ricchi e poveri, nella stessa misura. Di grane così sul tavolo di Salvini e di Di Maio ne arriveranno almeno dieci al giorno. Per un po’ cercheranno di andare avanti, poi getteranno la spugna. Lasceranno tutto in mano ai funzionari ministeriali e andranno in giro a fare comizi, che è la loro unica specialità.
5- Infine, ci saranno i regolamenti politici interni. Di Maio è già sotto osservazione, e stanno per commissariarlo. Salvini strepita, ma dovrà fare i conti con Berlusconi e con la sua base. Fra tre mesi, forse gli eroi di oggi saranno già usciti di scena.
E si cercherà di capire come andare avanti.
Il Pd, se esiste, ma si dubita, batta un colpo.