UNA VOLTA SI COMUNICAVA CON UNA CANZONE.

 

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Nel 1968 si ascoltava la canzone “Angeli neri” di Fausto Leali. Una canzone struggente, piena di umanità e di simpatia per i negri, dove per bambini neri si invocavano gli stessi diritti dei bambini bianchi e si chiedeva di non discriminare gli uomini per il colore della loro pelle. Sono passati 50 anni e quella canzone ( se riascoltata nell’era salviniana) non commuove più anche se i bimbi neri sono gli stessi, eguali ai bimbi bianchi ma solo quando affogano nel mediterraneo o vengono chiusi in gabbie o stipati nei barconi.

Vuol dire che sono cambiate le persone, dato che una maggioranza ribalta lo spirito e la lettera dell’art. 3 della Costituzione e un ministro della Repubblica si arroga la facoltà di discriminare perfino i bambini dell’asilo (prima gli italiani!).

Le discriminazioni razziali di Salvini si prestano anche alle battute significative di una qualche reazione popolaresca: la riforma Fornero si limiterà a diventare Forbianco, sarà bandito il Negroni, il nero D’Avola, il Negrito… Di Roma resterà la sola a finale, avendo soppresso i Rom… e via con questo stupido passo.
Tanto stupido quanto flebile e insignificante è la reazione politica al dispregio ministeriale della Costituzione. Mentre l’Europa tace quando il capo di governo di un paese membro – l’Ungheria – inserisce il razzismo nella sua Costituzione, in piena contraddizione con i principi di solidarietà e di democrazia, la base ideologica fondante della UE.

E questa contraddizione, insieme all’egoismo sovranista che imperversa ovunque, rende sempre più fragile e insicura l’Europa, incerta, sbandata di fronte all’offensiva trumpista e all’ondata di populismo dilagante.

Erano altri tempi con altre sensibilità e anche con altre ideologie. Proprio nel ’68, nei giochi olimpici di Città del Messico, Tommie Smith e il suo connazionale John Carlos, medaglie d’oro e di bronzo sui 200 metri, alzarono il pugno guantato per segnalare al mondo la rivolta contro il razzismo. Fu un segno potente del movimento chiamato Black power che si andava contrapponendo alla politica di integrazione di Martin Luther King. Fu una stagione anche violenta che finì presto ma che lasciò tra i neri d’America una nuova consapevolezza di orgoglio razziale. Altri tempi.

MA IN QUEL TEMPO SU PER GIÙ 78 SI CANTAVA PURE

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“Vado al massimo” cantava Vasco Rossi, “vado a gonfie vele” , ma non nel senso letterale delle parole, al contrario, tutto gli andava storto (all’inizio della sua carriera), come succede ai giovani che si portano addosso la paura del futuro e si riconoscono nel senso ironico delle note composte dal famoso cantautore di Modena. Tanto che quando incontri qualcuno che non se la passa bene e gli chiedi “Ciao, come va ?”, quello ti risponde: “Vado al massimo, a gonfie vele !” accompagnandolo con un sorriso ironico ed una mano gesticolante.

Ma da un po’ di tempo va prendendo piede un’altra forma espressiva per indicare che le cose non stanno andando per il verso giusto. L’avevano adottata i grillini della prima ora quando erano all’opposizione e salivano sui tetti per contestare i provvedimenti governativi che a loro non andavano giù. Difficile che lo facciano quelli del PD ora che hanno preso il posto del M5S all’opposizione finendo sul lastrico. Troppo teneri e cagionevoli i parlamentari del PD per rischiare di prendersi un acciacco in mezzo alle correnti del lastrico. E poi, perché imitare i grillini ? Ci sono tanti altri modi per fare opposizione, per esempio far finta di niente delle sconfitte elettorali subite ed andare avanti a petto in fuori come se nulla fosse successo.

Anche la Raggi finiva spesso sul lastrico del Campidoglio per rubare un’ora d’aria pulita rispetto alle sporche faccende comunali. Stesso diritto concesso ai carcerati per uscire dal chiuso delle loro celle e respirare un po’ d’aria di cortile fumando un paio di sigarette a pieni polmoni per vivere di rendita sino alla prossima ora d’aria.
Ma “Sono sul lastrico !” è diventato di moda per la crisi che ha colpito tanta gente per mancanza di datori di lavoro finiti anche loro sul lastrico. E questo dovrebbe far aumentare il valore dei lastrici in quanto la domanda supera l’offerta.

Mi ha colpito la dichiarazione della bellissima (una volta era bellissima) Eleonora Brigliadori : “Sono finita sul lastrico !” per essere stata eliminata dalla partecipazione alla trasmissione Pechino Express che probabilmente paga bene i prescelti. Mai avrei pensato che un personaggio così pieno di vitalità e brillante sarebbe finito sul lastrico per mancanza di lavoro e, quindi, di sostentamento.
Di questo passo i futuri architetti dovranno rivedere i progetti per la realizzazione di nuovi edifici. Più lastrici e meno abitazioni anche perché nessuno può più permettersi di comprarsi una casa per godersela da solo. Tutti sul lastrico in coabitazione sotto il sole e le intemperie, sotto un grande ombrellone ed una grande macchina per un Caffè Express da servire a tutti gli accampati in aria.

E questi sono i tempi moderni.

UNA VOLTA SI COMUNICAVA CON UNA CANZONE.ultima modifica: 2018-06-28T18:05:59+02:00da bezzifer
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