PER ME SIAMO DENTRO SCHERZI A PARTE.L’avvocato del popolo (conte) ha cercato di far valere il più classico dei “lei non sa chi sono io” dicendo: «io sono un professore di di legge» per far valere il suo modo di condurre un negoziato politico.

Lo strepitoso successo di Giuseppe Conte al Consiglio Europeo sull’immigrazione.

Risultati immagini per PER ME SIAMO DENTRO SCHERZI A PARTECosa è successo al vertice UE sull’immigrazione di Bruxelles? Se si leggono i post entusiasti dei membri dell’esecutivo si ha una netta impressione che sia stata  una vittoria su tutta la linea. Giuseppe Conte è il più soddisfatto: «da questo Consiglio esce un’Europa più responsabile e solidale, l’Italia non è più sola» e sembra quasi che l’accordo raggiunto dai leader dei 28 paesi dell’Unione sia un successo personale dell’avvocato del popolo italiano.

Conte prova a fare lo spaccone ma viene preso in giro dai colleghi

Il presidente del Consiglio ha spiegato che «è passato il principio che il tema della regolazione dell’emigrazione e della gestione dei flussi migratori deve essere affrontato secondo un un approccio più integrato, come avevamo richiesto, che riguardi sia la dimensione esterna, sia quella interna, sia il controllo delle frontiere». La realtà invece è un’altra. Perché è vero che un accordo è stato raggiunto ma non sembra che favorisca nettamente l’Italia, accogliendo le richieste fatte da Conte.

E ci sono forti dubbi che l’Italia non sia più sola. Innanzitutto perché ad un certo punto del vertice l’Italia si è trovata davvero da sola contro gli altri 27 leader europei con Conte che minacciava di non firmare il documento. Una minaccia di far saltare il tavolo che non sembra essere piaciuta a tutti. E come racconta il Guardian ad un certo punto l’avvocato del popolo ha cercato di far valere il più classico dei “lei non sa chi sono io” dicendo: «io sono un professore di di legge» per far valere il suo modo di condurre un negoziato politico.

Un’affermazione che non ha spaventato nessuno, anzi, ha suscitato l’ironia del premier bulgaro Boyko Borissov, che ha detto «Bene, io ero un vigile del fuoco e non è così che si fa un negoziato» mentre il primo ministro svedese  Stefan Löfven ha aggiunto «lei è un professore di diritto, e io ero un saldatore in una cittadina del Nord della Svezia, ma so che lei non si sta comportando in modo appropriato».

A peggiorare le cose l’ostracismo del primo ministro ungherese Viktor Orbán, uno dei migliori amici del ministro dell’Interno Salvini in Europa, al quale la bozza di accordo presentata da Conte e dal presidente francese Macron non piaceva per niente. Il premier magiaro ha preferito invece continuare a parlare di “invasione” e di chiusura delle frontiere. Parole che piacciono a Salvini ma che come è noto creano parecchi problemi all’Italia che al contrario dell’Ungheria non ha frontiere fisiche da chiudere.

Di tutto questo però non si trova traccia nelle dichiarazione dei 5 Stelle che sottolineano invece il successo dell’iniziativa italiana.

Il sottosegretario agli esteri Manlio Di Stefano loda l’abnegazione del governo che finalmente fa gli interessi di tutti gli italiani e spiega come il governo del cambiamento abbia cambiato anche la percezione dell’Italia in Europa. Secondo Di Stefano l’accordo sull’immigrazione è uno “straordinario successo”.

Insomma, sembra quasi che la tattica di andare in Europa a sbattere i pugni sul tavolo abbia avuto successo. Non è così. Per accorgersene basta leggere il testo dell’accordo approvato da Conte per il nostro Paese.

Cosa è scritto davvero nell’accordo del Consiglio Europeo sull’immigrazione

E che le cose non siano andate poi così bene lo si evince dal punto sei dell’accordo, quello che riguarda la costruzione di centri di accoglienza chiusi per i migranti. Il Consiglio Europeo ha deciso che i centri dovranno sorgere all’interno dei paesi membri (e non a “sud dei confini della Libia” come ha detto Salvini qualche giorno fa)  su base volontaria. All’interno di questi centri dovranno essere espletate le procedure di identificazione e di conferimento dello status di rifugiato politico a chi ne ha diritto. Il sostegno – finanziario e gestionale – della UE verrà concesso se verranno creati questi centri.

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Conte però cerca di minimizzare spiegando che sarà eventualmente «una decisione che ci serberemo a livello governativo, collegiale. Direi che non siamo assolutamente invitati a farlo». Ed è vero, l’Italia non è invitata a farlo. Ma a differenza dell’Ungheria e dei paesi del gruppo di Visegrad (che invece hanno apprezzato il fatto che non ci siano obblighi in questo senso) l’Italia si trova in prima linea e se vuole che l’Europa ci aiuti dovrà per forza di cose far approvare la costruzione dei centri di accoglienza a gestione europea.

Il Commissario europeo per le migrazioni, Dimitris Avramopoulos sottolinea su Twitter che i centri per l’esame delle richieste d’asilo dovranno sorgere sul territorio della UE. Il fatto che l’adesione però sia su base volontaria rischia di lasciare il cerino in mano ai paesi di frontiera (Grecia, Italia e Spagna). A rendere ancora più complicata la situazione italiana c’è il punto 11, che invita i paesi membri a prendere tutte le iniziative di legge necessarie a fermare i “secondary movement” dei migranti e dei richiedenti asilo tra i paesi della UE. I movimenti secondari sono quelli successivi allo sbarco in Italia. Significa in parole povere che gli stati europei potranno impedire lo spostamento dei richiedenti asilo dall’Italia verso il proprio territorio.

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E gli hotspot in Africa? Si faranno, senza dubbio, ma prima bisogna trovare un accordo con i paesi africani. E vista la situazione interna di alcuni di quei paesi (Niger, Chad o Libia) è evidente che questo non accadrà in tempi brevi. Per ora quindi gli unici hotspot che verranno costruiti saranno quelli sul suolo europeo. Quindi italiano. Al contrario di quello che scrive Di Stefano gli accordi bilaterali non ci sono. C’è l’invito a sottoscriverli, ed è profondamente diverso.

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Ed è vero, chi sbarca in Italia sbarca in Europa, ma senza una sostanziale modifica del regolamento di Dublino (la proposta dell’Europarlamento però è stata bocciata da Lega e MoVimento 5 Stelle) non c’è alcun impegno concreto a modificare lo status quo. Anzi, non c’è alcun impegno a modificare il regolamento di Dublino, che era uno dei punti salienti delle richieste italiane. Più interessante il passaggio sul finanziamento da 500 milioni prelevati dal Fondo Europeo di Sviluppo (EDF) verso il Trust Fund Africa. Soldi che verranno utilizzati per l’acquisto delle motovedette della Guardia costiera libica. Proprio quelle che Salvini ha promesso di donare alla Libia. Al punto seguente però il Concilio – dopo aver tolto 500 milioni di euro destinati ai paesi poveri – ribadisce la necessità di finanziare lo sviluppo dei paesi poveri dell’Africa dai quali provengono i migranti.

E loro dicono che è stato un successo. PER ME SIAMO DENTRO SCHERZI A PARTE.

PER ME SIAMO DENTRO SCHERZI A PARTE.L’avvocato del popolo (conte) ha cercato di far valere il più classico dei “lei non sa chi sono io” dicendo: «io sono un professore di di legge» per far valere il suo modo di condurre un negoziato politico.ultima modifica: 2018-06-30T10:29:38+02:00da bezzifer
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