Adesso incomincio a perdere fiducia: Caro Renzi se non ti decidi a dire chiaramente “cosa farai da grande” ho paura che la tua corsa finirà presto. Ancora faresti in tempo a mandare tutti a quel paese, tanto non ti accetteranno mai, e rimetterti in discussione perchè ancora la gente ti seguirebbe ma il tempo non gioca a tuo favore ed il fuoco se non alimentato si spegne.

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Le manifestazioni di Roma e di Torino dicono chiaramente soprattutto una cosa: c’è una larga fetta di elettorato che non si sente rappresentata politicamente e che si organizza da sola per esprimere le proprie idee e la propria visione della società. E questa dolorosa mancanza di rappresentanza non nasce oggi, ma risale al 4 dicembre 2016, quando la spinta riformista fu fermata dalla più incredibile accozzaglia politica mai vista e il Pd iniziò una abiura costante e furiosa dell’azione di governo fin lì attuata.
Il lamento protratto di Martina, il “chiedere scusa”, il continuo ripetere di Zingaretti che bisogna riportare “a casa” gli elettori grillini, non sono altro che una cieca negazione di ciò che invece è evidente. E cioè che siamo stati noi, quel 40% del Sì, ad essere stati abbandonati, respinti, rinnegati e rifiutati. Di noi, delle nostre idee, delle nostre aspirazioni, del nostro modo di vedere le cose, non è interessato nulla a nessuno.
Non al PD, men che meno ai sindacati.
E intanto che ci si balocca con lunari dibattiti congressuali che interessano solo i distillatori delle rendite di posizione, l’elettorato dimenticato impara a camminare con le proprie gambe e a rappresentarsi da sé.
Da qui, ne sono convinta, nasceranno anche una nuova leadership ed una nuova stagione politica.
Perché avremo anche perso un referendum, ma avevamo ragione noi.

AGGIUNGIAMO! Le due manifestazioni antigrilline di Roma e Torino segnano un punto di svolta nelle dinamiche del sentimento popolare italiano.

Chi è stato in piazza lo ha toccato con mano: si è incrinato il pregiudizio positivo che ha portato ad accumulare oltre ogni ragionevole limite fiducia, speranze, illusioni in capo a un non-partito palesemente impossibilitato a onorarle.

Quel pregiudizio ha funzionato per anni in modo prodigioso, alimentato dalla diabolica macchina comunicativa di Grillo e Casaleggio; si è cinicamente nutrito della frustrazione inoculata nella coscienza collettiva dalla crisi economica; ha avvelenato i pozzi della politica, assistito dalla denigrazione sistematica di qualsiasi avversario e dalla consapevole mistificazione dei dati di realtà.

Finché tutto ciò avveniva con il M5s all’opposizione non vi era alcuna strategia possibile di contrasto per chi governava. Troppo mirabolanti le promesse, troppo ruffiana la retorica, troppo assetata di placebo l’audience, troppo miserabile la “vecchia politica” se rapportata alle rutilanti menzogne dei nuovi guitti di piazza e di social network.

Ma fatalmente è arrivato l’appuntamento con il governo e la musica è repentinamente cambiata. Dopo due anni si misura agevolmente, nelle due principali città governate di Roma e Torino, l’inconsistenza politica e la mediocrità amministrativa delle esangui e raccogliticce classi dirigenti grilline; si sperimenta non solo la prevedibile vacuità delle bombasti che promesse spacciate in campagna elettorale ma perfino la distruzione del capitale civico accumulato negli anni precedenti da amministrazioni certamente imperfette, ma almeno capaci di atti e fatti concreti a presidio del bene comune.

Il fallimento grillino a Roma e Torino è clamoroso e stupefacente perfino per chi lo aveva preconizzato. Non solo il movimento è franato sotto la sesquipedale impreparazione a governare i processi più elementari della pubblica amministrazione locale, paralizzando i servizi essenziali per i cittadini e sabotando ogni progetto di sviluppo a medio e lungo termine; senza abbandonare una prosopopea che lo rende ogni giorno più incongruo e grottesco esso è anche incappato nei più miserevoli infortuni etici imputati per anni ai suoi avversari: nepotismo, mancata trasparenza, favori agli amici, ma soprattutto una fenomenale propensione al falso ideologico (che questo sia penalmente sanzionabile o meno è irrilevante).

La nudità del re è manifesta a chiunque ormai, e la reputazione del movimento è irrimediabilmente compromessa dai passi falsi di Roma e Torino. Non si trova più chi sia disposto a compromettersi con chi governa, e ogni giorno si aggiunge una nuova voce al coro degli scontenti. Non si contano più i portatori di interessi che hanno definitivamente ritirato la fiducia al movimento e che manifestano apertamente la loro opposizione a chi governa così maldestramente quelle sfortunate città, né si contano i pentiti di un voto attribuito sull’onda della credulità. Questo processo è largamente iniziato anche su scala nazionale, anche se occorrerà tempo per il suo completo dispiegamento.

Tuttavia all’appello con la presa d’atto del fallimento grillino manca ancora una fetta importantissima di elettorato: quello zoccolo duro che ha entusiasticamente abbracciato il movimento tradendo le proprie convinzioni politiche più profonde, e che per compiere questo passo ha dovuto investire rilevanti risorse “affettive” nella nuova relazione. Grillo e Casaleggio non hanno chiesto loro solo un voto ma un’adesione profonda, un patto di sangue, una Alliance sacre che non si rompe per le sole ragioni di una contingente opportunità politica.

La dissoluzione della solidarietà di setta è un passaggio delicatissimo, che va messo a fuoco correttamente se non si vuole correre il rischio di rinsaldare ulteriormente lo spirito di corpo grillino eccitato dall’assedio degli avversari; è probabile che in questo momento proseguire con l’aggressione frontale agli imbarazzanti limiti manifestati sul campo dai dirigenti pentastellati non produca apprezzabili risultati in termini di erosione della base elettorale più fedele.

Oltre a lavorare sull’alternativa politica a sinistra (l’unica che potrà concretamente e definitivamente obliterare questa fase storica) ritengo che sia adesso opportuno archiviare ciò che rappresenta – ahimè – la principale attività di opposizione politica al grillismo: il perculamento e lo sfottò. Una volta di svelata l’imbarazzante inadeguatezza di quella classe dirigente, occorre che i loro sostenitori abbiano la possibilità di distaccarsene per loro scelta autonoma più che per vergogna indotta dall’esterno. L’innamoramento con il movimento li rende vulnerabili e a nessuno piace essere sfottuto per aver sinceramente amato, né che l’oggetto del suo amore sia denigrato o messo in ridicolo. Anche, e forse soprattutto, nel momento in cui l’amore finisce.

Ripulire l’opposizione dai toni “grillini”, rinunciare alle innumerevoli (e ghiottissime) opportunità di polemica spicciola sull’ignoranza, sull’analfabetismo, sull’impreparazione, sulla grosse rie, sull’incongruità di tanti suoi personaggi, sulle figuracce a cui espongono loro stessi e il paese; distogliere lo sguardo dai congiuntivi di Di Maio, dalle bestialità della Lezzi, dalle stramberie di Toninelli: ne saremo capaci?

Sapremo trattenerci – soprattutto chi è stato in trincea da renziano, e che ben più violenti sfottò ha dovuto subire per cinque anni – dal raccogliere facili like, cuori e retweet sulle prese per il culo a buonissimo mercato (te le servono su un piatto d’argento) per concentrarci su ciò che ha rilevanza politica e magari sul processo costitutivo di un’opposizione (meglio, di un’alternativa) degna di questo nome, consapevoli che lo spettacolo dato da essa in questi mesi non è meno miserabile di quello grillino? Sapremo essere fermi e indisponibili all’inciucio ma rispettosi di una implosione che genererà dolore e sofferenza genuina in tanti che hanno votato 5s in buona fede?

Per questa maturità passa la fase politica che le piazze spontanee di Roma e Torino hanno finalmente aperto. Quel popolo si è dimostrato saggio ed equilibrato, altrettanto dovremmo saper fare noi, militanti e dirigenti di un’opposizione consapevole delle sue enormi responsabilità.

ECCO PERCHE Caro Renzi se non ti decidi a dire chiaramente “cosa farai da grande” ho paura che la tua corsa finirà presto. Ancora faresti in tempo a mandare tutti a quel paese, tanto non ti accetteranno mai, e rimetterti in discussione perché ancora la gente ti seguirebbe ma il tempo non gioca a tuo favore ed il fuoco se non alimentato si spegne.

Adesso incomincio a perdere fiducia: Caro Renzi se non ti decidi a dire chiaramente “cosa farai da grande” ho paura che la tua corsa finirà presto. Ancora faresti in tempo a mandare tutti a quel paese, tanto non ti accetteranno mai, e rimetterti in discussione perchè ancora la gente ti seguirebbe ma il tempo non gioca a tuo favore ed il fuoco se non alimentato si spegne.ultima modifica: 2018-11-12T11:30:42+01:00da bezzifer
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