In un paese normale…

L'Italia, un paese dove vivrebbe assai bene il buon Pinocchio...
In un paese normale non esisterebbe un governo come il nostro.
Non avrebbero raggiunto le stanze dei bottoni dilettanti, avventurieri, estremisti e soprattutto demagoghi costretti a rimangiarsi pateticamente le proprie promesse impossibili, con cui pur hanno stravinto le elezioni.
Non esisterebbe un governo che ha accusato il precedente di salvare le banche, salvo poi farlo a sua volta senza colpo ferire perché lo vuole il capitalismo finanziario, e quando si è all’opposizione è un conto, ma quando poi si arriva al potere…
Ma soprattutto non esisterebbe un governo che, conti alla mano, dopo aver preso il potere in nome del “cambiamento” si prodiga in una manovra economica degna dei peggiori governi della cosiddetta prima Repubblica.
A fronte di un sostanzioso innalzamento della spesa pubblica improduttiva, infatti, quella che serve a foraggiare con un magro “contentino” le più sciocche promesse elettorali (reddito di cittadinanza, quota 100 per le pensioni, etc.), dobbiamo prendere atto di tagli radicali alla scuola e alla cultura (meno 10% per i finanziamenti all’istruzione), di un numero crescente di sussidi a fronte di una forte diminuzione degli incentivi alle imprese (si legga: beneficienza a buon mercato, ma nessun posto di lavoro in più per fare in modo che di quella beneficienza di stato non ve ne sia bisogno).
E sì, malgrado gli annunci accorati del buon Salvini, stavolta non in veste di “buon padre di famiglia” bensì di zelante difensore della piccola e media impresa (ricordate, la flat tax?), gli stanziamenti in favore di competitività e sviluppo crollano da 25 a poco più di 19 miliardi di euro, alla faccia anche dei mantra solennemente pronunciati dal Movimento Cinque Stelle (innovazione tecnologica e rilancio della produttività)
Tutto questo si traduce, in generale, in un aumento fortissimo della spesa pubblica (si calcolano circa 51 miliardi), che significherà innanzitutto una mole impressionante di interessi da pagare ai nostri creditori esteri, che poi sono coloro che tengono davvero in scacco il Paese, dettando l’agenda politica a tutti i governi che si succedono, come si può vedere senza esclusione neppure di quello attualmente in carica.
In compenso, la promessa e pomposamente sbandierata “spending review” (si legga: tagli alla spesa pubblica inutile), quella che avrebbe dovuto veramente marcare la differenza rispetto ai governi precedenti, spreconi e truffaldini, si rivela come il classico topolino partorito dalla montagna: 1,4 miliardi di “risparmini” distribuiti fra i vari ministeri. Nulla di più.
In compenso possiamo gioire perché il costo delle politiche per l’immigrazione “crolla” di ben 400 milioni di euro in tre anni, che rappresentano circa un decimo di quanto si è deciso di “risparmiare” con i tagli all’istruzione.
La domanda sarebbe retorica se non fosse drammatica: a chi serve un popolo sempre più ignorante e manipolabile? A chi comanda in genere, certo, ma forse ancor di più a quei movimenti che della demagogia e del populismo a buon mercato fanno i loro cavalli di battaglia.
No, davvero, in un paese normale non sarebbe mai salita al governo un’armata Brancaleone di tal fatta: da una parte l’incompetenza inetta e dilettantesca del Movimento Cinque Stelle, straordinariamente efficace soltanto nel produrre campioni e campionesse di gaffe e castronerie, naturalmente elargite con la tipica arroganza del cretino di potere.
Dall’altra parte un partito, la Lega, che ha sottratto 49 milioni di euro (di fondi neri) al popolo italiano e, malgrado ciò, riesce a fare della battaglia per la “legalità” il suo cavallo di battaglia più efficace: naturalmente prendendosela con i forti e potenti (leggi: gli immigrati), senza trascurare frequentazioni dubbie e senza privarsi della gioia di  pronunciare messaggi “culturali” che favoriscono il clima generalizzato di razzismo, ignoranza, egoismo e barbarie che ormai costituisce la cifra portante dell’Italia.
Un paese normale non avrebbe permesso l’affermarsi di un clima culturale che da noi, proprio da noi!, ha reso perfino ridicolo il solo utilizzare il termine “fascismo”, quando in realtà con esso non si dovrebbe intendere più il fenomeno irripetibile che si è verificato nell’Italia del Ventennio mussoliniano.
Bensì, come spiega magistralmente Luciano Canfora nel suo ultimo e illuminante libello per Laterza (“La scopa di don Abbondio. Il moto violento della storia”, pp. 13 e 14), “un modo di affrontare la gestione delle società di massa mobilitando e coinvolgendo le masse, e ottenendo consenso mescolando sciovinismo (da lanciare contro falsi bersagli) e welfare (purché compatibile con gli interessi della parte più disinvolta e politicizzata del grande capitale)”.
Se questa non è la sintesi perfetta dell’attuale governo italiano e del suo modo di operare, allora ditemi voi di cosa si tratta.
In un paese normale, però (è giusto precisare anche questo), non dovrebbe esserci neppure una (non) opposizione come quella che ci troviamo miseramente ad avere.
Figlia di una classe politica da almeno quarant’anni inadeguata e irresponsabilmente concentrata sul tornaconto dei propri elementi di volta in volta al comando.
Classe politica che, alla fine della prima Repubblica, ha prosperato grazie all’accumulazione di un debito pubblico esorbitante (i cui costi sarebbero stati pagati dalle generazioni future: cioè la nostra!). Mentre in tempi più recenti non ha saputo far di meglio che genuflettersi di fronte ai dogmi del capitalismo finanziario, riponendo nel cassetto ogni sforzo finalizzato all’elaborazione di una visione alternativa (di paese, di Europa, di mondo) rispetto all’imperativo categorico del profitto e della riduzione dell’umano a strumento dello stesso.
In un paese normale, insomma, non si sarebbe bloccati nell’alternativa fra una compagine di dilettanti avventurieri e bugiardi da una parte (con qualche salsa di razzismo e “machismo” politico, tanto per soddisfare l’atavico bisogno che il popolo italiano ha di un “pennacchio”), e di politici che hanno smarrito ogni forma di connessione col popolo e con le sue istanze dall’altra.
In un paese normale non sarebbe ammissibile un tale scenario desolante e privo di orizzonti aperti.
In Italia sì…
In un paese normale…ultima modifica: 2019-01-12T11:08:35+01:00da bezzifer
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