E’ vero. Il PD ha cambiato il segretario, ma non ha perso il proprio impulso irrefrenabile all’autodistruzione.

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Zingaretti, sbarrare la strada a Salvini significa “dimenticare” Minniti ministro.MA CHE CAZZO DICI.

“Una politica che ha isolato il Pd e l’ha portato al 18% è contro il partito; per farlo tornare competitivo occorre rimetterlo al centro di vere alleanze di centrosinistra e civiche per sbarrare la strada a Salvini”. Con questo mutamento di passo e di obiettivo rispetto al Pd renziano parte la segreteria di Nicola Zingaretti.

Parla parla, ma cosa ha detto, i migranti li vuole in Italia o li rimanda in Libia, e se li vuole in Italia quanti ne vuole? questi sinistri antagonisti hanno regalato il governo a Salvini ed insistono per dargli la maggioranza assoluta, la guerra a Minniti la fecero all’interno del PD, i risultati della diminuzione degli sbarchi ci furono grazie agli accordi che fece Minniti, ma non solo nel PD non ne rivendicarono i risultati, in quanto aprirono un fuoco di fila che lo costrinsero a dare le dimissioni, poi rifiutate da Mattarella, la storia si ripete, appena ripreso un po di fiato ecco Zingaretto che nella scia di Bersani vuole perdere tutto il possibile.Significa appiattire il PD sulle posizioni di Grasso e d’Alema. Strategia suicida.

In questa cornice si iscrive il progetto dei porti ermetici, dei “muri” nel Mediterraneo; un progetto che di prefigge di lasciare in mare chi rischia la morte e di mettere agli arresti chi li salva. Non si può essere teneri con chi fa di questo mondo rovesciato un mondo normale.

La strada che porta contro Salvini è giusta, ma impegnativa, lastricata di problemi per il Pd che la segreteria Zingaretti dovrà affrontare. Perché la Lega non ha il copyright della politica governativa dei respingimenti. Il cambiamento della politica dell’immigrazione con la “criminalizzazione delle Ong, e l’esternalizzazione del controllo delle partenze dal Nordafrica, assegnato alla guardia costiera libica” era già avvenuto prima che Salvini diventasse ministro dell’Interno.

Le recenti contestazioni ricevute da Marco Minniti alla London School of Economics rispecchiano questa realtà dei fatti. Porre il Pd in opposizione alla Lega, dunque, significa fare una virata a gomito su questi temi e condannare sempre e comunque la violazione dei diritti umani. Significa impegnarsi a cercare altre vie – europee, non solo italiane- per un governo democratico dei confini, che rispetti lo statuto di rifugiato, che si occupi di accoglienza. Soprattutto, significa prendendosi cura (come non fa Salvini) di partecipare attivamente alla revisione del Trattato di Dublino con lo scopo di fare dell’immigrazione una questione europea.

Sappiamo bene che non c’è limite alla logica della discriminazione del diverso; che non è difficile, una volta dichiarati che non tutti sono egualmente degni, alzare steccati anche dentro il paese. Ed è proprio quel che succede con i ministri leghisti Fontana e Pillon, con la dichiarazione di guerra all’eguaglianza di genere, alla libertà di scelta sessuale, alla filosofia paritaria che sorregge la nostra legge sul diritto di famiglia.

Dire che Salvini è il vero avversario significa fare chiarezza su un altro progetto all’insegna della diseguaglianza: l’autonomia differenziata, un eufemismo per legittimare privilegi di trattamento delle regioni del Nord a scapito delle altre. Un progetto anche questo di discriminazione, in perfetta sintonia con l’ideologia e la pratica della diseguaglianza che anima la politica della Lega.

E’ vero. Il PD ha cambiato il segretario, ma non ha perso il proprio impulso irrefrenabile all’autodistruzione.ultima modifica: 2019-03-22T12:37:18+01:00da bezzifer
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