Def, e ora il governo del Cambiamento .CHE FA CHE HA FALLITO SU TUTTA LA LINEA GOVERNATIVA? STATE TRANQUILLI NIENTE SONO INCOLLATI ALLE POLTRONE CON L’ATTAK E SAPPIAMO QUANTO E TOSTA.

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E ora?  Che succederà ora, dopo la doccia fredda e il tramonto delle illusioni che ci consegna il Documento di economia e finanza? Il debito pubblico continua a salire, la crescita la vediamo col cannocchiale, la riduzione delle tasse e l’incremento dell’occupazione sono una chimera, l’aumento dell’aliquota Iva incombe inevitabile, quota 100 e reddito di cittadinanza non producono lo choc positivo promesso…
Un disastro insomma, una pagella di metà anno senza neanche una sufficienza. 
Al governo non resta che appellarsi taumaturgicamente al secondo semestre, quando si spera che la manovra di bilancio varata lo scorso dicembre dispieghi i suoi strombazzati effetti positivi sulla crescita e auspicare che Usa e Cina si accordino dando nuova linfa all’economia mondiale.
Ma la  cancellazione della tradizionale conferenza stampa post Def e della partecipazione già annunciata ai talk show da parte dei solitamente onnipresenti e loquaci leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini la dice lunga sul loro imbarazzo e  sul cul de sac nel quale è stata infilata l’Italia.
Godono i rosiconi vedovi dell’Ancien regime e il clero giornalistico embedded, cui non par vero di poter dare il benservito a quel governo del Cambiamento che hanno in ogni modo voluto delegittimare e demolire giorno dopo giorno. E sullo sfondo preparano racconti foschi evocando scenari disastrosi, rispolverando la parola default e inneggiando all’arrivo a Palazzo Chigi di Mario Draghi, in autunno disoccupato della Bce. Una sorta di Mario Monti bis con la benedizione del presidente Mattarella che per portarsi avanti sta già provvedendo a nominare il banchiere  senatore a vita.
Tacciono imbarazzati Salvini e Di Maio, i due giovani e baldanzosi fidanzati d’Italia tuttora ancora molto amati, ma fino a quando? Loro che in passato, all’indomani delle decisioni importanti, ci avevano abituati, con la loro esuberanza giovanile, ai bagni di folla e ai selfie, alle ola e ai brindisi dal balcone.
Tacciono perché il tempo degli annunci e delle promesse è finito, il carniere è vuoto  e i risultati tardano a venire.
E il guaio peggiore  è che il termometro  segna febbre forte mentre il paziente, ossia il governo, ha esaurito la sua forza propulsiva e la sua credibilità proprio a causa delle liti quotidiane tra i due contraenti pentaleghisti, impegnati da settimane in una autolesionistica reciproca delegittimazione.
Lo si sapeva, mettere insieme due forze politiche così diverse era impresa difficile. Ma per questo ci sarebbero voluti molta pazienza e equilibrio, temperanza, lealtà e rispetto reciproco. I due leader dovevano sforzarsi di privilegiare le cose che univano e accantonare quelle che dividevano, guidando con mano ferma e coerenza i rispettivi eserciti.
E invece, anziché sostenere con lealtà il primo governo del popolo contro le élite, che aveva contro tutto l’establishment, hanno cominciato a litigare sempre più sguaiatamente su ogni cosa e a competere tra di loro per accaparrarsi il massimo consenso elettorale. Un calcolo miope, in un crescendo che alla fine ha coinvolto anche i due leader, sulla cui sintonia si era retta per mesi la debole impalcatura della joint venture gialloblù.
E ora? Tutto fermo, tutto rinviato… Il governo del salvo intese.
Si attende il vaticinio palingenetico delle elezioni europee, il verdetto salvifico, al termine del quale tutti, come sempre, avranno vinto… Parte il circo elettorale con la sarabanda scacciapensieri delle liste, delle facce nuove e dei trombati, delle sparate chiassose e acchiappavoti, dei sondaggi farlocchi e delle maratone tv.
Si apre una finestra temporale di un paio di mesi di frizzi e lazzi, ricchi premi e cotillon. Una gigantesca  rimozione collettiva dei nostri guai. Che riemergeranno, aggravati,  a fine giugno, dopo il voto.
Avremo allora una Lega cresciuta ma non abbastanza da poter fare da sé e un Movimento Cinquestelle ridimensionato e né carne e né pesce, né di lotta né di governo. Ossia due impotenze in mezzo al guado.
A quel punto basteranno pochi movimenti speculativi al ribasso ben congegnati dai soliti noti per far impennare lo spread, partirà la retorica dell’emergenza nazionale che tutti sollecita e coinvolge e il gioco sarà fatto.
Con tanti saluti al Cambiamento e un ritorno alla casella di partenza, come in un eterno gioco dell’oca che è il destino della nostra povera Italia.

Def, e ora il governo del Cambiamento .CHE FA CHE HA FALLITO SU TUTTA LA LINEA GOVERNATIVA? STATE TRANQUILLI NIENTE SONO INCOLLATI ALLE POLTRONE CON L’ATTAK E SAPPIAMO QUANTO E TOSTA.ultima modifica: 2019-04-10T11:49:30+02:00da bezzifer
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