Renzi è partito, i renziani aspettano

Chi seguirà l’ex premier nella sua nuova formazione? Nella pattuglia  prevale la prudenza, in attesa della Leopolda. Al momento solo Fregolent viene data tra gli uscenti. Laus assente “giustificato” all’incontro di Base Riformista

Oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente. Come la rivoluzione di Giorgio Gaber, il nuovo partito di Matteo Renzi non è appeso al se, ma al quando. Segnare le date del 18, 19 e 20 ottobre nell’agenda di un anno che potrà vedere la nascita di quella scissione parlamentare  che ormai è in gestazione da tempo: sarà, probabilmente, alla Leopolda del decennale che si annuncerà quello a cui si sta lavorando anche in questi giorni in cui impazza e s’ingarbuglia la giostra per le nomine dei sottosegretari.

Il nuovo gruppo renziano alla Camera (per il Senato, dove non sono ammessi nuove formazioni rispetto a quelle presenti alle elezioni, il regolamento impone l’ingresso nel misto) nell’entourage dell’ex rottamatore lo danno già per fatto: una trentina di deputati, numero destinato a crescere. Campagna acquisti (con molta moderazione, tanto da meritare la più calzante definizione di conta dei fedelissimi) da una parte e verifica della tenuta dall’altra, ovvero quella degli ex renziani che dal Pd sempre più spostato a sinistra non se ne andranno presidiando la parte, diciamo, più a destra.

 

Qui, in Base Riformista, guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini, capitavola attorniati ancora nelle scorse ore da un nutrito gruppo di parlamentari dai quali ricevere (cosa che non sempre è avvenuta) la conferma dell’hic manebimus optime e conseguente rinuncia ad ogni richiamo della foresta renziana. Più o meno contemporaneamente Ettore Rosato incontrava altri deputati e senatori: i primi destinati al nuovo gruppo, i secondi a seguire Matteo nel misto, probabilmente lasciando il renziano doc Andrea Marcucci alla presidenza dei senatori dem, ruolo strategicamente utile per aiutare “da fuori” il nuovo progetto e magari facilitare ulteriori uscite.

 

In questa geografia per una parte della vasta area che è stata e in parte è ancora legata a Renzi, la non più nutrita (rispetto a quella uscita dal voto del 2013) pattuglia parlamentare piemontese sembra ad oggi piuttosto definita. E, salvo qualche eccezione, è proprio la partecipazione o l’assenza a uno dei due tavoli apparecchiati in permanenza che aiuta a trovare conferme e pure qualche sorpresa di ciò che si sa rispetto all’uscita o meno dal gruppo e quindi l’approdo o meno nella nuova forza politica.

 

Non si muove oltre la soglia del Nazareno, almeno per ora, Davide Gariglio così come il senatore cuneese Mino Taricco e il segretario d’aula a Montecitorio Enrico Borghi, il cui ruolo a fianco di Graziano Delrio si farà ulteriormenteimportante per quell’area all’interno del gruppo con il “distacco” al Governo come sottosegretario di Emanuele Fiano. Non seguirà Renzi, rimanendo vicina a Lotti Francesca Bonomo, anche se il nome della deputata del Canavese era tra quelli circolati come possibili per una migrazione post-Leopolda. Ben saldo dentro il Pd anche il cattodem Stefano Lepri. 

 

All’incontro con l’ex sottosegretario e l’attuale ministro della Difesa, avvistato anche il senatore Mauro Maria Marino. Probabilmente una gentile risposta a un cortese invito quella presenza del parlamentare molto legato politicamente a Maria Elena Boschi e, pertanto, sulla carta facilmente attribuibile al gruppo che seguirà l’ex segretario nel misto di Palazzo Madama. Sempre facendo salva la strategia di cui si è detto prima per Marcucci. Alla stessa riunione era stato invitato anche l’altro senatore torinese, Mauro Laus: assente, ma come a scuola, con la giustificazione. Chi gli ha parlato ha raccolto un classico del senatore: ascolto, valuto, poi decido. Con un occhio agli equilibrii torinesi. Poi c’è Silvia Fregolent: la notizia (bomba) sarebbe se lei, la renzianissima, abdicasse a quel titolo conquistato sul campo. Ecco, se c’è una certezza, granitica e inscalfibile, su un parlamentare piemontese che sarà, nella buona o nella cattiva sorte, con Matteo è il suo.

 

La sorpresa, semmai, arriva dall’uomo che ne serba sempre qualcuna: abilissimo giocatore di scacchi e ascoltato oracolo delle intenzioni di voto, Giacomo “Mimmo” Portas, l’amico di Pier Luigi Bersani che ha flirtato con Nicola Zingaretti, annusando aria di proporzionale prepara la mossa del cavallo. Pure lui, il fondatore e leader dei Moderati (formazione appetibile e utile per approcci centristi) ha parlato a lungo con Rosato e, pare, al telefono anche con Renzi.

 

Questo, ad oggi, il quadro con tinte nette e non poche sfumature  tra Palazzo Madama e Montecitorio guardando alla Leopolda. Ma, di squincio, pure a Palazzo Lascaris, dove la scissione renziana, quando ci sarà, potrebbe al massimo coinvolgere il giovane consigliere, alla sue seconda legislatura, Daniele Valle. Per ora sta a guardare i movimenti nazionali, evitando di farsi carne da cannone per altrui battaglie e cercando di tenere unita la vasta area di militanti, amministratori e sostenitori che vedono in lui una preziosa risorsa per il rinnovamento del centrosinistra piemontese. Ancora più prudenti e guardinghi i colleghi Alberto Avetta, condizionato dalle scelte che compirà Gariglio, e Monica Canalis, vicesegretario regionale del partito, legata a filo doppio a Lepri.

Renzi è partito, i renziani aspettanoultima modifica: 2019-09-14T10:45:45+02:00da bezzifer
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