Ilva, una parte dei Cinque Stelle sfida AncelorMittal: “Vadano pure via”
Ilva di Taranto, nel M5S vincono i duri: “Vadano pure via”
ArcelorMittal ha annunciato il ritiro dall’accordo per l’acquisizione dell’Ilva. La notizia di ieri, 4 novembre, ha stravolto il governo che adesso gioca partite diverse.
I Cinque Stelle non possono tornare indietro dopo essersi battuti per cancellare lo scudo penale (uno dei principali motivi per cui AncelorMittal vuole lasciare Ilva). Matteo Renzi propone l’alternativa Jindal. Salvini sfrutta il momento per giocare il ruolo di difensore dei 15mila lavoratori che rischiano il licenziamento.
La posizione dei Cinque Stelle
“Piuttosto andiamo tutti a casa”, avevano urlato i Cinque Stelle in una delle riunioni infinite sull’Ilva. Per stracciare lo scudo penale prima c’è stata la capitolazione di Patuanelli. Poi quella del ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. Infine del Pd e di Italia Viva (Leu era già d’accordo) sono stati a guardare.
Decisione davanti alla quale il leader di italia Viva Matteo Renzi si dice “amareggiato”, attribuendo la colpa di quanto accaduto al primo governo Conte e a una sorta di “trappola” tesa da Mittal.
Se lo scudo penale è scomparso dal decreto Crescita e oggi siamo a questo punto, la responsabilità è però dell’emendamento della senatrice Barbara Lezzi, l’ex ministra per il Sud colonna dei 5 Stelle che ha preteso l’approvazione di due righe che hanno cancellato per sempre l’immunità chiesta e concessa nel 2015 al gruppo anglo-indiano per assumersi l’onere del mantenimento della produzione e della riqualificazione ambientale.
Una ripicca tra i 5 Stelle sarebbe alla base della grana che da ieri pomeriggio alle 14 sta occupando il premier Conte, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli (su cui tavolo finirebbe subito la vertenza Ilva) e la collega al Lavoro Nunzia Catalfo.
Uno scudo a tempo, condizionato allo svolgimento delle bonifiche, ma pur sempre uno scudo che Di Maio aveva reinserito dopo che pochi mesi prima ne aveva tolto uno analogo, con il decreto legge crescita, in piena campagna elettorale per le europee.
“Mi creda, la prego, mi creda: non si può andare a Taranto e parlare di reinserire lo scudo penale per i proprietari dell’Ilva. Sarebbe uno schiaffo a una città che non lo merita”, dice l’ex ministra del Sud Barbara Lezzi.