MATTEO RENZI: “In Parlamento Italia Viva voterà contro la follia che avete fatto sulla prescrizione e senza di noi non avete i numeri in Senato e forse neanche alla Camera“.

Oggi ho sentito su facebook la relazione di Renzi all’assemblea di Italia Viva. Non mi sono nemmeno accorto che ha parlato per oltre un’ora. Finalmente, dopo anni sentivo parlare di politica. C’era una visione dei processi nazionali, europei e mondiali in atto, una chiarezza nel prendere posizione e nel proporre soluzioni , una base ideale, al di là se condivisibile o meno, una visione, un orizzonte verso cui andare e sul quale misurarsi rispetto alla coerenza delle proprie azioni. Mi è piaciuto. Avrei tante osservazioni da fare, ma per ora esprimo il piacere di avere sentito parlare un politico, merce molto rara in questo momento e non solo in Italia.

Scusate ! Due parole alla Sig.ra B.Lezzi, lei non si deve permettersi più di chiamare pagliaccio Matteo Renzi e nessun altro di Italia Viva! Se fosse una persona corretta chiederebbe subito scusa, ma lei, non solo è una grande maleducata ma anche un’incivile incapace di tessere buone relazioni con chiunque! Da quando è al Governo non ha combinato altro che gravi danni in Puglia e in tutta l’Italia. Si vergogni e impari la buona educazione.

Cara Sig.ra non basta avere ragione, bisogna anche trovare qualcuno che le dia ragione. Il ministro Bonafede lo sta ancora cercando. L’ultimo dissenziente è il presidente della Corte di cassazione, Giovanni Mammone. Inaugurando l’anno giudiziario, ha suonato una campana d’allarme: con la riforma Bonafede – che abolisce la prescrizione dopo la sentenza di primo grado – arriveranno in Cassazione 25 mila processi in più ogni anno, con un incremento del 50%. E i giudizi penali andranno in tilt.

Dunque, dopo gli avvocati, i giudici. Perché i penalisti hanno indetto già tre scioperi contro la nuova legge (a ottobre, a dicembre, a gennaio), oltre a varie manifestazioni in piazza. E dopo giudici e avvocati, anche le Regioni. Fa da apripista la Sicilia, con la proposta annunciata dal presidente dell’Assemblea legislativa regionale: un referendum abrogativo. Basta aggiungere altre quattro Regioni – fra le molte in cui governa la destra – e il gioco è fatto. D’altronde Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, in questa faccenda si presentano compatti come un muro: tutti d’accordo a esprimere il proprio disaccordo. Ma è in disaccordo pure il Pd, fra i soci della nuova maggioranza. Pure Italia Viva, che sulla prescrizione s’è spinta a minacciare la crisi di governo. Pure la sinistra di Leu. Se è per questo, piovono critiche impietose anche per voce degli ex presidenti della Consulta, da Mirabelli a Flick.

Domanda: possibile che abbia ragione Bonafede, mentre il resto del mondo ha torto? E non s’apre un problema di legittimazione democratica per questa normativa, sconfessata dai suoi stessi destinatari? Giacché a questo punto la nuova prescrizione non è più un problema giudiziario, diventa un grattacapo per la democrazia. Sul primo aspetto è lecito nutrire opinioni contrapposte, ci mancherebbe. Anche se siamo alle solite: per reprimere un abuso si finisce per vietare l’uso. L’eccesso di processi prescritti per le lungaggini della giustizia italiana (un milione e mezzo nell’ultimo decennio) era uno scandalo, su questo non ci piove. Però la prescrizione tutela a sua volta un’istanza di giustizia, perché ogni processo è già una pena, e perché i nostri processi penali hanno tempi biblici (310 giorni in primo grado, la media europea è di 138 giorni).

Si tratta perciò d’individuare un punto di bilanciamento, d’equilibrio. Magari intervenendo sulle fasi processuali anteriori al primo grado (dove la prescrizione matura come un frutto), secondo il suggerimento di Mammone. O impugnando un paio di forbici da pota per sfoltire l’albero dei reati (35 mila), come ha aggiunto il Pg della Cassazione, Giovanni Salvi. O ancora sottraendo all’orologio della prescrizione tutte le manovre dilatorie, quali i rinvii per un presunto impedimento dell’avvocato difensore. O infine, e soprattutto, dotando di risorse sufficienti i nostri tribunali (mancano 9000 cancellieri). C’è tanto da fare, ma intanto il ministro ha fatto troppo. Stop alla prescrizione dopo il primo grado, rimedio draconiano. Come se il suo collega al ministero dei Trasporti – per garantire la puntualità dei treni – stabilisse che ogni convoglio ferroviario può fare soltanto una fermata, prima di giungere a destinazione. Protesterebbero tutti i viaggiatori, i ferrovieri, i loro parenti e affini.

Ecco, la protesta. Quando diventa un coro, la politica ha l’obbligo di tendere l’orecchio. Altrimenti battezza norme odiose, che poi difficilmente verranno mai applicate. È il fenomeno della “disaffezione alla legge”, come lo chiamava Temistocle Martines. Un male antico, alle nostre latitudini. Tanto che per contrastarlo esisterebbe uno strumento, almeno sulla carta: l’Air, Analisi d’impatto della regolazione. Qualsiasi proposta di legge dovrebbe farne uso, prima d’essere approvata. E l’Air serve anche a misurare il gradimento dei suoi destinatari, consultandoli in anticipo sulla misura normativa che sta per cadergli sul groppone. Ma è quantomeno dubbio che l’Air abbia arieggiato sulla nuova prescrizione. Ed è un peccato, anzi un delitto, giacché la democrazia si fonda sul consenso. O almeno sul buon senso. Se la nuova legge non ha incassato il primo, non resta che usare il secondo.

MATTEO RENZI: “In Parlamento Italia Viva voterà contro la follia che avete fatto sulla prescrizione e senza di noi non avete i numeri in Senato e forse neanche alla Camera“.ultima modifica: 2020-02-02T17:15:59+01:00da bezzifer
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