COSA CI INSEGNA IL CORONAVIRUS?

1 Le misure prese dal governo per fronteggiare l’epidemia, in una situazione di emergenza mondiale del tutto inedita, è stata adeguata e tempestiva. Individuare i casi e le aree di crisi, isolarli per contenere l’infezione e curare i contaminati anche in assenza di farmaci specifici, è quello che si doveva fare e si è fatto.

2 Gli scienziati italiani sono stati subito coinvolti ai massimi livelli e hanno costituito la componente fondamentale dell’Unità di Crisi prontamente costituita, dando al governo le indicazioni su come agire.

3 Il SSN si è confermato essere, complessivamente, di eccellenza e tra i migliori al mondo. Questo per valutazione unanime di tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di minoranza. Come pure gli altri servizi dello Stato, dalla Protezione Civile alle forze dell’ordine, al volontariato.

4 Sono emersi i limiti di un assetto istituzionale che, affidando totalmente all’autonomia regionale l’applicazione delle decisioni operative nazionali e la loro gestione nei territori attraverso le strutture ospedaliere che governano (dalle modalità di esecuzione dei protocolli, all’acquisto dei farmaci o dei materiali d’uso), ha evidenziato una disparità di valutazioni e comportamenti, da regione a regione, e una conseguente difficoltà del governo a coordinare gli interventi, sia sanitari che di carattere generale, Emblematica la decisione delle Marche, del tutto immotivata, inutile e allarmistica, di chiudere le scuole per una settimana. Oppure la pessima apparizione televisiva del lombardo Fontana, con tanto di inutile mascherina, che annuncia di essersi messo in quarantena nel suo ufficio. Un messaggio massimamente allarmistico, inqualificabile e indegno di un rappresentante dello Stato. Una crisi di rapporto tra centro e periferia dello Stato risolta, per ora, sul piano di un recuperato convincimento comune, ma non su quello normativo che resta eccessivamente autonomistico.

5 Non si può non ricordare ai cittadini ragionevoli, che la riforma costituzionale bocciata col Referendum del 2016 prevedeva il superamento di questo limite, ridefinendo le attribuzioni dei poteri dello Stato e delle Regioni. Se quelle norme fossero state in vigore oggi avremmo avuto minori problemi. Ma chi, allora, votò No non lo fece certo esaminando il merito della riforma, ma semplicemente pensando di fare fuori il proponente. Un caso classico di autolesionismo di massa di cui i responsabili, compresi gli elettori umorali, non si assumeranno mai l’onere. E questa non è l’unica norma positiva che fu cancellata.

6 Questa disarticolazione, accompagnata da una eccessiva sovraesposizione del capo del governo e della sua linea di comunicazione (solo nella giornata di domenica 23 si contano ben 16 sue diverse apparizioni non sempre “misurate” nei contenuti e nei toni), ha favorito una pessima campagna mediatica da parte delle solite star dell’opinionismo d’accatto che, abbassati i toni della polemica tra le forze politiche, si sono sentite in dovere di alzare i loro fomentando confusione e allarmismo nell’opinione pubblica. Sciagurati.

7 la politica si è dimostrata essere più civile di una parte della, così detta, società civile. Chi ha potuto seguire il dibattito parlamentare sul “decreto coronavirus”, approvato all’unanimità, al di là di alcuni toni critici, di maniera perché in favore di telecamere, soprattutto di Lega e FI, meno FdI, ha potuto verificare un grande lavoro unitario svolto nelle commissioni per arrivare nelle due Aule (ah, il bicameralismo perfetto!) ad approvare un testo molto complesso e a tempi record.

Questa è la smentita più palese di quanto sia sbagliato depotenziare il Parlamento votando Sì per confermare lo sciagurato taglio dei parlamentari. Il popolo italiano più ragionevole, che non si fa trascinare da apparenze, umori sbagliati e da un conformismo mediatico imperante, si merita un bel NO al taglio della sua rappresentanza.

8 l’Unione Europea va cambiata. L’Italia, anche a partire dal coronavirus, deve fare di più ed essere più incisiva. Il terzo posto nella diffusione dei casi infetti non ce lo siamo guadagnato per incapacità, ma per aver svolto uno screening di massa nelle zone a rischio che hanno evidenziato quel numero. Negli altri paesi questo non è stato fatto. Occorre che sia adottato un protocollo unico europeo e che tutti i paesi dell’Unione lo applichino nello stesso modo. Chiederlo non è una ritorsione, ma un problema di sicurezza per tutti. Che ne sappiamo su cosa stia realmente succedendo negli altri paesi? Che tipo e che quantità di controlli hanno fatto, stanno facendo e faranno? Oltretutto questa disparità è quella che ci crea una discriminazione ingiustificata, della quale è corresponsabile il nostro pessimo sistema mediatico, e conseguenze economiche di cui l’Europa si deve fare carico.

L’elemento centrale di questa analisi è che l’attivismo politico di Renzi, quando era al Governo, ha messo in discussione gli equilibri di potere consolidati, minacciando lo status quo esistente. In altre parole, Renzi è stato più rivoluzionario e destabilizzante per il sistema (in positivo), di quanto non lo sia stato il populismo dei 5 Stelle (in negativo). Questo gli ha procurato nemici da tutte le parti, come vediamo ancora oggi. Però proprio ripartendo dai risultati indubbiamente ottenuti, e proseguendo con proposte politiche intelligenti e di buon senso, comunicate con chiarezza all’elettorato, può lentamente e faticosamente riguadagnare il consenso perduto. Ha tutti contro perché temono proprio questo… Il ritorno del demolitore spaventa chi ha posizioni di rendita da mantenere.

COSA CI INSEGNA IL CORONAVIRUS?ultima modifica: 2020-02-27T16:57:49+01:00da bezzifer
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